«Esonerare i pubblici esercizi dai controlli»: scontro in aula sul green pass

Era stata presentata a fine febbraio, ma a Palazzo Mercanti è arrivata in discussione solo l’11 aprile, quando mancano ormai solo tre settimane alla scadenza dei controlli Green Pass nei pubblici esercizi (bar e ristoranti). Nicola Domeneghetti e Sara Soresi, consiglieri di Fratelli d’Italia, avevano chiesto in una risoluzione di esonerare il personale del pubblico esercizio dalla verifica sistematica del possesso della certificazione verde, in favore di un’attività svolta a campione da parte delle forze dell’ordine». La loro proposto, però, non è andata a buon fine. 

«Sappiamo che il 1° maggio il green pass verrà meno – ha precisato Soresi durante la seduta di ieri - ma volevamo dare un messaggio di solidarietà al pubblico esercizio, anche perché temiamo che questo strumento possa proseguire. Il Governo si tiene aperto un portone, più che una porta, su questo fronte. Il settore è in crisi e gli imprenditori, costretti a controllare, perdono la clientela dei no green pass o di chi, come me, non ama esibire il certificato verde. I negozi hanno i controlli a campione, ad esempio». «Riteniamo che a questo punto della campagna vaccinale non abbia più senso il Green Pass – ha aggiunto Domeneghetti -. Se uno entra al bar tre volte, perché alla terza volta deve esibirlo? E le forze dell’ordine non dovrebbero più occuparsi di questi controlli. Si sta cercando qualcosa che non c’è più».

Diversi i consiglieri che si sono irrigiditi. La Lega, che è nel Governo Draghi (che ha fortemente voluto il Green pass), ha voluto puntualizzare. «Appoggiamo la risoluzione – ha detto Lorella Cappucciati - ma non siamo d’accordo con quanto detto da Soresi. Il green pass è stato un mezzo per evitare di contagiare la popolazione». Posizione condivisa anche da un altro leghista, Marvin Di Corcia.

«Non la votiamo - ha subito messo in chiaro Massimo Trespidi per il gruppo “Liberi” - non ci convince. Abbiamo sentito cose in quest’aula che sono al di là del bene e del male. Se siamo fuori dall’emergenza è grazie al piano vaccinale. Sarebbe stato meglio ritirarla questa risoluzione». Anche Carlo Cerretti (Fd'I) ha preso le distanze, ribadendo l'importanza dei controlli. Il sindaco Patrizia Barbieri ha fornito la sua versione: «I controlli non vanno abbandonati. Il contagio è meno aggressivo, ma c’è. Sono però favorevole ai controlli a campione».

L'opposizione ha contestato la proposta di Fd'I. «Ci siamo dimenticati quello che è successo, è ovvio che nei negozi i controlli sono a campione: in quei casi mica la mascherina viene tolta per mangiare o bere», è il laconico commento di Giorgia Buscarini (Pd). «Non è bello ergersi a paladini di una categoria – è il commento di Stefano Cugini (Misto) - in un periodo di ricerca di consensi». Molto polemico Luigi Rabuffi (Pc in Comune): «Questa è una marchetta elettorale. C’è da vergognarsi a portare avanti una cosa del genere, con 1700 morti a Piacenza». 

Francesco Rabboni (Misto) e Filippo Bertolini (Fd'I) hanno cercato di sottolineare l'intento dei colleghi di maggioranza che volevano rappresentare i disagio di una categoria, mentre Mauro Saccardi (Misto) ha invitato loro a ritirare il documento.

I due consiglieri di Fratelli d’Italia non hanno preso bene le considerazioni delle minoranze. «Sento finti moralismi e strumentalizzazioni – ha ripreso Soresi - non parlo di vaccinazione nella risoluzione. Segnalo solo che i ristoratori devono continuare con i controlli anche adesso e non mi sembra corretto». «Visto che è stata strumentalizzata – ha tagliato la discussione lo stesso Domeneghetti - ritiriamo la risoluzione e ciascuno trarrà le sue conseguenze».