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Violenze di genere, ApP: «La legge sul Codice Rosso va modificata al più presto»

Cugini e Rabuffi nel giorno dell’anniversario del ritrovamento di Elisa Pomarelli chiedono al Consiglio comunale di incaricare i parlamentari per apportare modifiche alla legge 69

Tre anni fa il ritrovamento di Elisa Pomarelli, uccisa da Massimo Sebastiani. Un delitto che ha sconvolto tutta la comunità piacentina. Proprio in questa data, scelta simbolicamente, i consiglieri comunali Stefano Cugini e Luigi Rabuffi (“Alternativa per Piacenza”) hanno presentato una risoluzione che chiede al Consiglio di incaricare i futuri parlamentari piacentini, affinché si facciano carico di apportare alcune modifiche alla legge 69 del 2019 sul “Codice Rosso”.

«Si tratta di una risoluzione tecnica, per correggere una legge statale che va sistemata», spiega Cugini, che ha ricordato non solo Pomarelli, ma anche l’omicidio di Alessandra Matteuzzi a Bologna, che aveva denunciato il suo stalker, ma la segnalazione non aveva ricevuto gli interventi opportuni da parte delle forze dell’ordine».

Nel testo della risoluzione si chiede di «prevedere il femminicidio come fattispecie autonomia di reato o di aggravante». Inoltre di «procedere d’ufficio con l’immediata comunicazione verbale della notizia di reato da parte della polizia giudiziaria al pubblico ministero». È necessaria anche la «presenza ausiliaria di un esperto di psicologia durante gli interrogati e i confronti con la persona sottoposta alle indagini». Si deve «attivare d’ufficio il divieto di comunicare attraverso qualsiasi mezzo con la persona offesa e di avvicinarsi ad essa da parte del soggetto interessato alle indagini». Occorre «coinvolgere i servizi socio assistenziali in percorsi di accompagnamento volti a non lasciare sola la persona offesa nelle more dello sviluppo delle indagini, della loro conclusione e delle disposizioni conseguenti». Si deve «includere la polizia locale tra i corpi beneficiari di corsi specifici rivolti al personale in relazione ai reati connessi alla violenza di genere». Infine, «abrogando l’articolo 51 sull’invarianza finanziaria, che oggi esclude, in spregio alle vittime, la possibilità di stanziare a favore delle amministrazioni le necessarie risorse professionali ed economiche per la lotta a questa brutale degenerazione socio-culturale».

«Oggi ricordiamo con affetto la famiglia Pomarelli. La nostra risoluzione - ha invece aggiunto Luigi Rabuffi - è già vecchia, perché ogni giorno succedono fatti devastanti come quello di Bologna. Le norme devono adeguarsi ai tempi: femminicidi e violenze di genere hanno bisogno di una legislazione speciale».

I due consiglieri, inoltre, chiedono anche di rivedere l’articolo 17 dello statuto della galleria d’arte moderna “Ricci Oddi”. Nel consiglio d’amministrazione, da statuto, deve essere rappresentata la famiglia Ricci Oddi: tuttavia il ruolo è appannaggio del solo ramo maschile. «È un atto di decenza correggere questo articolo – ha rilevato Cugini - ritengo grave che Comune e prefettura abbiano approvato un documento del genere nel 21° secolo».

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