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Cinema chiusi, non si producono popcorn e alimentari: in difficoltà “Fun Food Italia”

Tarasconi (Pd) riporta il caso dell’azienda di Rivergaro in Regione: «Vanno tutelate le imprese alimentari che operano nel mondo dello spettacolo»

In Assemblea l’assessore al Lavoro Colla riferisce che «come Regione Emilia-Romagna chiederemo formalmente al ministero del Lavoro di rivedere i codici Ateco, che devono essere calibrati sulla filiera (nel caso dell’azienda piacentina quella dell’intrattenimento)». «Tutelare tutte quelle aziende del commercio alimentare che si rivolgono al mondo dello spettacolo e dell’entertainment (come cinema, teatri, parchi e stadi), attività che hanno subito forti cali del fatturato in questi ultimi mesi (che in alcuni casi raggiunge il 90 per cento) ma che non rientrano nei provvedimenti governativi dei cosiddetti ristori». A chiedere all’esecutivo regionale di sollecitare il governo nazionale su questo delicato tema con un question time in Assemblea legislativa, sono Katia Tarasconi (prima firmataria), Matteo Daffadà, Palma Costi, Manuela Rontini, Marco Fabbri e Francesca Marchetti del Partito democratico.

Non tutte le categorie coinvolte nell’emergenza sanitaria, spiega Tarasconi in Aula, «sono state oggetto di provvedimento di ristoro, considerato che manca all’appello una fetta consistente di aziende che hanno sofferto e soffrono tuttora gli effetti della pandemia». Tra le aziende che non hanno avuto alcun ristoro diretto (oltre alla cassa integrazione straordinaria per i dipendenti), sottolinea la consigliera, «rientra la Fun Food Italia di Rivergaro, nel piacentino, leader nazionale da oltre 20 anni nel commercio di popcorn e altri prodotti alimentari per l’indotto dello spettacolo e dell’entertainment (fino allo scorso febbraio aveva un carico occupazionale di 24 addetti). Il fatturato si è ridotto di oltre l’85 per cento, ma ha comunque onorato ogni pendenza con il personale e con i fornitori ricorrendo a un forte indebitamento». In assenza di un urgente provvedimento di sostegno straordinario, che permetta di coprire le perdite subite e i costi fissi che l’azienda continua a sostenere, ha concluso la dem, «potrebbe chiudere».

La risposta arriva dall’assessore regionale al Lavoro. Vincenzo Colla spiega che è necessario intervenire sui codici Ateco. «Il codice ateco dell’azienda piacentina fa riferimento al commercio di prodotti alimentari: come Regione Emilia-Romagna chiederemo formalmente al ministero del Lavoro di rivedere i codici ateco, che devono essere calibrati sulla filiera (in questo caso quella dell’intrattenimento)».

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