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Presentazione della seconda edizione di "Un gelso per amico"

A Borgonovo il 22 giugno ci sarà la manifestazione che celebrerà la pianta tra le più caratteristiche della provincia di Piacenza

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

Domenica 22 giugno alle ore 18 al Ristorante La Palta a Bilegno di Borgonovo, si terrà la seconda edizione della manifestazione “Un gelso per amico”. Ne sono artefici un gruppo di amici che ognuno nel proprio campo celebrerà la pianta tra le più caratteristiche della nostra provincia. E che da tempo è però sottoposta ad abbattimenti e abbandoni. 

Da quando Giorgio Milani ha lo studio ad Arcello immerso nella natura, l'ambiente ha avuto una certa influenza sulla sua produzione artistica e pur lavorando (da sempre) sul rapporto fra immagine e scrittura (che come diceva Roland Barthes è un rapporto molto difficile ma quando riesce procura vere gioie creative) l'albero per alcuni anni è stato presente nei suoi lavori.

Quando Isa lo ha coinvolto in questa iniziativa, è andato a ripescare alcuni bozzetti, quattro piccole litografie e un quadro che risalgono a quel periodo (le litografie e il quadro sono esposti alla Palta).
Il quadro è un ovale dove è raffigurato un gelso spoglio dipinto su una tela antica. Significativa è la scritta che incornicia l'albero : "Davanti all'albero che unisce due infiniti opposti, l'impenetrabile materia sotterranea e tenebrosa e l'inaccessibile etere luminoso, l'uomo si mette a sognare."

Questo è il sentimento che Milani provava guardando gli alberi dalla finestra dello studio o durante le passeggiate in collina.
Ha dipinto alberi in tutte le stagioni ma l'albero spoglio è quello che ne fa capire meglio la struttura (è un po’ come studiare lo scheletro per dipingere la figura umana).

La creatività di Massimo Bersani può essere riassunta nella frase che pronunciò lo scrittore francese Ėmile Zola a proposito della fotografia: «Secondo me non si può dire di avere veramente visto una cosa finché non la si è fotografata». 
E vien da aggiungere che fotografandole, ovvero vedendole veramente, si riesce a gettare lo sguardo oltre la silhouette  delle cose fotografate. Se ne arriva a comprendere la storia, l’anima, come hanno parlato ai nostri sensi durante il percorso della nostra vita.
In questo caso Bersani fotografando gli “amici gelsi”, ravviva l’eco di storie dimenticate, riporta alla memoria sua e di chi incrocia lo sguardo con la luce del suo lavoro, sensazioni sepolte negli archivi meno frequentati dalla attenzione quotidiana.
Ammirare i gelsi di Bersani non sarà solo un modo per poter davvero vedere piante che stanno scomparendo dal nostro orizzonte, ma per dirla con il poeta, anche un modo per ricordarci di quando: “Dal gelso nuvoloso al grano all’erba/maturità era tutto, in un calore/conveniente, in un lento sopore/diffuso dentro l’universo verde.” (da Viaggio d’inverno - 1971 -  di Attilio Bertolucci  - I Papaveri).
                       
Vittorio Melandri si è tuffato nella musica, nella poesia e nella letteratura italiana declinando i richiami al gelso nelle forme più sorprendenti. Ci aiuta a capire cosa significasse il gelso per l’agricoltura, ma anche per il paesaggio e l’ambiente. La scomparsa del gelso è ormai irreversibile e suscita profonda nostalgia, quella di una stagione che non ci sarà più. Eppure la nostalgia ha in sé qualcosa di miracoloso: ti mette in contatto direttamente con il passato che hai vissuto, e ti segnala che qualcosa è sopravvissuto, e ti dà la forza per continuare il cammino. 
E infine Isa Mazzocchi e Roberto Gazzola che riconducono il gelso alla sua forma dialettale, applicandola  alla gastronomia e alla poesia, e chiudono così il cerchio di una rivisitazione che si propone di ricordare ciò che la semplice parola “gelso” suscita oggi in noi.  

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