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"Vino al vino": il libro di Giuseppe Romagnoli che rievoca proverbi e tradizioni vitivinicole

Venerdì 4 dicembre presso la libreria Postumia in via Emilia Pavese la presentazione del libro "Vino al vino", del nostro giornalista Giuseppe Romagnoli

Sarà presentato venerdì 4 dicembre alle 17,45, presso la libreria Postumia in via Emilia Pavese (a S.Antonio di fronte concessionaria Bmw), il libro "Vino al vino", edito da Plan ed Alma.
Con l’autore Giuseppe Romagnoli saranno presenti il presidente del Consorzio vini Doc Roberto Miravalle ed il dott.Carlo Giarelli. Al termine si festeggerà con un doveroso piccolo brindisi.

Ha ancora un significato scrivere un libro sui proverbi e sulle tradizioni vitivinicole ed enologiche, oggi nell’epoca degli Sms e degli Smartphone? Viviamo in un tempo storico nel quale, a tavola o nei luoghi di lavoro, o perfino al bar durante il rito del caffè, ogni minimo quesito diventa occasione di consultazione via web, per avere, in tempo reale, una risposta da mostrare al nostro occasionale interlocutore, proclamando, con soddisfazione:"te l’avevo detto!"

Un tempo neppure troppo lontano - solo una ventina d’anni fa - la tecnologia era ancora a “dimensione di dialogo” e si limitava a televisore e telefono fisso o al portatile per pochi fortunati. Oggi la comunicazione globale viaggia via computer e via cellulare con tecniche sempre più sofisticate, influenzando inevitabilmente la nostra lingua scritta e parlata e, in senso lato, anche quella orale.

In questo contesto il dialogo faccia a faccia è fisicamente mediato da un video e da una tastiera, ma questo non succede nel sentire dell’­utente, che forza la lingua scritta a simulare continuamente il parlato, compresi la sintassi e i tratti paralinguistici. Spesso viene utilizzato un linguaggio fatto di sigle, abbreviazioni, acronimi, onomatopee che, per essere impiegato negli usi un tempo propri del parlato, ne imita la grammatica, la sintassi e lo stile, pur apportando le dovute modifiche per far fronte alle esigenze dei nuovi mezzi di comunicazione.

Un tempo c’era invece il proverbio, vale a dire l'espressione di un patrimonio orale di esperienza di un popolo. Questo libro, tra le decine di migliaia di proverbi che sono stati coniati nei secoli, ne ha estrapolati una piccola parte - quelli relativi alla vite ed al vino - proprio per portarne una doverosa testimonianza. L'autore ha voluto però supportarne l’antica saggezza con le puntuali spiegazioni dell’enologo, a sostegno di una sapienza pratica che affonda la sua conoscenza sull’osservazione puntuale dei fenomeni della natura, delle persone che in questa natura vivevano quotidianamente e che dettava i ritmi del loro lavoro.

Ma come la pratica basata sull’esperienza era l’unica vera, autentica conoscenza, anche la religione, il culto dei santi, erano il forte e deciso humus cristallizzato e codificato in ogni atto del vivere quotidiano e dunque ogni giorno, ogni stagione, ogni fenomeno atmosferico era posto in carico ad un santo del calendario. Il libro ne ricorda i più significativi e con essi le pratiche agronomiche collegate ad ogni momento delle stagioni.

Ma il vino può essere inteso non solo come nutrimento e viatico edonistico al vivere quotidiano, ma altresì può rappresentare terapia e profilassi per una medicina non ancora supportata dai principi attivi e quindi rimedio basato su un’antica farmacopea che affondava le sue radici nei secoli.

Il testo propone poi un’attenta rivisitazione nei luoghi più deputati ad esaltare le virtù di Bacco, ovvero le osterie, un tempo diffuse in ogni angolo di città e contrade, esattamente come le chiese o i monasteri. Osterie espressione di una reietta società che ha tuttavia espresso valori e modi di vita che formano ancor oggi, l’ossatura stessa del nostro vivere quotidiano;

Sancta santorum popolare, edifici testimoni di sacrifici, privazioni, decorosa povertà, come pure delle grandi e corali manifestazioni di giubilo, il frutto di una serena e disincantata accettazione della realtà quale essa fosse, espressione di virtù che travalicano il succedersi delle epoche e delle istituzioni. Di questa vita, la locanda, la trattoria, ma soprattutto l’osteria, erano appunto il fulcro, il palcoscenico fondamentale su cui si snodavano gli atti, le parole, i comportamenti, l’ideologia dei nostri progenitori.

Insomma un libro diverso, da leggere come si degusta un calice di buon vino, a piccoli sorsi, per ritrovare, nello scorrere delle pagine, la stagionalità, l’incedere del tempo, una vita che, anche se lontana, rappresenta il nostro humus, ma soprattutto un modo per dare ai nostri momenti conviviali un gusto diverso, da ritrovarsi nelle pagine di questo testo.

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