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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il dibattito

Commissione qualità architettonica, centrodestra: «Ingerenze nelle nomine»

L’assessore Fantini si difende: «Non c’è modo di pilotare la scelta». Un doppio verbale dell’Ordine degli architetti scatena la polemica

C’è la nuova commissione per la qualità architettonica e paesaggio, però la sua costituzione ha creato molti malumori in Consiglio comunale. L’organo tecnico esprime pareri obbligatori in merito alle autorizzazioni paesaggistiche di competenza del Comune. Valuta l’approvazione degli strumenti urbanistici generali, attuativi e le varianti.

Sarà composto da sette persone: gli architetti Filippo Armani, Letizia Anelli e Rosemary Ramelli; l’agronomo Giuseppe Miceli; i geologi Andrea Carpena e Lanfranco Zanolini, l’ingegnere Silvio Carini. Rispetto al passato, il centrosinistra ha preferito garantire più rappresentatività all’Ordine degli architetti: a secco, senza tecnici, il collegio dei geometri. 

Il primo ad aprire il “fuoco” contro la maggioranza, durante la seduta del 16 gennaio, è stato Jonathan Papamarenghi (Civica Barbieri-Liberi). «Mi sento di richiamare l’attenzione: alcuni nomi sono a rischio di conflitto d’interesse». Due dei tre architetti scelti dalla Giunta Tarasconi hanno lavorato nello stesso studio professionale dell’assessore all’urbanistica Adriana Fantini, che è un architetto. «Non ci è piaciuto il metodo – ha proseguito Patrizia Barbieri - ci sono architetti di fiducia dell’assessore, è una forzatura, lo trovo poco elegante. La decisione dovrebbe essere solo del Consiglio comunale, qua si comprime la libertà dei consiglieri. C’è stata un’ingerenza. Perché nominare ben tre architetti poi?».  

«La commissione – ha giustificato così Andrea Fossati (capogruppo Pd) la volontà di avere più architetti - si esprime su questioni prettamente architettoniche. Quindi un numero maggiore di architetti è funzionale. È una scelta per avere una composizione tecnica di un certo tipo. Abbiamo vagliato tutti i curricula, non abbiamo escluso nessuno, nessuna prova di forza».

«Le cose dette - è la replica dell’assessore Fantini - sono abbastanza gravi. Sono gli Ordini professionali che mandano i nominativi. Quello degli architetti ha inviato i curricula, non c’è modo di pilotare quella scelta. Si riuniscono e sorteggiano i nomi tra i candidati. Pensavo che non ci fossero scontri tra maggioranza e opposizione su questo. Non c’è nessun conflitto e alcuna cattiva volontà».

«Si sta facendo passare sottotraccia – ha rincarato la dose Papamarenghi - il fatto che l’Ordine abbia indicato quattro nomi, rispetto ai sette ricevuti da noi consiglieri. Qualche perplessità viene…». Stefano Cugini (ApP) ha chiesto «chiarezza sulla discrepanza numerica segnalata da Papamarenghi». «I nominativi che sono stati inviati a voi sono quelli comunicati dall’Ordine degli architetti», la risposta dell’assessore. «Prendo atto di un secondo verbale dell’ordine con più nominativi», l’appunto successivo del rappresentante del centrodestra.

Per niente polemico, invece, Filiberto Putzu (Liberali). «Non mi sembra sbagliata l’idea di avere più architetti nella commissione». Il centrodestra, però, ha incalzato. «Se l’Ordine ha mandato quattro nomi – ha tuonato ancora Barbieri - perché il Comune ha chiesto una integrazione? Mossa inelegante e inopportuna».

«L’assessore - è il pensiero di Massimo Trespidi (Civica Barbieri-Liberi) - su questa vicenda non doveva mettere né il becco, né il naso. Vista la sua professione, doveva rimanerne fuori. È una grave ingerenza, ha creato un pasticcio. I primi quattro nomi nel verbale dell’ordine non andavano bene all’assessore, anzi, ne andava bene solo uno. Infatti è l’unico che è sopravvissuto al secondo verbale. Così è stata chiesta un’aggiunta, con sostituzione di tre cognomi su quattro. L’assessore Fantini vi ha condotto al macello. Cancelliamo la brutta pagina di oggi e confrontiamoci di nuovo». Invito non raccolto dalla maggioranza. Si è andati così alla votazione, che ha portato alla nomina dei sette tecnici. Civica Barbieri-Liberi e i consiglieri Soresi e Domeneghetti (Fd’I) non hanno ritirato, in polemica, le schede per esprimere le proprie preferenze.

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