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Sabino Cassese: la riforma costituzionale è urgente ed impellente

La posizione di Sabino Cassese, Giudice Emerito della Corte Costituzionale e Professore Emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, intervenuto con una "lectio magistralis" presso l'auditorium Mazzocchi dell'Università Cattolica

La riforma costituzionale in quanto tale, ovvero l’abbandono del bicameralismo perfetto o paritario, del resto già auspicato da molti costituenti, e più volte proposto nel lungo processo più che trentennale di discussione sulla Costituzione, è da approvare. E’una necessità dettata dalle profonde modifiche intervenute nella società e nelle istituzioni e non da ultimo oggi è necessaria una stabilizzazione ed una continuità dei governi per evitare gli eccessi del parlamentarismo”. Chiara, univoca e supportata da una lineare analisi storico- giuridica, la posizione di Sabino Cassese, Giudice Emerito della Corte Costituzionale e Professore Emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa intervenuto con una “lectio magistralis” presso l’auditorium Mazzocchi dell’Università Cattolica di Piacenza, per l’incontro dedicato al “progetto di riforma costituzionale tra principi giuridici, valori, assetti politico-istituzionali", un appuntamento di grande attualità visto l'ormai prossimo referendum indetto per dicembre. Dopo il saluto del Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli (sono intervenuti anche Giuseppe Manfredi, Ordinario di Diritto amministrativo e Paolo Veneziani, Ordinario di Diritto penale) che ha ribadito la necessità di un approccio culturale e scientifico ed il diritto ad essere informati su una materia così complessa, ha preso la parola il prof. Cassese che ha spiegato come la Costituzione sia caratterizzata da una prima parte che attesta i diritti dei cittadini “e guarda lontano” ed una seconda che definisce i poteri dello Stato e necessita di aggiornamenti.

Ha prodotto un equilibrio interno che “frena lo sviluppo e chi scrisse la Costituzione, diede mandato per un aggiornamento. La Costituzione italiana è stata riformata 15 volte, quella tedesca, che ha una data di nascita simile, 58 volte. E quando fu approvata - ha spiegato Cassese- era chiaro che non era perfetta, che diversi punti avrebbero dovuto essere rivisti alla luce dell’esperienza e del modificarsi dei tempi. La sola forma repubblicana, ovviamente, non può essere soggetta a revisione”.

Cassese ha ricordato che nel 1947, quando la Costituzione fu varata, non esisteva l’Unione Europea e non si era neppure avviata la globalizzazione. “Oggi governi e parlamenti nazionali debbono rispettare standard sovranazionali. I titolari di quasi tutte le più alte cariche dello Stato dialogano quotidianamente con molti dei duemila organismi regolatori universali. Sono questi che funzionano da contrappesi agli organismi nazionali. Insomma, il mondo è cambiato; non dovrebbe quindi cambiare anche la Costituzione? A questi cambiamenti esterni si aggiungono quelli interni: qui, da noi, il potere pubblico è diviso tra Stato e venti regioni, tutte dotate di poteri legislativi. E l’esercizio del potere legislativo da parte di Stato e regioni è sottoposto al vaglio di costituzionalità e a quello di compatibilità comunitaria”. Cassese ha citato Severo Giannini ed anche Napolitano per ribadire che “oggi è necessario un monocameralismo, perché il Senato ha sempre agito in una logica di prestigio e di concorrenza con la Camera e non di controllo, e genera solo lentezza”

La funzione di riequilibrio, di bilanciamento, di condizionamento che si vorrebbe svolta dalla doppia rappresentanza, è molto meglio svolta oggi dal Parlamento europeo e dai consigli regionali. La semplificazione del procedimento legislativo ordinario consentirà anche di evitare l’abuso della decretazione d’urgenza e di rimettere su basi più corrette il rapporto tra governo e Parlamento”. Altro argomento svolto da Cassese a favore della riforma riguarda le Regioni. “La Corte costituzionale, dinanzi alle violazioni costituzionali delle Regioni, ha dovuto fortemente contenere l’espansione regionale in aree di interesse nazionale e ridefinire i confini relativi alle materie sulle quali legislazione regionale e legislazione nazionale concorrono. La riforma costituzionale fa una scelta: quella di eliminare le materie di legislazione concorrente. Per farlo, stabilisce che lo Stato adotta le norme generali e comuni, le Regioni quelle differenziate e locali. Questo non vuol dire riaccentrare, significa solo distinguere meglio, senza lasciare il difficile compito tutto nelle mani della Corte Costituzionale. Poi, l’esperienza ha mostrato che alcune materie erano state trasferite alle Regioni senza tener conto del loro carattere nazionale (penso a quelle attinenti alle grandi reti). Dunque, la riforma ridefinisce la linea di confine tra centro e periferia anche sulla base dell’esperienza degli ultimi quindici anni”. Ed infine sul presento allarme autoritario Cassese ha detto che “le costituzioni si evolvono ovunque e gli ordinamenti hanno bisogno di modficarsi. In italia ci sono stati 63 governi...meno della metà in Inghilterra. In Europa lamentano la mancanza di punti di riferimento costanti. E’ necessaria un’azione di governo nella continuità per uniformarsi ai nuovi organismi Ue ed una stabilizzazione che eviti gli eccessi del parlamentarismo

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