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Martedì, 16 Aprile 2024
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«Cittadini diteci dove volete andare. Attenti, la spoliazione è vicina»

Trespidi e Parma ipotizzano, per far sopravvivere il nostro territorio, il ricorso a due deroghe (su abitanti ed estensione del territorio) sulla scorta della linea che starebbe nascendo in Lombardia. Nei prossimi giorni incontri con le categorie economiche, i 48 sindaci e i sindacati. Ma il percorso è difficile e accidentato

Spuntano due novità normative legate all’abolizione della Provincia. Potrebbero essere derogati i due parametri stabiliti dal Governo per far restare sopravvivere l’Ente di via Garibaldi e farlo restare integro: 350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati. Lo ha spiegato oggi, 7 settembre, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, in una conferenza stampa alla presenza del suo vice, Maurizio Parma. E prima di entrare nel complesso meccanismo, Trespidi ha lanciato un appello alla stampa, perché si faccia promotore di fare chiarezza ai cittadini, al fine di sapere che cosa ne pensano sul restare o meno in Emilia Romagna e sulle funzioni che dovrebbero restare qui, per evitare il rischio di uno svuotamento di centri direzionali del territorio (prefettura, questura, Agenzia Entrate, Camera di commercio e altri). Intanto, il presidente proporrà un ordine del giorno al Consiglio provinciale perché ci si muova per far valere le due deroghe. IlPiacenza.it lo sta facendo, proponendo da tempo un sondaggio on line in cui si chiede ai cittadini di esprimersi sull’abolizione della Provincia e su un passaggio in Lombardia o sulla permanenza in Emila Romagna. E nei prossimi giorni, Trespidi ha già in calendario alcuni importanti incontri per sondare l’opinione dei principali attori sul territorio: vedrà, infatti, le categorie economiche, i 48 sindaci e i sindacati.

I PARAMETRI. La novità, cioè il far valere in sede ufficiale la deroga dei due parametri, è uscita dopo un incontro dalla sezione lombarda dell’Unione delle province italiane (Upi).  «Il quadro generale - ha affermato - è di totale incertezza, anche nei Consigli delle autonomie locali e nelle Regioni». Le province lombarde, secondo un indirizzo che starebbe prendendo corpo in Lombardia, potrebbero far valere due deroghe al decreto del Governo sul riordino delle Province (Inserite nella spending review). Primo: oltre ai due parametri su popolazione ed estensione territoriale, le Province chiedono di valutare anche i chilometri di strade provinciali e la presenza di colline e montagne. Secondo: il Cal della Lombardia intende recepire queste indicazioni e la Regione non si opporrà, inviando tutto al Governo. Diversa la posizione emiliana. Ieri a Bologna si è riunito il Cal, ma senza risultati apprezzabili.

LA SPOLIAZIONE. «La deroga - ha ricordato Trespidi - era già stata sostenuta da Errani e Bersani alla festa del Pd, quando dissero di non preoccuparsi perché Piacenza avrebbe mantenuto il proprio ruolo». Il presidente ha sottolineato ancora l’unicità del nostro territorio, che confina con cinque province, ha colline e montagne: «Se si apre questo spiraglio noi dobbiamo batterci, non è un escamotage per aggirare il taglio delle Province». La partita in atto, ha evidenziato, «non è solo l’abolizione della Provincia, ma questo potrebbe essere il primo atto di una successiva spoliazione del territorio da importanti uffici ed enti che potrebbe avere anche ripercussioni economiche». E non solo. Il presidente ha invitato a riflettere sulla situazione rifiuti, nel caso di una grande area capitanata da Parma: i rifiuti potranno circolare in regione e questo significa la fine dei piani provinciali. L’incubo è che nel nostro inceneritore potrebbero finire i rifiuti di altre città. Un primo segnale di perdita di decisioni è venuta con la scomparsa degli Ato e la nascita di quello regionale, Ater. Controlli più difficili, anche su ciò che fa Iren, e nessuna possibilità di imporre la volontà dei piacentini. Poi sono stati resi noti due pareri di costituzionalisti a cui l’Upi aveva affidato l’incarico di analizzare il decreto del Governo:  Valerio Onida e Carulli Relli. I due studiosi hanno affermato che la delibera del Governo ha solo carattere propositivo e non ha effetti sulle Province. Inoltre, sull’articolo 17 del decreto Salva Italia la Provincia mantiene le proprie competenze e non si può giustificare un’elezione di presidente e Consiglio che non sia “diretta”, cioè non eletti dal popolo.

IL CRONOPROGRAMMA. Se l’ordine del giorno dovesse essere approvato in Consiglio, il documento verrebbe poi spedito alla Regione per un parere. Ma i tempi non sono brevi e i passaggi complicati. Il Governo è già in ritardo. Entro il 2 ottobre, i Cal dovrebbero approvare un’ipotesi di riordino. In tutte le Regioni, però, vigono l’incertezza, il caos e le liti. Il giorno dopo i Cal invierebbero le ipotesi alle Regioni. Entro il 23 ottobre, le Regioni invierebbero le proposte di riordino al Governo. La situazione politica nazionale, la crisi economica e i tanti problemi sul tappeto rendono questo cronoprogramma di difficile attuazione.

IL REFERENDUM. In questo marasma normativo e amministrativo l’ipotesi referendum non è scomparsa, ma resta sotto il fuoco.

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