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De Micheli (Pd): «Sono i giovani, le imprese e i pensionati a pagare la manovra finanziaria»

La parlamentare del Partito Democratico commenta la Legge di Bilancio: «Sono preoccupata, vedo brutte prospettive. Le aspettative di questo Governo verranno tradite. Intanto la manovra ha colpito anche le associazioni no profit». Il Pd si mobilita nelle piazze

«A pagare il conto della Legge di Bilancio del Governo del Fallimento - non del Cambiamento - saranno soprattutto i giovani, le imprese e i pensionati».  Lo ha affermato la parlamentare del Partito Democratico Paola De Micheli, nel corso di una conferenza stampa nella sede di Piacenza del Pd, in vista della mobilitazione nazionale del partito in programma il 12 gennaio prossimo nelle piazze (a Piacenza, Fiorenzuola, Monticelli e Castelsangiovanni). De Micheli, alla Camera dal 2008, è rimasta l’unica parlamentare del centrosinistra piacentino e ora si trova all’opposizione. «Facciamo il nostro lavoro d’opposizione,  anche se tanti ci dicono di “lasciarli governare”. Ma certo che li lasciamo governare, hanno i numeri, sono in maggioranza. Ma attenzione, perché ci sono tante aspettative su questo Governo che verranno tradite, cose che non succederanno. E farà malissimo al Paese quando emergerà la realtà: non sono mai stata così preoccupata in vita mia. Ascolto tanti imprenditori e lavoratori in difficoltà,  ci sono brutte prospettive. Dire una bugia cento volte non trasforma l’affermazione in verità, e vedremo le sorprese nel reddito di cittadinanza. Anzi, mi pare di capire che le tessere stampate del reddito sono in realtà quelle del nostro reddito d’inclusione, rivisto».

LA LEGGE DI BILANCIO ANALIZZATA DALL’ON. DE MICHELI

«In Parlamento, che ha lavorato per l'approvazione della manovra - ha premesso - fino al 30 dicembre scorso, siamo rimasti sconvolti innanzitutto per il metodo adottato. Una manovra composta da circa 1200 commi senza avere la possibilità di discuterla e valutarla alle Camere, abbiamo assistito alla violazione di un diritto di tutti i parlamentari, anche quelli di maggioranza.

Perché nessuno ha avuto la possibilità di studiare questa legge presentata all'ultimo minuto nella forma approvata al termine della trattativa con la Commissione Europea e della clamorosa marcia indietro del Governo Conte». Come detto, sono tre i soggetti colpiti dalla manovra. «È inammissibile che i pensionati sopra i 1500 euro lordi abbiano una decurtazione, solo per il 2019, di 2,2 miliardi di euro. Stiamo parlando di un taglio che va dal 13 al 35 per cento per chi guadagna 2mila euro lordi (1500 netti): non sono certo pensioni d’oro».

«Tra le vittime ci sono anche le piccole e medie imprese. Le grandi hanno avuto la riduzione dell’Ires. Per tutte le altre ci sono 6 miliardi di euro in più di imposte, e si vedono ridotti gli incentivi di 4,1 miliardi di euro. La priorità per gli italiani rimane il lavoro e questa è una scelta gravissima del Governo. Anche su Piacenza, dove abbiamo filiere che hanno sfruttato gli incentivi di “Industria 4.0” per aumentare la competitività. Temo un effetto preoccupante sul territorio».

Flat Tax e Partita Iva. «Il Governo Conte ha ammesso che la pressione fiscale è stata diminuita dal 2013 al 2018 del 2 per cento. E in una notte al Senato sono aumentate dello 0,4%.  Le imprese che usufruiranno della Flat Tax sono molte poche: la verità è che oggi chi ha 65mila di euro di stipendio verrà penalizzato rispetto a chi fa 65mila euro di fatturato. Al di là della flat tax, che è una goccia nel mare, l'altra drammatica conseguenza è pertanto l'incentivo al lavoro precario. E quindi lo pagheranno i giovani, tutti quelli che si affacciano sul mondo del lavoro, e lavoro precario viene promosso come condizione esistenziale permanente, un ritorno indietro di 10 anni».

Un aspetto della manovra degno di nota riguarda le cosiddette clausole di salvaguardia, una sorta di ipoteca sul futuro. «Le clausole di salvaguardia disinnescate - ha precisato - fino ad ora valevano la metà di quelle inserite nella Legge di Bilancio, invece con un'ipoteca da 23 miliardi nel 2020 e addirittura di 28 nel 2021, ci troveremo in una situazione in cui sarà difficile scongiurare un aumento dell'Iva».

«Sono inoltre in arrivo - ha aggiunto - tagli pesantissimi sulla scuola con 4 miliardi di euro in meno tra il 2019 e 2021». Un passaggio è stato dedicato anche alla tassa sulle associazioni no profit, peraltro poi sconfessata da Governo, ma comunque in vigore nella Legge di Stabilità. «Mi hanno già contattato diverse associazioni no profit - ha fatto notare - perché nella manovra c'è un aumento delle tasse nel 2019 per le realtà del volontariato di 118 milioni nel 2019 e di 500 nel 2020». «Se il Governo va a cercare soldi nelle tasche dei volontari, allora non riusciremo a darci un futuro. Siamo risolutamente contrari e abbiamo occupato anche di notte la commissione in Parlamento per chiedere la modifica. Il Governo doveva fare un decreto attuativo su una nostra riforma del terzo settore e invece ha deciso un aumento generale dell'Ires».

BANDO PERIFERIE

E infine un commento al taglio degli investimenti e le incertezze del Bando Periferie: «C'è ancora un certo caos attuativo non è ancora chiaro come verranno impiegati i soldi promessi ai comuni sulla base dell'accordo tra Governo e Anci, la verità è che c'è un miliardo in meno di investimenti pubblici nel solo 2019. Dicono che chi ha i progetti esecutivi può ricevere i soldi. L’idea è giusta perché progettare è molto difficile, ci sono meccanismi e tempi lunghi. Me ne sono accorta con la ricostruzione dopo il terremoto. È più difficile progettare che fare i bandi e assegnare i lavori». Il segretario Silvio Bisotti ha fatto notare che città come Ravenna – il sindaco De Pascale è il referente Anci della Regione Emilia Romagna –  sono già pronte con i progetti e attendono le risorse nei prossimi mesi.

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