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Martedì, 26 Settembre 2023
Politica

«Giusto mettersi a disposizione del Pd anche quando la sfida è difficile»

La candidata del Pd all’uninominale Beatrice Ghetti: «Il campo largo funziona, Bonaccini e Tarasconi l’hanno dimostrato. Foti professionista della politica dal ’96, io rappresento una nuova generazione dem»

«Farò una campagna elettorale in mezzo alle persone, girando il territorio, per farmi conoscere». Ha svolto i ruoli di consigliera di maggioranza e di minoranza nel suo comune, Vigolzone. Ora sta vivendo una campagna elettorale che presenta un compito arduo. Beatrice Ghetti, 38 anni, ingegnere edile, è la candidata del Partito Democratico nel collegio uninominale della Camera di Piacenza-Parma (e terza nel listino proporzionale del nostro collegio).

  • Ghetti, come è nata la sua candidatura?

Faccio parte sia dell’esecutivo della segreteria provinciale di Carlo Berra che della direzione del Partito Democratico. Avevamo chiesto agli amministratori di primo piano, sindaci o assessori di esperienza, di candidarsi all'uninominale. Dopo alcune riflessioni queste persone non si sono messe a disposizione per svariati motivi, per problemi personali o di lavoro. Così Berra e il sindaco di Piacenza Tarasconi mi hanno chiesto di mettermi a disposizione del partito. Personalmente ho chiesto di tenermi come ultima ipotesi. Poi ho accettato perché trovoBeatrice Ghetti-2 corretto mettersi a disposizione del Pd, anche quando le condizioni non sono così favorevoli, come in questo caso. È spirito di servizio, ma anche responsabilità nei confronti di una comunità di militanti che s’impegnano.

  • Il collegio piacentino viene infatti dato per sicuro al centrodestra…

Per carattere amo le sfide, sono ancora più motivata a fare campagna elettorale per portare avanti i nostri valori, per un’Italia progressista, europeista. La sfida è legata al programma, stiamo parlando di elezioni politiche, i partiti contano e i programmi sono molti differenti tra centrosinistra e centrodestra. Inoltre, il mio avversario, Tommaso Foti, è un professionista dalla politica, eletto in Parlamento nel 1996. Io rappresento nel Pd una nuova generazione che fa politica.

  • Che idea si è fatta dell’alleanza sfumata con Calenda e Azione?

Tutte le competizioni politiche degli ultimi anni ci hanno dimostrato che un campo progressista il più possibile allargato porta a dei bei risultati sul territorio. Ricordo la vittoria di Bonaccini alle Regionali del 2020 e quella di Tarasconi a Piacenza lo scorso giugno. Azione e Italia Viva hanno sostenuto Tarasconi nella nostra città: sul territorio il campo largo funziona. A livello nazionale serviva uno sforzo e una mediazione in più. Ora il vero "voto utile" è votare la coalizione del centrosinistra.

  • Il Partito Democratico è in una fase di transizione?

È evidente, lo vediamo dalle dichiarazioni delle ultime settimane da parte di figure di primo piano. Ci sono idee diverse anche sulle alleanze. L’obiettivo, però, rimane sempre quello: battere le destre sovraniste e anti-europeiste.

  • Un partito che un giorno vuole coprire più il centro, poi guarda a sinistra…Non c'è ancora chiarezza sul suo collocamento. 

Sono iscritta al Pd dal 2014, non provengo né dalla tradizione dei Ds, né da quella della Margherita. Mi sento totalmente slegata da queste dinamiche che, purtroppo, ancora ci sono tra dirigenti e militanti che pensano ancora alle vecchie correnti. Preferisco pensare ad un partito progressista che propone delle politiche rivolte alla giustizia sociale, ai diritti, al lavoro e allo sviluppo sostenibile con la transizione ecologica. Il Pd deve mostrarsi maturo, serve un progetto per l’Italia e per i territori, senza chiedersi ogni giorno se si è più di sinistra o più di centro. Lasciamo da parte le ideologie.

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