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"La cantatrice calva", il teatro dell'assurdo fa sorridere e riflettere

Grande successo per "La cantatrice calva", capolavoro di Ionesco che ci invita a riflettere sul nostro modo di comunicare e su quanto di assurdo c'è anche nella nostra vita

In scena ieri al teatro Municipale, con replica questa sera, mercoledì 21 novembre,  la commedia “La cantatrice calva”, per la regia di uno dei più grandi registi europei, Massimo Castri. Autore dell’opera è Eugene Ionesco, uno dei rappresentanti più autorevoli del cosiddetto “teatro dell’assurdo”, di cui  “La cantatrice calva” rappresenta un vero capolavoro, messo in scena la prima volta nel 1950.

Incapacità di comunicare, falsità, banalità sono le “assurdità” che caratterizzano l’intera vicenda, a partire dal comportamento dei personaggi,che parlano fra loro meccanicamente, senza in realtà scambiarsi alcun messaggio significativo. Apparentemente impassibili, finiscono poi per entrare in conflitto gli uni con gli altri, perdendo ogni compostezza. Sarà poi la signora Smith, presentata come una brava padrona di casa, a zittire tutti quanti a forza di energici strilli, mentre fa la sua parte a suon di urla anche il legittimo consorte Mr Smith.

Il litigio, come anche la conversazione, non nasce ne è basato su alcuna ragione o argomento preciso. I padroni di casa e i loro ospiti portano avanti un dialogo fatto di banalità (come "La verità sta nel mezzo”) e frasi vuote, che si trasforma in una sorta di sfida fra i personaggi. Le assurdità, recitate come fossero perle di saggezza, escono dalle bocche degli attori, susseguendosi l’una dopo l’altra: “tutto ciò che è umano è onorevole”, “una cameriera non è mai altro che una cameriera”, “oggi davanti allo specchio non ti sei visto”, “si cammina con i piedi, ma ci si scalda con l’elettricità e con il carbone”, e via di questo passo, con una serie di gag scandite dai rintocchi della pendola, che, secondo il padrone di casa “indica sempre il contrario dell’ora che è”, in base al noto principio scientifico....di contraddizione!

Non a caso, l’intento dell’autore è proprio quello di mettere in scena la “non comunicazione”, la mancanza di opinioni personali e di emozioni sincere da parte dei protagonisti, conformi fino allo spasimo alle mode e agli atteggiamenti tipici della borghesia inglese. Le assurdità che escono dalla bocca degli attori provocano l'ilarità del pubblico, ma a chi non è capitato anche nella vita reale di sentir portare avanti una discussione a suon di frase fatte?
Assurdo, ma non così tanto, ci ricorda Ionesco, invitandoci a riflettere su come noi stessi siamo soliti comunicare!

 

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