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Cugini: «Studiare l’arabo non porta al colonialismo culturale»

L’interrogazione di Filiberto Putzu (Fi) sui corsi di lingua araba nelle scuole: «Meglio approfondire inglese, francese e tedesco». L’assessore: «Anche il ministero dell’Istruzione sottolinea in modo positivo lo studio della lingua madre»

Il corso di lingua e cultura araba, organizzato presso la scuola “Pezzani” e rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni, è stato riportato al centro della discussione in consiglio comunale da Filiberto Putzu (Forza Italia). Putzu aveva presentato nell’ottobre del 2014 un’interrogazione, poi mai discussa a Palazzo Mercanti. Il corso di arabo – relativo solamente all’anno scolastico 2014-2015, ovvero a due anni fa – nel frattempo non è stato confermato. Ma Putzu ha voluto incalzare lo stesso l’Amministrazione sulla questione. «Per quale motivo è stato organizzato? Quanto è venuto a costare tra personale e utenze? Sono stati organizzati per par condicio corsi per rumeni, oltre che per gli arabi? Presenterò altre interrogazioni su altri corsi di lingua araba che il Comune organizzerà in futuro».

«La cosa è un po’ vecchia – ha replicato l’assessore al welfare Stefano Cugini -, era stata scelta la Pezzani in quanto unica scuola aperta al sabato mattina, così non c’erano spese ulteriori di utenze da sostenere. Il Comune ha speso complessivamente 2mila euro per il corso. Ci sono stati vari corsi in quella scuola di diverse lingue, di ogni genere e tipo. Il ministero dell’Istruzione sostiene che il mantenimento delle proprie lingue d’origine è positivo. Anche la sociolinguistica in un contesto di immigrazione favorisce lo sviluppo linguistico-cognitivo e sociale, garantendo pari opportunità».

Il corso venne aspramente criticato dal centrodestra e da una buona fetta dell’opinione pubblica sui social network. «Ci sono rischi di colonialismo culturale – Cugini ha riportato qualche critica in aula – e sarebbe meglio organizzare un corso di dialetto. Colgo l’occasione per replicare all’altra polemica, quella sul corso di “lingua e cultura araba”, rivolto a italiani e stranieri, organizzato allo Spazio Belleville di via Capra. Se vengono bambini arabi che non conoscono l’arabo, vuol dire che sono integrati, perché in casa non lo parlano. La lingua è cultura. Non c’è un patrocinio del Comune È un corso organizzato all’interno dello Spazio Belleville, inaugurato da Lilian Thuram, che ha questa missione».

«Parlano arabo – ha proseguito Cugini – oltre 600 milioni di persone nel mondo. Ai tempi dei miei genitori la lingua madre a scuola era il francese: non mi risulta che siano stati tolti dalle nostre case i bidet, e i piacentini abbiano cominciato a girare con la baguette sotto braccio e il basco, così come con l’avvento dell’inglese non abbiamo incominciato a guidare a sinistra. Io che ho studiato tedesco, per dirla come Woody Allen, non mi sono messo a invadere la Polonia sulle note di Wagner.  A chi chiede di mettere il dialetto, io dico che sono favorevole, è molto importante studiare da dove veniamo. Ma chiedo ai presidenti delle aziende piacentine più internazionali se hanno bisogno di gente che sappia parlare il dialetto o di dipendenti che siano in grado di capire il cinese e l’arabo».

«Se un bimbo italiano – ha nuovamente incalzato Putzu - va in un Paese arabo, va in una scuola organizzata dal Ministero italiano. Il Comune non deve sprecare nulla, qua si parla di soldi – anche 2mila euro – come se piovessero dal cielo. Ho seri dubbi che l’arabo diventerà una lingua importante: meglio approfondire francese, inglese e tedesco».

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