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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Borgotrebbia

Biogas a Borgotrebbia, una petizione chiede lo stop del progetto

Dopo l’ok della Conferenza dei Servizi: «La salute pubblica e la tutela dell'ambiente devono essere prioritarie»

Una petizione che chiede lo stop e la riconversione del progetto zootecnico avviato dall’azienda agricola Casabella a Borgotrebbia. È l’iniziativa avviata sul portale “Change.org” della piacentina Dorin Di Genova, che ha raccolto in poche ore già centocinquanta adesioni. Il progetto ha ottenuto proprio nei giorni scorsi l’ok dalla Conferenza dei Servizi e attende gli ultimi passaggi in Comune a Piacenza.

«Come è ormai noto a tutti – si legge nella petizione - l’allevamento intensivo di animali è l’industria più distruttiva al mondo non solo a livello etico, ma anche e soprattutto a livello ambientale. La fermentazione enterica di una sola mucca da latte è responsabile dell’emissione di circa 20 tonnellate di liquame annuo dei quali 80 kg sono composti azotati gravemente inquinanti per l’ambiente. I liquami sono inoltre responsabili della formazione di una grande quantità di polveri sottili. La creazione di una nuova stalla, con 240 animali, comporterebbe un massiccio incremento di tali sostanze che avranno un grave impatto ambientale e saranno dannose per la salute umana. Per quanto gli impianti di Biogas possano essere un’utile risorsa per contrastare l’inquinamento di CO2 dovuto ai reflui nell’ambito zootecnico, questo dovrebbe valere per gli allevamenti già esistenti. L'attuazione di un progetto di questa portata va nella direzione esattamente contraria rispetto alla transizione ecologica, che in questo momento di crisi climatica e salutare dovrebbe incentivare la riduzione degli allevamenti in favore di un'agricoltura sostenibile ad uso umano. Secondo l’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), si deve ricorrere ad “azioni strutturali”. La decrescita della produzione di carne non può essere affidata esclusivamente alle buone abitudini alimentari dei consumatori. Vanno, invece, progettati interventi programmatici di natura politica e istituzionale a livello locale e nazionale, per limitare e controllare l’attività imprenditoriale. Per creare questo impianto il minimo terreno necessario è di 3 ettari, quindi risulterà essere vicino al centro abitato, creando un disagio incredibile ai cittadini perché i liquami utilizzati emanano cattivi odori molto forti. Lì vicino infatti c’è la scuola, la chiesa e i parchi giochi frequentati da bambini, l’argine dove in tantissimi vanno a fare sport. Inoltre la distanza aerea dal centro città di Piacenza è davvero ridotta. E lo smaltimento di questi liquami? Solitamente finiscono nelle falde acquifere».

«I problemi che pongono queste centrali biogas sono molteplici: emissioni in atmosfera, polveri sottili, odori, scarti e rifiuti, rumori, rischi sanitari, rischi idrogeologici, traffico e inquinamento. Aumenterà notevolmente anche il passaggio di mezzi pesanti su strade già ampiamente trafficate (le mura di via XXI Aprile, la rotonda dell’ospedale...) per trasportare materie prime così come prodotti finali, e questo comporterà elevate emissioni di anidride carbonica (Non dimentichiamoci dell’autostrada che passa proprio di fianco al paese). Infine sottolineiamo la riduzione dei valori delle proprietà immobiliari del quartiere e alla perdita di clientela per le attività commerciali della zona». I proponenti della petizione chiedono al Comune di Piacenza – nella figura del sindaco Patrizia Barbieri – di fermare il progetto: «La salute pubblica e la tutela dell'ambiente devono essere prioritarie».

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