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Sgarbi: «Grazie al Pordenone a Piacenza la prima grande cupola romana del Nord Italia»

Una vera e propria lezione di storia dell’arte, dedicata non solo al Pordenone e al “Manierismo padano”, ma anche ad alcuni dei più grandi artisti rinascimentali. Una lezione tenuta nella mattinata del 14 aprile davanti ad oltre cinquecento persone nella basilica di Santa Maria di Campagna da Vittorio Sgarbi, ospite della Banca di Piacenza per uno dei più importanti eventi collaterali alla "Salita al Pordenone"

Una vera e propria lezione di storia dell’arte, dedicata non solo al Pordenone e al “Manierismo padano”, ma anche ad alcuni dei più grandi artisti rinascimentali. Una lezione tenuta nella mattinata del 14 aprile davanti ad oltre cinquecento persone nella basilica di Santa Maria di Campagna da Vittorio Sgarbi, ospite della Banca di Piacenza per uno dei più importanti eventi collaterali alla “Salita al Pordenone”. 

“Senza questa importante iniziativa culturale della Banca di Piacenza, fortemente voluta dall’avvocato Corrado Sforza Fogliani - ha detto Sgarbi all’inizio della sua conversazione durata oltre un’ora - Giovanni Antonio de’ Sacchis sarebbe rimasto uno dei tanti grandi artisti italiani semi sconosciuti. Non ce ne hanno parlato a scuola, così come non ci hanno fatto studiare Lorenzo Lotto, perché fino agli inizi del ‘900 l’arte italiana coincideva esclusivamente con quella toscana. La grande arte italiana comincia con Giotto e continua con Masaccio e Michelangelo, tutti straordinari maestri e tutti toscani. Solo nel ‘900 è stato tolto questo primato alla Toscana per valorizzare pittori e realtà artistiche di altre parti d’Italia”. Un merito che, secondo Sgarbi, va in parte ascritto a Roberto Longhi grazie alla mostra d’arte sul Rinascimento organizzata a Ferrara nel 1933. Un’esperienza simile fu ripetuta l’anno dopo a Bologna con una mostra che aiutò a rompere il concetto unico di arte solo toscana, e a valorizzare quello che Sgarbi ha definito una sorta di “federalismo artistico”. 

“Caravaggio, grande artista milanese, trasse ispirazione in tutto il Nord Italia, sicuramente anche in questa chiesa davanti agli affreschi del Pordenone e davanti alla sua Deposizione realizzata a Cortemaggiore, ma al Nord non lasciò traccia, operando poi soltanto a Roma. Pordenone, al contrario, operò prima nel Veneto, rivaleggiando a lungo con Tiziano, e successivamente a Roma, tra il 1516 e il 1518, per studiare e trarre ispirazione dalle opere di Raffaello e di Michelangelo. Così riuscì a caricarsi di una dimensione che va oltre Tiziano e non a caso Vasari, nella sua raccolta di biografie, lo definì “il più bravo e celebre nelle invenzioni delle storie e nel disegno a fresco…”. Per questo Pordenone è diventato, e va considerato, il primo vero “manierista padano”. Parafrasando Manzoni, potremmo dire che ha risciacquato le vesti in Tevere diventando il primo ad esprimere la Maniera moderna, cioè la Maniera di Michelangelo. Pordenone è il primo interprete della pittura romana nel nord Italia, che grazie agli affreschi di questa cupola fiorì a Piacenza, a Cremona, Ferrara, Mantova, Brescia e in altri centri che sono, appunto, i luoghi del “Manierismo padano”. Il Rinascimento declinato al “Manierismo padano”, quindi, si è concretizzato proprio qui, in questa città che vanta la prima grande cupola romana del nord Italia”.

Prima del lungo applauso tributatogli dal pubblico, Sgarbi ha anche ricordato i nudi femminili della cupola pordenoniana, unione tra il mondo pagano e quello cristiano, che fortunatamente non sono passati sotto la scure del Braghettone.  La mattinata, dopo i saluti di padre Secondo Ballati, è stata conclusa dall’avvocato Corrado Sforza Fogliani, Presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza, che ha ringraziato Sgarbi per l’alto impegno artistico profuso a favore del Pordenone, di Santa Maria di Campagna ma anche di tutto il territorio piacentino. 

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