rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Chi vuole l’unità: «Le primarie sono lo strumento giusto, bisogna aprirsi»

Cravedi: «Non si possono ipotizzare due percorsi separati alle Elezioni». Motta: «Non si arriva nemmeno al ballottaggio». Angelillo: «Come si possono avere dubbi sulle primarie?». Prandini: «App ha illuso migliaia di nostri elettori». I giovani dem delusi

Perché rimanere uniti e costruire, nonostante le divergenze, una casa comune contro il centrodestra alle prossime Elezioni Amministrative? All’assemblea di “Alternativa per Piacenza” sono stati espressi numerosi appelli agli “scissionisti”, per rimanere all’interno della coalizione.

«Non condivido – ha preso la parola l’ex assessore alla cultura Tiziana Albasi - che alla luce del fatto che tre persone hanno ideato App (Cugini, Dagnino, Rabuffi, nda), gli altri non possano portare avanti il percorso. Per me vincere conta, perché bisogna mandare a casa questa Giunta». «Che poi – ha urlato Gianni D’Amo dalla platea -  è una balla che siano stati solo loro tre a fondare ApP».

Un elettore, Paolo Prandini, pone già dubbi sulla futura alleanza alle Elezioni del 2027. «Chi andrà avanti dopo l’esito negativo di queste Elezioni? Come si potrà riunire? Se c’è un minimo spiraglio per ricucire, adesso, si faccia di tutto». Prandini non appoggia la considerazione di Cugini: per il capogruppo dem “vincere non è l’unica cosa che conta”. «Se si tratta di non rubare i voti o di minacciare la gente, sono d’accordo. Ma andare uniti per vincere, quello sì. App ha illuso i cittadini, hanno partecipato 250 persone ai vostri tavoli, ma i piacentini di centrosinistra sono migliaia e migliaia là fuori».

«Lo stallo – è l’intervento dell’ex deputato dem Marco Bergonzi - non è su un nome o due nomi. Ma su un concetto. Si preferisce scegliere il nome qui, tra cento persone che hanno partecipato da subito, invece che farlo scegliere a migliaia di persone con le primarie. Il dibattito è surreale: non è che tutti dobbiamo seguire i primi tre fondatori di App nelle loro decisioni».

Daniele Ciolli ha chiesto, piuttosto, di mettere già in chiaro, adesso, un’alleanza al secondo turno, visto lo strappo. «Facciamo Pd più ApP al secondo turno, perché non dobbiamo lasciare al centrodestra la possibilità di rivincere, non hanno fatto nulla in questi cinque anni. Purtroppo noto che le spaccature del centrosinistra sono endemiche, accadono sempre».

Anche il portavoce di ApP, Mattia Motta, è intervenuto. «Ciolli è un pensionato disabile, è per i nostri elettori come lui che dobbiamo costruire un progetto che dia risposte. Qua si fa fatica ad arrivare al ballottaggio, altro che vincere al secondo turno. La narrazione che è venuta fuori sulla stampa è stata molto negativa, si parla di noi solo come “lacerati”, si scrivono “de profundis” su questa coalizione. Dovevamo scegliere il portabandiera nostro, e sono nate le incomprensioni. I toni si sono inaspriti, da tutte le parti».

Da Gianni Cravedi è arrivato un altro accalorato appello. «Non condivido la rottura, l’uscita. Riconosco però che certi nodi politici debbano essere risolti. Le primarie per me sono uno strumento utile, è il passaggio giusto, non è traumatico, non si possono ipotizzare due percorsi separati alle Elezioni. Questo percorso non si deve dividere. Non abbiamo trovato un candidato unitario, quindi diamo la parola agli elettori con le Primarie. Il tempo c’è. Io un paio di candidati che possono andare bene a tutti li ho visti». Cosa non ha funzionato dell’esperimento di App? «I partiti fanno fatica a vedere una costruzione dal basso da parte dei cittadini, delle associazioni, degli ambientalisti. È un tentativo che si è fatto, non è facile. La politica è in crisi proprio per questo. Però il tentativo è meritevole».

Analisi condivisa anche da Giorgio Alessandrini (Pd) che chiede unione e dal giovane Francesco Colombi: «Bisogna continuare a impegnarsi per stare insieme».  

Assolutamente contrario alla separazione anche un decano del centrosinistra come Mario Angelillo. «La politica deve vincere, nessuno se ne deve andare dal tavolo. Non possiamo permetterci di perdere. Bisognerebbe avere fiducia nei nostri compagni di viaggio, che sento mancare qua. Come possiamo avere già dubbi su chi vincerà le Primarie? Prendetevi 48 ore per decidere voi fuoriusciti. Ricordo inoltre vent’anni fa, nel 2002: il nome dell’outsider Roberto Reggi uscì fuori proprio all’ultimo momento».  

Andrea Capellini, segretario provinciale dei Giovani Democratici, non condivide lo strappo. «Servirebbe meno autoreferenzialità e più gioco di squadra, stiamo facendo un regalo alla destra. Noi giovani siamo delusi, perché mandare tutto all’aria?».

Per un altro giovane, Mattia Uttini, le Primarie non rappresentano un problema. «Ma di cosa abbiamo paura? Che la Barbieri partecipi alle nostre primarie? È ovvio che il vincitore sarà uno del nostro campo».

«Mi sembra che il trio Cugini, Dagnino e Rabuffi – ha sentenziato Daniel Bozzarelli - abbiano già deciso cosa fare, prendiamone atto».

«Mi colpisce la delusione dei giovani – ha dichiarato Giulia Piroli, consigliera del Pd - per l’uscita dal progetto. App è l’occasione per i giovani di avvicinarsi alla politica. Invito i tre consiglieri a ripensarci».

«Sono più rappresentativi i 7 mila votanti delle primarie del 2012 – è l’osservazione del consigliere del Pd Christian Fiazza - che i 120 partecipanti di App».

«Bisogna stare dentro e lottare qui – gli fa eco il consigliere civico Roberto Colla - chi esce sbaglia. Ho lanciato un appello ai colleghi consigliere per rimanere. E rilancio: bisogna allargare il campo, per vincere, in città politicamente più vicina alla Lombardia che non a Bologna e all'Emilia».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Chi vuole l’unità: «Le primarie sono lo strumento giusto, bisogna aprirsi»

IlPiacenza è in caricamento