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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Concessione sale comunali, Cugini: «Non c’è traccia del riferimento alla medaglia d’oro della Resistenza»

Il capogruppo dem interviene dopo che la Giunta ha modificato i criteri di concessione delle sale comunali: «Non rispettata la promessa di esplicitare il riferimento alla medaglia d’oro»

Il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale, Stefano Cugini, interviene a poche ore di distanza dalle celebrazioni del 25 aprile. «“Spiace, registrare la presa di posizione di qualche consigliere che, in spregio a questo momento di comune condivisione, insista, per pura propaganda politica, nel voler introdurre elementi polemicamente divisivi, che certo non aiutano un sereno confronto e la maturazione di una coscienza comune”. Così la nota stampa della Giunta – sottolinea Cugini - dopo l’approvazione delle modifiche (all’acqua di rose) ai criteri di concessione delle sale comunali. Ci vuol davvero coraggio ad attribuire ad altri lo spregio a un momento di condivisione, dopo aver risposto “picche” a tutte le proposte della minoranza nelle varie riunioni dei capigruppo.

Ci vuole mestiere a ergersi garanti del “patto tra gentiluomini” in pubblico e poi buttare sul tavolo quattro righe banali, dicendo: “prendere o lasciare”. Perché così è successo, per puro fastidio a ribadire l’essenza antifascista della nostra città, che ha portato questa illuminata giunta a opporsi persino alla richiesta di rispettare la parola data in Consiglio comunale, laddove – in aula – avevamo posto come unico punto non negoziabile proprio l’esplicito riferimento al rispetto alla Medaglia d’oro e alle motivazioni che ne giustificarono il conferimento, che chiedevamo venissero riportate integralmente – si tratta di poche righe – nella modulistica da compilare.

Altro che: “recepiti i criteri emersi nel dibattito consigliare”! Niente da fare: della Medaglia d’oro al valor militare nei nuovi moduli nessuna traccia. Sta già nello Statuto. Guai a ripetersi e diventare ridondanti! Non paghi, scelgono di esagerare e di rinunciare anche al minimo di stile che ci si potrebbe aspettare. Potevano tenere un basso profilo e avrei evitato di mettere questi puntini sulle i. Invece se ne escono con un comunicato autocelebrativo, in cui girano la frittata e partono all’attacco di chi – a dir loro – vorrebbe introdurre elementi politicamente divisivi. Si sappia che gli “elementi politicamente divisivi”, per questi governanti, sono proprio la Medaglia d’oro di cui si fregia Piacenza per la lotta alla dittatura e all’oppressore straniero e le parti della Costituzione in cui è più chiaro il riferimento all’antifascismo. Ci hanno fatto capire in modo chiaro che per loro il “sereno confronto” equivale a: “fai quel che dico io” e la “maturazione di una coscienza comune” passa per la rimozione di verità storiche. Fumo negli occhi gettato senza ritegno, compiacendosi pure di accusare gli altri di propaganda.

Il fascismo è un tarlo, che si nutre di esasperazione e paura, che cerca sfogo in un nemico e in soluzioni radicali. È un meccanismo semplice, da cui nessuno è al riparo. Ripudiarlo oggi non è una risposta all’inesistente pericolo di ricostituzione del disciolto partito, ma al presidio necessario contro la normalizzazione di certi disvalori e la banalizzazione di pensieri e comportamenti che ci allontanano dal livello base di umanità. Chi amministra ha il dovere di interpretare quel presidio, nelle grandi e piccole azioni quotidiane. Rimangiarsi la parola e far pesare i numeri di un potere arrogante, che mal sopporta il vero confronto, non sono di certo il miglior viatico in tal senso. A prescindere da quanta opinione pubblica si riesce a confondere con verità posticce e comunicati che, in quanto a propaganda, meritano davvero una menzione speciale».

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