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Bisotti segretario provinciale Pd, Cisini: «Vedremo se collaborare, ma non faremo da stampella»

L’ex assessore all’urbanistica ha ottenuto il 73,23% contro il 26,77% dello sfidante Cisini. Rinviata la composizione della direzione provinciale del partito e della commissiona di garanzia. Marco Biasetton tesoriere, Rinaldo Busca presidente

Il risultato finale del congresso provinciale del Partito Democratico piacentino vede trionfare Silvio Bisotti con il 73,23% dei voti, contro il 26,77% dello sfidante Giorgio Cisini. Bisotti, ex assessore all’urbanistica della Giunta e già segretario provinciale di Democrazia Cristiana e Margherita, diventa così il nuovo segretario provinciale Pd. Questi dati, ufficializzati nel corso di un incontro di ieri, danno vita alla composizione della direzione provinciale: dei 108 delegati, 79 vanno a Bisotti e 29 a Cisini. Il partito non ha però ancora provveduto a definire la composizione della sua direzione provinciale e la sua commissione di garanzia. Mentre Cisini aveva pronta la lista dei suoi rappresentanti, Bisotti – alle prese con molti più eletti – ha chiesto un rinvio di pochi giorni per elaborare al meglio un quadro che tenga conto delle parità di genere e della rappresentanza di tutto il territorio. I lavori sono perciò stati rinviati di almeno una settimana, anche perché il Pd in questi giorni è alle prese con un evento nazionale: la conferenza programmatica di Napoli.

Nella riunione congressuale della sera del 26 ottobre – organizzata nel salone della Cgil – sono però usciti il nome del nuovo presidente provinciale e del tesoriere. Il presidente è Rinaldo Busca (fratello di Sandro, ex sindaco di Bettola ed ex segretario Cisl), mentre il nuovo tesoriere è Marco Biasetton, promotore finanziario. I due (candidati unici nei rispettivi ruoli) sono stati eletti con i voti della sola componente bisottiana, senza neanche ricevere gli applausi della mozione Cisini (ma qualche brusio).

IL DIBATTITO

Il dibattito è stato scarno più del previsto. «Il congresso – ha esordito Stefania Tagliaferri, che ha guidato i lavori come presidente provvisorio dell’assemblea - ha messo in luce i punti di forza e le criticità del partito. C’è il bisogno di interpretare il malumore che c’è, per trovare soluzioni unitarie e di coinvolgimento». «Sono iscritto al Pd – ha dichiarato il neo eletto Rinaldo Busca - dalla sua fondazione dopo una lunga militanza nella Democrazia Cristiana e nel Partito Popolare. Siamo qui per rilanciare il nostro partito e una politica a servizio del territorio. La nuova segreteria dovrà esprimersi al meglio. Veniamo da una sconfitta a Piacenza dopo 15 anni di buon governo, non ci dobbiamo demoralizzarci. Dovremmo sentirci tutti un grande famiglia in cui dialogo e rispetto siano segni distintivi. Quando ci sono stati steccati abbiamo visto strappi. Ringrazio chi mi ha preceduto, ovvero Laura Dametti». «Gli errori del passato – ha aggiunto Giorgio Alessandrini - sono stati assorbiti e capiti dai due candidati. Il 25 per cento di Cisini è una buona rappresentanza e Bisotti saprà ascoltarli». Carlo Berra lascia così l’incarico di tesoriere. «Rispetto a due anni fa consegniamo una condizione economica del partito migliore. I problemi più gravi sono stati risolti, ce ne sono ancora alcuni e bisogna costruire una prospettiva. Ma questo è un partito sano, pulito, onesto. Non ho riscontri di censure sul piano amministrativo e finanziario, siamo un esempio. Saremo un partito tradizionale, ma un partito che funziona». Gli eletti del Pd lasciano una parte dei loro stipendi da amministratori pubblici al partito. «Sono stati corretti – ha precisato ancora Berra - anche Bersani e Migliavacca e altri di Mdp che sono usciti, non condivido le loro scelte ma si sono comportati bene. Così come si sono sempre comportati bene i nostri amministratori di ogni ente pubblico».

LE PAROLE DI BISOTTI E CISINI

«Non c’è mai stato nulla sul piano personale – si è limitato a dire Bisotti - è stato un confronto leale, proficuo. La parità di genere e la rappresentanza territoriale sono due parametri importanti. Sia io che Cisini ci siamo promessi di coinvolgere i circoli. Abbiamo avuto dei disguidi di tempi legati ad alcuni eventi nazionali del partito. La relazione vera e propria la farò nel prossimo incontro».

«La mia candidatura – ha preso la parola lo sconfitto Giorgio Cisini - non voleva essere che il “crash test” di un modello di politica diverso. Il partito tradizionale sta perdendo molti pezzi, noi lasciamo sul campo i nostri iscritti, piuttosto che allargare il perimetro. Il nostro è un modello arcaico e superato nei tempi e nei modi, l’elettorato non ci sta guardando con favore. Se non cambiamo abitudini perderemo ancora pezzi. Gli iscritti vanno coinvolti, non basta raccontarci belle cose nelle assemblee. Stasera abbiamo un atteggiamento di astensione, poi vedremo in futuro. Non faremo da stampella, non ci sarà un atteggiamento ostile. Ho visto prove di muscoli in questi frangenti, ci vuole più testa per costruire un Pd attrattivo. Al momento non posso dire se ci sarà collaborazione o no da parte nostra, spero che ci coinvolgerete».

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