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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Teatro

"Il visitatore", in scena Alessandro Haber e Alessio Boni

in progrmma martedì 13 e mercoledì 14 gennaio nell'ambito della stagione di prosa Tre per Te al Teatro Municipale lo spettacolo "Il visitatore", per la regia di Velerio Binasco. Interpreti principali Alessandro Haber e Alessio Boni

Riprende la programmazione di prosa al Teatro Municipale di Piacenza dopo la pausa natalizia. In scena Alessandro Haber e Alessio Boni in una commedia di Éric-Emmanuel Schmitt, tradotta e rappresentata in 15 lingue in oltre 25 paesi. Si tratta de “Il visitatore”, storia di un incontro tra un vecchio e uno sconosciuto, tra Freud e un passante/ospite inatteso.  A dirigere la coppia di attori - accompagnati in scena da Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro Tedeschi - è Valerio Binasco.

L’appuntamento è per martedì 13 e mercoledì 14 gennaio alle ore 21 presso il Teatro Municipale, nell'ambito della Stagione di Prosa 2014/2015 “Tre per Te”, direzione artistica di Diego Maj, proposta da Teatro Gioco Vita con la Fondazione Teatri, il Comune di Piacenza e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren.

Con il nuovo anno riprendono al Teatro Comunale Filodrammatici di Piacenza anche gli appuntamenti di “Ditelo all’attore” 2014/2015, il ciclo di incontri con i protagonisti della Stagione di Prosa curato da Enrico Marcotti. La Compagnia in scena con “Il Visitatore” incontrerà il critico teatrale mercoledì 14 gennaio alle ore 18.

L’ingresso all’incontro è gratuito.

PROSA, TUTTI GLI APPUNTAMENTI AL MUNICIPALE

Aprile 1938. L' Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque. In Berggstrasse 19, celeberrimo indirizzo dello studio di Freud (Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l'angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Sigmund Freud una conversazione sui massimi sistemi. Il grande indagatore dell'inconscio è insieme infastidito e incuriosito. Chi è quell'importuno? Cosa vuole? È presto chiaro che quel curioso individuo non è un ladro né uno psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l'esistenza. O è un pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, e che costituisce il grosso della pièce, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò?

Il testo di Éric-Emmanuel Schmitt è stato tradotto e adattato dal regista Valerio Binasco, le musiche sono di Arturo Annecchino, le scene di Carlo De Marino, i costumi di Sandra Cardini, light designer Umile Vainieri. Lo spettacolo è prodotto da  Goldenart Production.

«Da molto tempo  - spiega Valerio Binasco nelle sue note di regia - la drammaturgia contemporanea ci ha abituati a pensare che le parole non servono più a niente. Che l’umanità è immersa in un buio silenzioso e che nessun dialogo è più capace di “dire” veramente qualcosa. Per strano che possa sembrare, il Teatro per lungo tempo si è fatto “portavoce” di quel silenzio e lo ha trasformato in poesia, grazie a grandi commedie classificate dell’ “incomunicabilità”. Autori come Schmitt, invece, sono andati fieramente in tutt’altra direzione. Hanno continuato coraggiosamente a testimoniare una cieca fiducia nelle parole e una specie di devozione per l’umana dote del dialogo. In questa commedia, come accadeva nel teatro di tanto tempo fa, le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C’è una fiducia buona, dentro questa scrittura. È un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in Teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita... Schmitt affronta questi temi in modo diretto, con l’innocenza di una “sit com”, quasi. Eliminando qualsiasi enfasi filosofica, i suoi personaggi riescono ad arrivare dritti al cuore di problemi enormi e a portare con molta dolcezza, in questo viaggio, anche gli spettatori».

Alessandro Haber e Alessio Boni con “Il visitatore” sono al secondo lavoro insieme: avevano già recitato, con loro Gigio Alberti,  in “Art”, successo internazionale dell’autrice franco-iraniana Yasmina Reza, con la regia di Giampiero Solari.

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