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Cugini e Rabuffi vogliono le dimissioni di tutti, la maggioranza: «Non c’è motivo»

Dopo le dimissioni dell’assessore Opizzi, i due consiglieri della sinistra attaccano: «Città scioccata dall'inchiesta, chiudiamo prima il mandato». Il Pd non appoggia la proposta. La maggioranza la rispedisce al mittente

«C’è vicinanza umana e rispetto per la situazione che si è venuta a creare, la giustizia farà il suo corso. Ma la città è scioccata dall’inchiesta, per questo ho invitato l’intero Consiglio comunale a dimettersi». Stefano Cugini, consigliere del Misto (e candidato sindaco per la sinistra) ha richiesto nuovamente di terminare anzitempo il mandato, dopo le dimissioni presentate dall’assessore all’urbanistica Erika Opizzi, indagata nella maxi inchiesta sugli appalti.

«La giustizia ha coinvolto l’aula del Consiglio più volte in questi anni di mandato – ha motivato la sua proposta Cugini, rimasta isolata - serve una presa di posizione. L’invito era collettivo, a tutti noi, me compreso: sbrighiamo quello che c’è da fare, e chiudiamo questa esperienza per dare vita ad una nuova stagione».

Ad appoggiare Cugini solo altri due consiglieri: Sergio Dagnino e Luigi Rabuffi. «Era il 25 giugno 2019 – ha ricordato Rabuffi (Pc in Comune) - quando su tutte le emittenti nazionali venivano trasmesse le immagini dell’arresto di Giuseppe Caruso, allora presidente di questo Consiglio, poi condannato in primo grado. Fu un duro colpo per tutta la comunità. Come Amministrazione avete perfino attaccato il giudice Fiammetta Modica che aveva giudicato in un certo modo la nostra città. Ora emergono altri fatti sconvolgenti, siamo di nuovo qui a commentare altre indagini della Procura. Ci sarebbe anche il presunto coinvolgimento di un assessore che ha lavorato al fianco del sindaco e si è occupata dell’urbanistica, tema delicato. Già nel 2019 chiesi al sindaco di dimettersi, fui l’unico e venni censurato. Ora lo richiedo, per far scegliere i piacentini. Spero che le persone coinvolte sappiano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati».

Contrario a queste riflessioni Antonio Levoni (Liberali). «Non capisco cosa c’entri il sindaco. Non è stato provato alcunché, perché dovrebbe dimettersi? Non mi piace sfruttare le disgrazie altrui per un vantaggio politico. Da consiglieri dobbiamo fare il nostro lavoro, lasciamo fare il resto alla magistratura. Opizzi si è dimostrata capace, cordiale, disponibile, le rinnovo la mia fiducia umana e istituzionale».

Concorde con Levoni il capogruppo di Liberi, Massimo Trespidi. «Non capisco di cosa stiamo discutendo, è l’inizio di una campagna elettorale, qualcuno sta perdendo la misura della realtà, sta cercando di mistificarla. L’assessore si è dimessa, Caruso non c’entra nulla. Perché dovremmo dimetterci da consiglieri? Questa è la peggiore antipolitica. Non c’è nessun motivo per farlo, il Consiglio non ha niente di cui rendere conto. I propagatori della menzogna, che diffondono il chiacchiericcio, diffondono convinzioni sbagliate tra i piacentini. Garantismo non è innocentismo: non saremo di certo noi a condannare prima che la giustizia faccia il suo corso. Spero che nessuno faccia sciacallaggio politico».

«Qui siamo tutti garantisti – è la sintesi dell’intervento di Michele Giardino (Misto) - però a me dà fastidio che un imprenditore dica che un deputato piacentino “sia affamato di soldi”. Non godo che siano protagonisti gli amici di Fratelli d’Italia (Giardino ha avuto diversi scontri con loro, nda). Bisogna stare attenti, fermarsi di fronte a certe iniziative private. Sciogliere il Consiglio comunale a tre mesi dalle elezioni, però, è inutile».

«È una proposta simbolica – ha ripreso la parola Cugini - visto che fra tre mesi andiamo al voto. Propagatore di menzogna io? Non l’accetto, l’invito era corale, c’era un significato simbolico.  Trespidi è diventato in breve tempo da fustigatore del sindaco a suo adulatore».

«Non sto difendendo nessuno – si è lamentato con il collega lo stesso Trespidi - perché nessuno è sul bando degli imputati. Cugini ha cambiato la frittata. Non c’è mezzo motivo per sciogliere il Consiglio, sia che manchino anni o un mese alla fine. Se ogni volta che succede qualcosa qualcuno non ha di meglio da dire di sciogliere l’aula…».  

Christian Fiazza, neo capogruppo del Pd, ha preso le distanze da Cugini e Rabuffi. «Garantismo, presunzione di innocenza, empatia - ha dichiarato - sono le tre parole chiave per il Pd. Apprezziamo la decisione di Opizzi di dimettersi, non riteniamo che ce ne siano altre da presentare in quest’aula. Il sistema era del tutto estraneo alla politica e ai partiti politici, era volto all’arricchimento personale. Però il sindaco deve vigilare sui fatti».

Fratelli d’Italia, tramite la voce di Filippo Bertolini, ha espresso «vicinanza umana a Opizzi», apprezzando anche quella arrivata dall’opposizione. «Però Rabuffi ha mischiato riso e fagioli per buttare fumo negli occhi. Rimango basito dal comportamento di alcuni colleghi», ha precisato Bertolini.

Di diverso avviso Sergio Dagnino (Movimento 5 Stelle), che la pensa come i colleghi Cugini e Rabuffi. «Non possiamo fare finta di niente, girarci dall’altra parte, andare avanti come se niente fosse. C’erano i carabinieri negli uffici del Comune e non dovremmo dire niente? Tra l’altro l’indagine, politicamente, è trasversale: ha colpito sia destra che sinistra. Barbieri comunque farebbe meglio a nominare un assessore, visto che è già impegnata come sindaco e presidente alla Provincia e l’assessorato all’urbanistica è importante».

LA REPLICA DEL SINDACO BARBIERI

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