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«Bruciamo rifiuti di Parma da tre anni. Forse anche quelli di Reggio»

I grillini di Piacenza all'attacco sulla questione rifiuti. L'accusa principale ai politici è quella di non aver mai letto il Piano regionale, che però, è fermo ai dati 2010 e per i rifiuti speciali addirittura al 2009

«Da tre anni bruciamo i rifiuti di Parma», tuonano i grillini. A pagina 16 del Piano di indirizzo regionale dei rifiuti, riferito al 2010, si legge: “… la provincia di Parma, sprovvista di inceneritore, conferisce i rifiuti indifferenziati, previo trattamento meccanico, agli inceneritori di Piacenza, Reggio Emilia e in parte fuori regione”. La polemica sui rifiuti da Parma è vecchia e fuorviante. Movimento 5 Stelle all’attacco sulla delicata vicenda dedicata al termovalorizzatore di Borgoforte. Oggi, 14 settembre, i grillini sono passati al contrattacco dopo la pioggia di dichiarazioni degli ultimi due giorni.

«E' però vero che allo stato attuale e da qualche anno abbiamo verificato che Piacenza ha già avuto la sua voce in capitolo, accettando in questi anni di bruciare la gran parte dei rifiuti indifferenziati della vicina provincia di Parma. Dalle dichiarazioni dei diversi esponenti politici messe in risalto dai media locali ci è sembrato che il cittadino fosse indotto a pensare che finora a Piacenza nessun rifiuto proveniente da Parma sia mai stato conferito. E questo è inesatto». Lo si legge in una nota del movimento guidato da Beppe Grillo. Una nota stesa dai consiglieri comunali Mirta Quagliaroli e Andrea Gabbiani.

I grillini si dicono «sconcertati nell’apprendere le risposte sia dell’assessore regionale all’Ambiente Freda (IDV) sia del presidente della Provincia Trespidi e del sindaco Dosi rilasciate in questi giorni sul caso inceneritore di Parma. A sostenere la stessa tesi anche gruppi che fanno parte dell'opposizione nel nostro Consiglio quali Lega Nord (segretario provinciale) e PDL attraverso le dichiarazione del consigliere Foti». L’accusa principale è quella di non aver mai letto il Piano regionale, che però, è fermo ai dati 2010 e per i rifiuti speciali addirittura al 2009. Il termovalorizzatore può bruciare 120mila tonnellate di rifiuti e per non liberare agenti potenzialmente pericolosi e cancerogeni deve essere sempre al massimo della potenza e del contenuto.

«C’è però - ha detto Quagliaroli - una quota “libera” cioè di materiale che si può ancora bruciare, ma nessuno sa di quanto sia, nonostante lo abbiamo chiesto più volte». Dopo le dichiarazioni del sindaco Paolo Dosi dalla festa Democratica di Parma, poi smentite dallo stesso che ha sostenuto che qualche organo di informazione aveva fatto “confusione”, spunta ora il piano rifiuti regionale che spazza via molte certezze. E anche la conclusione non lascia tranquilli, perché la Giunta - nel nome di un collettivismo d’altri tempi - prevede: "la progressiva chiusura delle discariche; l’utilizzo prioritario degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale nel rispetto del principio di prossimità; l’ottimizzazione dinamica dei flussi dei rifiuti contestuale all’evoluzione nel tempo del sistema degli impianti”.

E quelle sei parole che dovrebbero far preoccupare i piacentini sono “nel rispetto del principio di prossimità”. E che nella nostra città possano essere arrivati i rifiuti anche di Reggio, che dal 2010 ha spento l’inceneritore, i dubbi ci sono e il Movimento 5 Stelle chiederà «conferme o smentite alla società Iren, ma anche all'amministrazione competente - la Provincia di Piacenza - che non può non sapere quali flussi e quantità di rifiuti siano stati e vengano tutt'ora conferiti presso l'impianto di Tecnoborgo». A Iren, poi, i grillini potrebbero anche chiedere il perché delle bollette sempre più salate e come mai, nonostante si sia a oltre il 50 per cento di differenziata, non ci sia mai stato uno sconto sulle bollette. Uno sconto sbandierato all’epoca della raccolta porta a porta, quando solerti funzionari spiegavano ai cittadini come separare i rifiuti e quando mettere fuori dalla porta bidoni e scatole per la carta (cioè, lavorando sì per l’ambiente, ma anche per Iren). Ma nonostante anche gli ultimi buoni risultati di Iren, al 30 giugno 2012, indichino ricavi in aumento del 34 per cento e indebitamento finanziario in calo, i piacentini continuano a non vedere nemmeno l’uno per cento di riduzione delle bollette.

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