Piacenza, "Ibsen era mio marito"
In programma Domenica 23 Agosto alle ore 21, presso la Sagrestia della Chiesa Santa Maria della Pace, in Via Scalabrini 19, lo spettacolo teatrale Ibsen era mio marito. Spartito per Clown sola - Liberamente tratto da “Casa di Bambola” di Henrik Ibsen, con Graziella Rimondi e la partecipazione di Maria Spelta e Allegra Spernanzoni - di G.Rimondi, M.Spelta, A. Spernanzoni – in collaborazione con Manicomics Teatro
"Bambola: adagiata sul letto, circondata di pizzi e amaretti, pensi proprio che la vita sia tutta lì. Eppure no. C’è sempre qualcuno da attendere, c’è ancora qualcosa da desiderare. La Nora di Ibsen apre la porta non solo della propria casa di bambola, ma anche quella delle donne moderne che siamo ... noi che ci muoviamo sul filo teso delle nostre giornate a dir poco frenetiche “con perfetta nonchalance”…ma potevi restartene a casa tua Nora, bella?? - AL TERMINE: incontro con la protagonista e i suoi amaretti…"
“Ibsen era mio marito” nasce da un lavoro di ricerca drammaturgica sulla figura femminile nella letteratura contemporanea. Nora, la protagonista del romanzo di Henrik Ibsen, è un’eroina dei nostri tempi, una guerriera che trasforma la propria vita con un gesto rivoluzionario: Nora apre la porta di casa e se ne va, alla ricerca di un destino personale, non più tracciato e deciso dagli altri. Per noi Nora è un po’ come Medea, che si priva dei figli ed un po’ anche Antigone, che sovverte le leggi del potere costituito per affermare dei valori più superiori. Entrambe esercitano il proprio libero arbitrio.
Noi ci siamo chieste: che cosa ha portato a noi, oggi, il gesto di Nora? Lei per noi è simbolo di un’emancipazione femminile ancora in atto; di tale emancipazione abbiamo ora bisogno di comprendere a fondo quali siano le reali destinazioni a cui ci sta conducendo. Quindi abbiamo messo a confronto le nostre giornate, scandite minuto per minuto da cose da fare, obiettivi da raggiungere, cose da non dimenticare, problematiche da risolvere, momenti di quiete…no, quelli no, non ci sono venuti proprio in mente….con le giornate di Nora, reginetta della casa borghese dell’Ottocento, donna/bambina, coperta di merletti ed anche dolcetti, ma solo se farà la brava “bambina cinguettante”. Ci avrà reso proprio un bel servizio, la cara Nora, aprendo quella porta? Certo, il personaggio è stato dipinto, pur magistralmente, da un uomo, Ibsen, lui stesso in qualche modo perseguitato per lo scandalo che tale romanzo portò.
Poi una folgorazione: il grande personaggio “Nora” ha pur sempre fatto ciò che un uomo, il suo scrittore, le ha fatto fare e, di conseguenza, anche noi abbiamo creduto di essere libere quando ci ribellavamo ai nostri padri, ai mariti, mentre era stato Ibsen a istruire la nostra strada. Ribelli alla cultura maschile seguendo le fantasie di un uomo. Veramente buffo.
Per questo “Ibsen era mio marito”: il vero pensiero maschile che ci governa è quello che ci parla all’orecchio nel sonno, ce ci induce a fare cose seguendo sensi di colpa, istigando sensi di inferiorità, volontà di rivalsa e senso di impotenza. E quante donne conosciamo che sanno molto bene innescare tutto ciò. A questo punto della nostra ricerca e riflessione, fatta nella sala teatrale, soprattutto nelle pause, quando ci si siede a chiacchierare, a raccontarsi, a riflettere sottovoce, insieme, è comparso un altro personaggio: Cesarina, solo casualmente parente di una di noi, certamente rappresentante autorevole della nostra cultura post rurale, donna pratica e poco avvezza alle frivolezze, quasi l’opposto della bambola che Nora era stata.
Cesarina e Nora si sono messe una di fronte all’altra e si sono raccontate. Noi, in mezzo, quasi senza fiatare, le abbiamo lasciate dialogare, discutere, l’una redarguire l’altra, l’altra ammiccare all’una, finché ad un certo punto ci hanno guardate dritte in faccia, come chiedendo: “E voi?”…Noi siamo clown, esseri impacciati che si sostengono a vicenda, in equilibrio poco stabile e poco credibile sul filo di giornate frenetiche, tempestose, esilaranti. Tre clown in scena. Tre amiche nella vita.
Tre esseri che si chiedono come un sorriso possa sostenersi senza aver il pensiero di dover apparire Cesarina e Nora sono due facce della stessa medaglia, che vogliono entrambe compiacere gli altri, stando dentro la perfezione. Per noi creature da palcoscenico, che ci prendiamo poco sul serio, crediamo che la perfezione non esista, quindi è necessario saper vedere oltre la superficie liscia delle cose. Come un caleidoscopio rotto: se lo muovi – e il movimento aiuta sempre – si può vedere la bellezza dei mille colori anche tra i vetri rotti; gli incastri, anche se diversi dal solito, sono interessanti, belli, affascinanti.
Questo crediamo che sia soprattutto la molla che ci ha spinte a lavorare partendo da un testo come “Casa di Bambola”: ciò che si vuole perfetto, improvvisamente s’incrina. Questo spettacolo per noi è un elogio all’imperfezione. Al termine dell’azione scenica, l’incontro con l’artista è occasione conviviale per condividere le idee, per confrontarsi, ridere assieme. Magari è questa la strada dentro la quale tutti ci si può incontrare, o almeno incrociare anche solo per una attimo. Che a volte è abbastanza.
Ringraziamo i Manicomics e Rolando, Marco e Matteo, nostri insostituibili compagni.