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La decisione

Piacenza sceglie di non rottamare le cartelle fiscali per multe e tributi

L’assessore al bilancio Perini: «Per rispetto di chi paga regolarmente non stralciamo nulla». Si tratta di 11 milioni di euro

Il Comune di Piacenza non applicherà lo stralcio delle cartelle esattoriali previsto dal Governo Meloni. La Giunta Tarasconi ha infatti deciso di non avvalersi della facoltà contenuta nella Legge di Bilancio 2023 e, con una delibera dell’assessore al bilancio Marco Perini, ha deciso di non aderire alla possibilità di stralcio delle cartelle. Nessun colpo di spugna, quindi, per i debiti fiscali che, piacentini e non piacentini, hanno nei confronti dell’ente dal 2000 al 2015: multe stradali, mancati versamenti della tassa dei rifiuti e dell’Imu sugli immobili. È una decisione assunta anche da molti altri comuni italiani, in particolare quelli amministrati dal centrosinistra. La delibera sarà comunque sottoposta al parere del Consiglio Comunale, nella seduta del 30 gennaio. La decisione del Comune riguarda solamente le cartelle che dipendono dall’Agenzie delle Entrate: non quelle legate al servizio di riscossione di Ica. 

«Abbiamo deciso di non aderire allo stralcio - spiega il vicesindaco Marco Perini - per una forma di rispetto nei confronti di coloro che hanno pagato regolarmente, non ci sembrava corretto fare dei distinguo».

«C’è sempre la possibilità - ricorda l’assessore al bilancio - di ridefinire i debiti che vanno fino al 2022 con l’Agenzia. Si possono stralciare sanzioni e interessi, se ci si confronta entro il 30 aprile, pagando il debito entro il 31 luglio in un'unica soluzione, oppure con una rimodulazione dello stesso fino a 18 rate trimestrali. L’opportunità per andare incontro ai cittadini è questa».

Vicesindaco, ma a quanto avreste rinunciato in caso di stralcio delle cartelle esattoriali sotto i mille euro dal 2000 al 2015? «Si parla di circa 11 milioni di euro. Però una larga fetta di questi debiti sono molto più che “di dubbia esigibilità”. Chi non ha pagato nel 2000 o nel 2003 difficilmente ha l’intenzione di risolvere la situazione dopo vent’anni, ammesso che sia ancora una persona vivente».

Tra questi 11 milioni di euro interessi e sanzioni quanto pesano? «Circa il 30 per cento di questa cifra», conclude Perini.

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