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Bisotti: «Non solo primarie e candidato, ci sono dei nodi politici da risolvere»

Centrosinistra spaccato, il segretario dem: «Siamo divisi sui dossier più scottanti per la città, serve un adeguato riconoscimento delle forze politiche». Reboli: «Parliamo linguaggi diversi». La proposta: un candidato unico in 15 giorni o primarie

«L'unità del centrosinistra è ancora l'obiettivo comune». Esordisce così Silvio Bisotti, segretario provincialeancora per poco, è atteso a breve il rinnovo della segreteriadel Partito Democratico. Poi, però, spiega le sue ragioni. Non ci sta ad accettare tutte le critiche e accuse piovute addosso al suo partito da parte degli “scissionisti” guidati da Stefano Cugini, Luigi Rabuffi e Sergio Dagnino. Il segretario, come tutti quelli rimasti dentro “Alternativa per Piacenza”, invitaSilvio Bisotti-15 a tornare indietro e ricomporre la coalizione. Per trovare un candidato unico nel giro di un paio di settimane: altrimenti si ricorrerà alle primarie a febbraio.

Bisotti prova a chiarire la situazione. «Ci sono state polemiche ingenerose al nostro interno, ma diamo la nostra possibilità a chi se è andato di recuperare l'esperienza originaria di App. Ho sentito interpretazioni strumentali, ma bisognerebbe prendere atto di un dato chiaro: non c'è solo il candidato sindaco da risolvere, ma anche dei nodi politici che purtroppo esistono».

Per il segretario Pd «App va ripensata, non superata, si deve evolvere in un'altra modalità».

E poi indica tre questioni da risolvere, a partire da un «adeguato riconoscimento della diversità delle forze politiche, un riequilibrio delle forze al suo interno». Tradotto: il Pd è la forza più importante, lo dicono i voti di ieri e di oggi, bisogna riconoscerlo.

La seconda questione: «serve una revisione dei dossier politici per una sintesi».

La terza riflessione posta da Bisotti è la seguente: «bisogna aprirsi ad un confronto alla città». Quindi il centrosinistra deve aprirsi, sia come candidati che come programma. «Servono questi tre ingredienti – aggiunge ancora il segretario dem, che in vita ad un confronto in assemblea - per migliorare».

L’amarezza di Bisotti è evidente per le critiche arrivate è evidente. «I confronti sono stati poco chiari, ma bisogna guardare avanti. Intorno ad alcuni temi che riguardano Piacenza ci sono più approcci, non lo neghiamo. Noi saremo inclusivi, non mettiamo alcuna barriera».

  • Giovedì 2 febbraio è in programma il prossimo incontro, sarà l’occasione per chiarire?

«Sì, dobbiamo chiarire il percorso con loro. Non si parla solo di primarie, ci sono dossier scottanti sulla città su cui non siamo d'accordo. Come possiamo in campagna elettorale spiegare la città che vogliamo, una città diversa dal centrodestra, se diciamo cose differenti tra noi? C'è una interpretazione riformista e una un po' massimalista delle cose. Loro dicono di noi che “siamo la vecchia politica” e si ritengono la nuova, come si fa a costruire qualcosa? Ma mi riferisco di più al ceto politico, non ai semplici cittadini. È un problema che va avanti da un po' di tempo insieme a quello del candidato sindaco».

  • Perché il Pd non appoggia il suo capogruppo in Consiglio comunale, Stefano Cugini, condiviso invece dalla sinistra di ApP?

«Parlo con prudenza e rispetto. Il Pd, in merito alle candidature, non è arrivato a una sintesi, perché sono emersi più candidati al nostro tavolo politico (quello del partito, nda). E molti di questo tavolo non hanno indicato il nome di Cugini. Checché ne dica Michele Rizzitiello (uno degli “scissionisti”, nda) lo strumento delle primarie di coalizione esiste, a Bologna hanno fatto così solo qualche mese fa per risolvere le questioni interne. Stefano (Cugini, nda) aveva una sua legittima aspettativa, ma da segretario non posso imporre una scelta, se la mia comunità politica dice altro. Non ci sono retroscena significativi a riguardo. Respingo però l’idea che le primarie siano uno strumento per imporre dall’alto un candidato sopra App. Non siamo una caserma, ma un progetto politico».

RAGGI: «CUGINI NON ERA IL CANDIDATO NATURALE»

Sulla figura di Cugini sono da registrare altre prese di posizione. «Nessun veto su Stefano – ha detto la sua Samuele Raggi, consigliere comunale di “Pc del futuro” – ci sono anche altri autorevoli. Le primarie non mi convincevano all’inizio, oggi dico che sono l'unica strada per risolvere la situazione se non c'è un candidato unico. Ho stima di Cugini, è un amico, ma non si può dire, come invece fa qualcuno, che abbia dietro un’ampia maggioranza del tavolo politico. Definirlo il “candidato naturale” è offensivo rispetto al percorso democratico che si è svolto». Il consigliere non vorrebbe che il lavoro svolto da ApP andasse disperso. «Però dire che qualcuno ha giocato sporco è un un'accusa grave a tutto il tavolo politico».

REBOLI: «PARLIAMO LINGUAGGI DIVERSI»

Caterina Pagani (ex coordinatrice di ApP), Francesco Perini e Paolo Cammi (Art. 1) hanno invitato all’unità. Guarda in faccia alla realtà Piera Reboli. «Ci sono differenze al nostro interno – ha detto il vicesindaco di Cerignale che ha partecipato ad ApP - è stato fatto uno sforzo culturale per raccogliere le proposte per migliorare i servizi a Piacenza. Lo strappo inaspettato è stato maldigerito, ha causato sgomento in noi. Parliamo linguaggi diversi, veniamo da culture diverse. Ad esempio c'è chi diceva che il nuovo ospedale non è da fare, e chi di noi è medico ovviamente è sconcertato perché conosce i problemi e le esigenze».

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