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Bariola si dimette dal Pd: «Segreteria autoreferenziale e conservatrice»

Il consigliere comunale di “Piacenza del futuro” risponde alla segreteria del Partito Democratico che lo ha invitato a dimettersi da Palazzo Mercanti e lascia il partito

I consigli di Silvio Bisotti, segretario provinciale del Pd, e di Annalia Reggiani, segreteria cittadina, non sono stati accolti di buon grado dal consigliere comunale di “Con Rizzi la Piacenza del futuro” Gianluca Bariola, al centro della vicenda giudiziaria sui voti del seggio di Borghetto. Samuele Raggi sta portando avanti da tempo una lunga battaglia per ottenere il ruolo di consigliere occupato da Bariola, dopo che nel seggio di Borghetto nel giugno 2017 una irregolarità gli ha tolto 12 voti, decisivi per la mancata elezione. «In una fase delicatissima come l’attuale – spiega Bariola - incerta ed attraversata da profondissimi cambiamenti, in cui è chiaro ai più la distanza siderale tra i giovani e l’impegno politico (ed i partiti in particolare); in una fase congressuale in cui è in gioco il futuro stesso del nostro PD, in cui esponenti del partito Piacentino, che hanno ricoperto ruoli leader a livello territoriale e nazionale, dichiarano di guardare oltre il PD con spirito libero e nella quale esponenti regionali, tuonano con grida spagnolesche: dimettetevi tutti (in luogo del magari più consono: “dimettiamoci tutti”), che l’avvicendamento di un consigliere comunale  di minoranza di Piacenza diventi un tema degno di uno dei rarissimi interventi congiunti delle segreterie cittadine e provinciali, lascia attoniti e stupiti.

La vostra lettera, non condivisa nelle sedi opportune (in barba ai principi di lealtà e condivisione delle scelte, con cui motivate il vostro scritto), attraverso l’espediente di consigli genitoriali, arriva “affettuosamente” ad indicarmi, per “opportunità politica”, le dimissioni da consigliere comunale.

Verrebbe da chiedersi “opportunità politica di chi”, dal momento che non sono arrivato in Consiglio nominato da Voi, ma in quanto eletto in una lista civica di giovani; peraltro quella in cui era stato candidato Paolo Rizzi (così, se si fossero perse le elezioni, al candidato più votato dei giovani, chiunque esso fosse, sarebbe stato precluso l’ingresso in Consiglio).

Non vivo come fatto personale la vostra lettera, come non ho vissuto personalmente il voto contrario del solo Pd al mio ingresso in consiglio; forse ogni giovane che le circostanze e un pizzico di fortuna avessero condotto in consiglio comunale, avrebbe subito il medesimo trattamento. Non ritenete che questa logica autoreferenziale, nella prassi conservatrice dell’esistente e quindi non preparata ad aprirsi a nuove persone e modalità di impegno politico, rappresenti una delle maggiori cause delle durissime sconfitte registrate anche nella nostra Piacenza?

Considererei che così proseguendo, con “candidi” e pubblici consigli, potreste arrivare ad amputare lo spirito di chiunque fosse desideroso di impegnarsi in politica.  E per uno spirito amputato, non esistono protesi…

Meno male che ho fatto l’arbitro di calcio, una buona dose di insulti mi hanno rafforzato un po'…La vostra “fraterna accoglienza” non mi impedisce di voler bene al Pd; unico strumento politico che ad oggi maggiormente rappresenta ciò che penso e spero di realizzare per la Comunità. Per questo continuerò a fare politica anche dopo il Consiglio comunale. Non volendo farvi oltremodo preoccupare di me con possibili nuovi consigli, mi dimetto, con efficacia immediata, da dirigente cittadino e provinciale del Pd. Riguardo le “opportunità politiche”, di qualsiasi natura siano, attenderanno la sentenza del Tar».

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