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Venerdì, 29 Marzo 2024
Dopo un lungo percorso

Accorpamento della Camera di Commercio, ci siamo

Entro il 13 febbraio Piacenza indicherà i suoi dieci rappresentanti. La sede a Parma, la presidenza a Reggio. Si tornerà ad assumere dopo sei anni

Diventerà il più grande ente camerale dell’Emilia-Romagna, l’ottavo in Italia. Per l’accorpamento delle Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio, ormai è fatta. Il 13 febbraio è una data importante: scadrà il termine per comunicare i dieci rappresentanti piacentini nel nuovo consiglio camerale.   

La sede legale del nuovo ente sarà a Parma, la presidenza andrà a Reggio Emilia (poi toccherà nel secondo mandato alla Primogenita), ma la sede di Piacenza rimarrà operativa, con tutti i suoi servizi e uffici. Piacenza inoltre porta a casa la parità di membri nel consiglio camerale: ogni provincia avrà 10 consiglieri a testa (per un totale di 30), sebbene il numero di abitanti e attività del nostro territorio è molto inferiore. E Piacenza avrà un suo rappresentante nella giunta.

Secondo il commissario straordinaria Filippo Cella - che si è relazionato con i consiglieri comunali in commissione sviluppo economico, presieduta da Luca Dallanegra (Civica Tarasconi) - sarà importante mantenere una sorta di autonomia territoriale nella gestione del patrimonio: Piacenza ha 14-15 milioni di euro da parte, di cui 10-11 disponibili, e un avanzo di esercizio da 300mila, a fine 2022.

«Si diventa una realtà pesante, l’ottava camera d’Italia – ha osservato Cella. Speriamo di rimanere comunque efficienti e agili negli interventi. La nostra Camera è un esempio di buona amministrazione pubblica, lo dimostrano sostegni, ristori, bandi». L’ente, per quanta riguarda la sede piacentina, tornerà ad assumere personale. «Veniamo da 6 anni di blocco delle assunzioni: pensionati e lavoratori dimissionari non sono stati sostituiti. Ci sono 28 dipendenti nella nostra città, dovrebbero essere 44. Nel 2016, quando partì il processo di fusione, erano 64».

Salvatore Scafuto (Pd) ha messo in dubbio l’utilità dell’operazione. «Gli accorpamenti tradiscono i principi di sussidiarietà. Gli enti camerali sono presidi per il territorio, in particolare per le aree più piccole. Inoltre il risparmio da 50 milioni di euro per lo Stato, frutto di questi accorpamenti, è smentito dall’Istat: non sono cifre reali». Tesi, quest’ultima, per altro confermata dalla Camera di Piacenza, che «non vede risparmi nell’immediato».

Piacenza, in questo matrimonio, porta una “dote” molto più sostanziosa. «La nostra Camera ha sempre lavorato bene – ha detto Patrizia Barbieri - lo ha dimostrato nel Covid, è stata un riferimento per la ripartenza. Se Piacenza è stata gestita bene, con oculatezza, e il patrimonio è lì a dimostrarlo, da altre parti parliamo di debiti. Non conforta unirci a chi non ha gestito allo stesso modo il patrimonio». «Nessuno è veramente indebitato – la replica di Cella -, però noi abbiamo molta liquidità, gli altri poca, ma hanno partecipazioni in asset importanti e strategici come gli enti fieristici locali, al contrario nostro». Per il commissario, inoltre, sarà fondamentale anche “pesare”, nel futuro consiglio camerale, le categorie: artigianato, commercio, industria, agricoltura, servizi. Oltre alla guida delle commissioni.

«Sono preoccupato dai toni di Cella - è la considerazione di Luigi Rabuffi (ApP) - non ci rassicura sull’unione alla quale stiamo andando incontro. Troppi “se” e troppi “ma”, mi ricorda la fusione delle Province, poi fortunatamente stoppata». «Intanto le categorie economiche piacentine - è la chiosa di Cella - sono unite. Per il resto… vedremo dal 14 febbraio. Starà a noi non farci sopraffare all’inizio, poi i matrimoni nel tempo devono portare ad avere un ente unico per tutti i tre territori, che tenga però conto delle autonomie e delle esigenze dei singoli. Il fatto che la sede scelta sia Parma, che è baricentrica e più debole di Reggio, è intanto un segnale che si vuole rimanere equidistanti: non c’è la volontà di penalizzare il territorio più piccolo».

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