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Bilancio partecipato, Botti a Romersi: «Ma lei un'idea ce l'ha?»

Dal consigliere comunale Giovanni Botti vivaci critiche all'operato dell'assessore al Bilancio del Comune di Piacenza, accusato di scarsa decisionalità

Dal Consigliere comunale del Gruppo Popolo della Libertà Giovanni Botti, un comunicato con varie critiche all'operato dell'Assessore al Bilancio del Comune di Piacenza :

"Fare l'Assessore al Bilancio non è un lavoro facile, si capisce, poi in tempi di crisi economica, vacche magre e governi tecnici, è ancora più difficile. Ma il nostro di Piacenza proprio non lo capiamo. Quest'estate, appena eletto, alla sua prima uscita ha detto: "Piacentini ditemi dove devo tagliare". Ora chiede nuovamente di segnalare dove sono gli sprechi. Sorge spontanea una domanda: ma lei un'idea, almeno una, ce l'ha? Una piccola prospettiva di cambiamento spero almeno l'abbia pensata. Nel senso che, coinvolgere in un discorso partecipativo i cittadini su temi importanti è altamente democratico e costruttivo. Ma la latitanza di idee e proposte da parte di chi amministra è alquanto preoccupante. Che risultati si intende ottenere? Giungeranno solo segnalazioni di sprechi, o malfunzionamenti della macchina amministrativa che sono marginali e secondari ad una vera rivoluzione della gestione delle risorse.
Perché di questo abbiamo bisogno: smontare e ribaltare tutta la struttura gestionale, e ripensare con quali risorse nuove sostenere l'amministrazione pubblica, che verte nell'immobilismo a causa della crisi economica e dei tagli provenienti dal governo centrale.
Quindi non basta tagliare le fettine più sottili ad un arrosto sempre più piccolo, bisogna cucinare qualcos'altro. Con gli stessi ingredienti ma cercando di realizzare strumenti di gestione nuovi e diversi. Ma visto che chiede a noi di fare il suo mestiere ecco qualche consiglio propositivo. (E poi non si dica che l'opposizione non è collaborativa).

1) Gli enti pubblici hanno bisogno innanzitutto di servizi alla persona gestiti attraverso modelli sussidiari. Ciò non significa far fare al privato ciò che il pubblico non riesce più a fare, perché questa non è innovazione dei servizi. Bensì far fare al privato ciò che già fa bene, sostenendolo e finanziandolo, e rinunciare a qualche servizio pubblico assistenziale che non riesce più a rispondere ai nuovi e svariati bisogni emergenti dalla società.
2) Razionalizzare tempi e luoghi di lavoro. I lavori di back office, con le nuove tecnologie, possono essere implementati fuori dagli orari tradizionali e non solo in ufficio. Il telelavoro diventerebbe così strumento di flessibilità e incentivo per la conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia. Nonché fonte di efficientamento e razionalizzazione dell'organizzazione del personale.
3) Basta carta e penna: applicare il più possibile una rivoluzione dei sistemi informativi e di comunicazione tecnologici come ci è chiesto dal nuovo codice di amministrazione digitale.
4) Ottimizzare la valutazione ex-ante ed ex-post dei contributi erogati a fondo perso a gruppi e associazioni. Quasi più di 4 milioni negli scorsi bilanci. I soldi pubblici come, dove e in che modo vengono spesi da chi li riceve? Implementiamo questo sistema valutativo e capiremo come usare al meglio i nostri soldi.
5) Dismettere e lasciare liberi gli immobili improduttivi o su cui l'Ente paga l'affitto.
6) Usufruire il più possibile di progetti finanziati dall'Unione Europea.
7) Cercare sponsor per finanziare eventi culturali (lo facciamo per il festival del diritto, lo si potrebbe fare anche per il teatro, le mostre, i musei...).
Per ora direi che possiamo fermarci: queste sono solo semplici proposte e possibili nuove soluzioni. In fondo è lei l'Assessore, non possiamo certo rubarle il mestiere"

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