Castel San Giovanni, "Qualche disturbata divinità" al Teatro Verdi
In programma venerdì 11 Maggio 2018 alle 21 presso il Teatro G.Verdi di Castel San Giovanni lo spettacolo "Qualche disturbata divinità" di Zaccheo e il sicomoro, per la regia di Francesco Summo.
Partecipano
Giuseppe Orsi
Francesca Poggi
Giuliana Pogliani
Nicola Crocicchio
Federica Coppa
Elvira Massari
Monica Gazzola
Introduzione al testo
Il testo nasce dal desiderio di dare voce ad una intima e riservata violenza domestica , non percepibile all’esterno della famiglia, esercitata da un uomo nei confronti della moglie , alla quale vengono ascritte tutte le responsabilità del proprio fallimento personale .La coppia ha due figli e l’incapacità dell’uomo nel garantire loro il sostentamento necessario alla sopravvivenza genera una quotidiana tensione familiare , alimentata dal fatto che egli scivoli pervicacemente nell’alcoolismo e ,attraverso le derive mentali che tale condizione procura, ne vengano esaltati i comportamenti violenti. Un tipo di violenza difficilmente rilevabile perché psicologica ma appunto per questo più subdola perché non lascia tracce della propria azione , esercizio questo adattissimo a menti fragili che trovano nel pianto delle vittime la liberazione dalle proprie inadeguatezze . Il titolo è preso a prestito dalla poesia "I limoni" di Eugenio Montale ,dalla raccolta "Ossi di seppia". La disturbata divinità nella poesia di Montale è una verità metafisica, nella cui ricerca il poeta protende. Questa affascinante verità illude il poeta nella possibilità di raggiungerne l'essenza. In modo simile nel testo teatrale il protagonista maschile, Carlo, è disturbato nei comportamenti e inseguito dalla moglie Irene e dall'amante Rita come appunto una divinità, illudendo entrambe nella possibilità di essere amate da un uomo idealizzato in senso positivo. L’aggettivo qualche esprime un'indefinizione che ben sottolinea il carattere instabile ed eticamente discutibile del protagonista. Il significato di questo testo credo sia evidente : la contrapposizione tra la debolezza maschile che genera crudele violenza e la forza femminile, rassegnata nella circostanza, ma garanzia di equilibrata gestione dell'esistenza e delle responsabilità ad essa legate. Singolare ma Interessante il fatto che la debolezza maschile molto spesso, come in questo caso, crei fascinazione nell'animo femminile e quindi legame quasi indissolubile. Si è pensato di utilizzare , adattandole allo scopo, due odi di Saffo: per Irene "Ode alla gelosia", per Rita "Ode ad Artemide" .
Zaccheo e il sicomoro
Introduzione allo spettacolo
Francesco Summo