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Costi dei rifiuti in aumento, «La pandemia non ha influito sui numeri»

Veneziani (Atersir): «I calcoli con il nuovo metodo Arera sono basati sui dati del 2018, ma non è comunque detto che la pandemia abbia causato meno rifiuti e costi nel nostro territorio»

Quando il Comune di Piacenza è stato costretto, nei giorni scorsi, a ratificare un aumento da 700mila euro del costo di gestione dei rifiuti per il 2020, l’indignazione di tutto il Consiglio comunale, e non solo, si era levata alta. Perché mai in un anno in cui imprese e negozi hanno tenuto chiuso a lungo e sono stati limitati nelle proprie attività, il gestore Iren ha chiesto un 2,8% in più di risorse economiche per coprire l’intero servizio nel capoluogo, già fissato a 21,8 milioni di euro?

A distanza di qualche giorno ci pensa Raffaele Veneziani, sindaco di Rottofreno e coordinatore piacentino in Atersir, a illustrare conRaffaele Veneziani-4 chiarezza la situazione, in commissione 4 a Piacenza. Da quando è diventato primo cittadino nel 2011, le cose sono mutate più volte.

Da “Ato”, l’ente solo piacentino che regolava e controllava il servizio dei rifiuti, si è passati ad Atersir, per volere di Governo e Regione. Dal 2012 intanto il servizio di gestione dei rifiuti è in proroga ad Iren. Si pensa nel 2021 di concludere, finalmente, la gara di affidamento per i prossimi 15 anni. «È nata Atersir – ha ricordato Veneziani – perché per legge ci voleva un unico ente regionale che in ogni territorio verificasse il servizio».

Prima ogni comune gestiva con Iren i servizi per il proprio territorio. C’era chi chiedeva dei servizi in più o in meno (ad esempio il numero di spazzamenti della strada) e Iren stabiliva il prezzo per i cittadini, residenti e non, di quel comune. È arrivata, però, anche Arera, l’agenzia nazionale, che controlla dall’alto i rapporti tra Atersir, gli enti pubblici e i gestori privati.

«Una legge dello Stato entrata in vigore poco tempo fa – precisa Veneziani - spiega che dove non c’è un contratto frutto di una gara, bisogna indicare un costo minimo del servizio per essere efficiente. È il metodo Arera, suggerito da un algoritmo».

I privati propongono la loro offerta per il servizio, che poi si va a incastrare con l’algoritmo di Arera. «Il numero inizia a farlo il gestore presentando i suoi dati. Se ci fossimo basati su quanto indicato da Iren nella fase iniziale, avremmo pagato l’11% in più rispetto al 2019. La società si è premiata. Nella versione più favorevoli ai comuni aveva proposto un calcolo dell’8%».

Invece si è pagato il 2,8% di aumento sull’intero bacino provinciale, che per il capoluogo sono 700mila euro in più, poi spalmati su tre anni e quasi annullati da un recupero dell’evasione (alla fine si tratta di coprire solo 70mila euro, poca roba se spalmata su tutti i cittadini). Come mai il 2,8%? Veneziani e i comuni piacentini al tavolo delle trattative si sono fatti valere.

I numeri del metodo Arera sono discordarti da territorio a territorio. A Parma +1,6% (partendo da cifre più basse), a Reggio Emilia +4,6%, alcuni comuni reggiani +8% di aumenti. «L’aumento Arera cercheremo di anestetizzarlo con la nuova gara dei rifiuti – ha ribadito Veneziani – che dovrebbe essere assegnata a giugno. Prima viene aggiudicata, meglio è per i nostri risparmi».

Il 2,8% di aumento non è solo per il capoluogo, ma su tutti i comuni. «Avremo dovuto calcolarlo comune per comune, ma comunque volevamo preservare l’aspetto solidaristico nei confronti di tutti».

