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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Vino al vino": riscoprire la cultura e il gusto di stare insieme davanti a un buon calice

Giuseppe Romagnoli, al Mercato dei vignaioli indipendenti, presenta il libro "Vino al vino", pubblicato dalla prestigiosa scuola di cucina Alma. «La tradizione orale e la saggezza dei proverbi legati al vino»

“Vino al vino” ovvero l’anima del nettare che unisce, fa condividere passioni, amicizia, accompagna il cibo e la vita dell’uomo dall’antichità. Un esempio ne sono i proverbi legati al vino che trasmettono saggezza legata al tempo e alle stagioni, ma che hanno anche un fondamento scientifico.

E’ stato presentato oggi, 30 novembre, al Mercato dei vignaioli indipendenti Fivi - che si è tenuto a Piacenza per due giorni – il libro di Giuseppe Romagnoli “Vino al vino”, edizioni ALMA-Plan, la cui prefazione è stata scritta dal direttore di Alma scuola di cucina, Andrea Sinigaglia. Alla presentazione hanno partecipato Elena Pantaleoni, proprietaria della azienda vitivinicola piacentina La Stoppa e Anita Zilotto, responsabile marketing di Alma.

Romagnoli, decano dei giornalisti piacentini di agricoltura e agroalimentare, ha spiegato di aver voluto «raccontare le curiosità del vino, che cosa la saggezza popolare ha dato al vino. E al mio amico enologo Paolo Nuvolati ho posto la sfida di verificare anche se c’era una corrispondenza scientifica tra i proverbi e il vino. E, in effetti, la tradizione popolare ha un riscontro scientifico».

Il vino oggi «è edonismo, ma una volta era il mezzo per far incontrare gli uomini, farli dialogare nelle osterie, era cibo, era medicina. Il vino aveva una grande valenza sociale. Basti pensare che anche 200 ani fa, nelle feste popolari non mancava mai il vino». L’autore ha ricordato che oggi si può degustare vino in ogni momento dell’anno «ma una volta c’erano scadenze precise regolate dalle stagioni e dall’osservazione meteorologica». Oggi, grazie al progresso, si «possono fare manifestazioni come queste e le persone vengono, assaggiano i vini, parlano con chi li fa. Dietro al vino ci sono persone e territori. E’ la ricchezza dell’Italia, grazie alle tantissime differenze non solo enologiche: basti pensare alla tradizione dei salumi e dei formaggi».

Il presidente del Consorzio vini Doc Colli piacentini, Giuseppe Mirabelli, ha sottolineato come «il libro sia importante per raccontare la cultura del vino. E poi faccio - ha detto scherzando - un appunto a Romagnoli: il vino nelle feste si usa da 5mila anni. Fa parte della cultura occidentale, anche se i primi vitigni sono nati nelle terre che si trovano tra l’Iran e l’Iraq».

Pantaleoni ha ringraziato l’autore perché «ha posto l’accento sul valore culturale e conviviale del vino. Purtroppo, negli Anni 80 e 90, è vero il vino è diventato edonismo, ma oggi si sta riscoprendo il valore intimo e più vero del vino. E questo grazie anche ai vini artigianali, molti dei quali sono esposti oggi».

Al termine, un prezioso brindisi d’autore direttamente dalla cantina privata di Pantaleoni: una Macchiona magnum 1985. Già dal colore e dal profumo, il vino nel calice emanava storia, un lungo invecchiamento che ha esaltato il palato e gli altri sensi. Un gusto deciso, con tanto legno e bosco, persistente. Una Stoppa creata con Cabernet Sauvignon, Merlot e 20% di Bordeaux rosso vecchio. L’azienda ha 30 dei 58 ettari dedicati ai vitigni e, tra questi, ce ne sono un paio che risalgono all’800.

Giampiero Comolli, enologo piacentino di fama (creatore di Ovse, Osservatorio vini spumanti effervescenti) e analista dei mercati del vino, ha confermato il ritorno di interesse verso il rapporto tra vino e territorio: «Erano anni che non bevevo così bene. Piacenza è diventata un casus nazionale. I tanti giovani che hanno preso le redini delle aziende paterne hanno scatenato una competizione tra i vini che creato una qualità altissima». Poi Comolli ha ricordato i dati drammatici sul consumo di vino: 32 lite a testa contro i 118 degli Anni 70. Per l’esperto, «il prezzo dei vini è una delle cause del calo dei consumi di vino».

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