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Anche Raggi getta la spugna, la commissione di controllo e garanzia rimane ferma

Ancora fermi i lavori della commissione consiliare

Anche Samuele Raggi, da pochi mesi consigliere comunale d’opposizione per “La Piacenza del futuro”, getta la spugna, rinunciando alla partecipazione alla commissione speciale di garanzia e di controllo. La commissione è ferma da tempo. La presidenza spetta all’opposizione, ma questa – ad eccezione del Movimento 5 Stelle nella fase iniziale – non ha mai voluto partecipare. In seguito, uno scontro tra il presidente della commissione – il pentastellato Andrea Pugni – e l’Amministrazione Barbieri, sancì la fine della collaborazione con il Movimento. Senza Nicola Domeneghetti-2opposizione, nulla da fare. L’ingresso di Raggi aveva fatto sperare la maggioranza: lo stesso consigliere si era detto disponibile a collaborare. In seguito ha rivisto la sua posizione. Così la commissione rimane ferma da oltre un anno e mezzo.

Il centrodestra polemizza nei confronti dell’atteggiamento dell’opposizione. «Con la rinuncia alla partecipazione a questa Commissione – interviene Nicola Domeneghetti - consigliere di Fratelli d'Italia - alla sua istituzione, da parte di alcuni gruppi consiliari di opposizione e con le recenti dimissioni dei consiglieri Pugni e Raggi, la minoranza intende calpestare il diritto di questa Amministrazione di dotarsi di una commissione speciale di Garanzia e Controllo, in quanto rende ineleggibile il presidente che deve essere individuato tra i consiglieri commissari di opposizione. La minoranza vuole impedire e bloccare i lavori della commissione speciale di Garanzia e Controllo, organismo istituzionale preposto a soddisfare quel desiderio trasversale di trasparenza che, tra l'altro, era culminato con l'istituzione della commissione per la cultura della legalità. Commissione che giace silente per l'incapacità della minoranza di proporre temi che ne consentano la convocazione che - sottolinea il consigliere di Fratelli d'Italia - non è di esclusiva competenza del presidente, bensì della volontà di almeno un quarto dei voti presenti in Consiglio, ovvero 8 consiglieri. Insomma molti proclami, ma poche idee da parte della minoranza che, solo perché non soddisfatta da desideri poltronari di presidenze, blocca i lavori della commissione speciale di Garanzia e Controllo e rinuncia ai lavori della commissione permanente per la legalità».

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