La pandemia, in tutto questo, non c’entra. «Il metodo Arera e l’algoritmo tenevano conto dei dati del 2018, non della produzione dei rifiuti del 2020. I dati di quest’anno verranno presi in considerazione nel calcolo 2022». «È comunque ingannevole – ha rimarcato Veneziani - l’equazione pandemia uguale meno rifiuti. È vero che le aziende erano ferme e i ristoranti chiusi, ma pensiamo al packaging in più, al delivery che c’è stato, a tutta la plastica utilizzata, al fatto che chi era in quarantena non ha fatto la differenziata».

I DUBBI DEI CONSIGLIERI

Veneziani ha illustrato il quadro davanti alla commissione 4, presieduta da Antonio Levoni. «Iren dove pesca i suoi dati – si è chiesto Massimo Trespidi (Liberi) - per i bollettini dei pagamenti? Ho dubbi che la società controlli tutti gli iscritti all’anagrafe, chi vive in affitto e chi disponga di case vuote e inutilizzate. La banca dati però l’ha in mano Iren e non noi, è lei che sa veramente se c’è dell’insoluto. Purtroppo sa anche che il costo deve essere comunque coperto, ma non gli importa da chi. È a noi, come Comune, che interessa distribuire i costi su tutti i cittadini e che il servizio sia all’altezza». «La base dati – ha detto al riguardo Veneziani - è il grosso problema degli ultimi dieci anni. Vanno rivisti, aggiornati, insieme a quelli del catasto sulle superfici e le metrature».

«L’algoritmo – è il parere di Luigi Rabuffi (Pc in Comune) - sa molto di pretesto per fare il bello e il cattivo tempo. Iren è partita con un aumento dell’11%, poi si è abbassata all’8%, e dopo una contrattazione si è concluso sul 2,8%, ovvero 700mila euro in più di aumento. Fateli voi i conti su 22 milioni di euro, la differenza del 9% tra la proposta di Iren e il risultato finale è immensa. Le nostre comunità locali devono poter controllare meglio il lavoro dei gestori. Se Iren vincerà il bando di gara con un ribasso è perché ci ha già guadagnato adesso e ci darà il contentino». Rabuffi ha chiesto di conoscere nel dettaglio i dati sulla produzione dei rifiuti in città. «E diteci quanto ha bruciato l’inceneritore di Piacenza e quanti rifiuti vengono portati lì da fuori».

«Iren, comunque vada, ci guadagna tanto – è il pensiero di Mauro Saccardi (Misto) -. I rifiuti probabilmente sono rimasti gli stessi, ma le strade venivano sporcate meno, non passava nessuno. Tutte le aziende private d’Italia hanno sostenuto costi in più per sanificare ambienti e aree, Iren non può giustificare i costi in più così».

«ATERSIR DA POTENZIARE»

«Negli ultimi anni è stata tolta agli enti locali – ha aggiunto Samuele Raggi (Pc del futuro) - la possibilità di decidere. Le Amministrazioni non possono incidere, c’è poca chiarezza anche nell’interpretare i numeri. È complesso e difficile ma ogni cittadino dovrebbe decidere lui stesso a chi affidare i propri rifiuti, così verrebbero scelti i privati più bravi a riciclare». «Meccanismo diabolico – è la riflessione di Sergio Dagnino (Movimento 5 Stelle) - tutto è nascosto dagli algoritmi, in sostituzione di una trattativa più alla luce del sole». Sulla necessità di controllare meglio il gestore, Veneziani ha voluto dire la sua. «Siamo l’unica provincia emiliano-romagnola che ha un ufficio Atersir locale, sul territorio. Tutte le altre lo hanno a Bologna. Questo è l’unico controllore possibile per legge, ha bisogno però di professionalità al suo interno, deve essere potenziato, i dipendenti devono verificare numeri, conti, servizi, sistemi, attrezzature. Negli ultimi anni sono migliorate le cose, ma non è ancora sufficiente».

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