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Fondazione, anche il sindaco Dosi si sbilancia: «Il Cda se ne deve andare»

Il sindaco Paolo Dosi, presente in aula durante la commissione 1 riunitasi il 27 giugno, dopo essersi confrontato privatamente con il presidente della Provincia Trespidi, ha preso posizione pubblicamente sulla vicenda Fondazione. Dosi: «Stiamo pensando a un profilo condiviso per il nuovo presidente»

Si è riunita nel pomeriggio del 27 giugno la commissione consiliare 1 "affari istituzionali" sul tema della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Stefano Perrucci, presidente di commissione, ha svelato i contenuti di una missiva che il presidente dimissionario Francesco Scaravaggi ha mandato nei giorni scorsi al sindaco Dosi. «Tengo a precisare – queste le parole all’interno della lettera - che ho preannunciato le dimissioni, tengo fede all’impegno, ma comunque non le ho ancora date. Mi assumo le responsabilità del ruolo fino alla nomina di un nuovo presidente». «È indispensabile prendere una posizione forte – ha richiamato Marco Colosimo di Piacenza Viva - sulla Fondazione da parte della commissione. Dobbiamo dare un segnale concreto: il Cda si deve riunire e discutere».

«La mia paura – ha spiegato Tommaso Foti di Fd’I – è che il nuovo presidente esca da una discussione interna di una lobby della Fondazione. Scaravaggi è ora in una situazione d’imbarazzo e quelli che l’hanno sponsorizzato verso la sua elezione a presidente, ovvero le istituzioni, dove stanno in questo momento? Si stanno nascondendo e non si rendono conto che hanno in mano la responsabilità di indicare una strada seria. Sindaco, Provincia, Camera di Commercio e Curia hanno sostenuto Scaravaggi. Dove sono ora? Pure i rappresentanti del mondo cattolico hanno pugnalato il presidente. Vedo l’Università Cattolica – ha tuonato Foti - molto impegnata in questo dibattito: proprio lei che dovrebbe preoccuparsi di più di curare i suoi studenti, sempre più in calo, e la qualità della propria offerta formativa. Non so perché ci sia questo grande attaccamento alla poltrona all’interno della Fondazione: ci sono addirittura consiglieri d’amministrazione che scrivono ai sindaci per indicare cosa devono fare o dire sulla questione. Stanno volando gli stracci tra di loro, mentre la politica ha chiesto una tregua, promuovendo un azzeramento dei vertici e l’individuazione delle responsabilità». Foti ha duramente criticato la scelta di scrivere un comunicato - a firma del vicepresidente Beniamino Anselmi e di altri componenti del Cda – ed affidarlo alla stampa locale. «Hanno scritto che non c’entrano niente con quei trasferimenti di denaro. Anselmi ha ricoperto un sacco di incarichi professionali e dirigenziali in banche, enti, ecc. Non era uno sprovveduto, nè l’ultimo arrivato». L’ex parlamentare ha tracciato la storia recente della Fondazione dal suo punto di vista. Un bilancio fatto di plusvalenze, perdite, investimenti finiti male e poco consoni con lo statuto della Fondazione. «Chissà quante cose avremmo potuto fare con quei cinquanta milioni persi, avremmo potuto mettere a posto Palazzo Uffici e affittarlo al comune. Ora siamo a una situazione peggiore rispetto al 1990: almeno allora riuscivi a capire i problemi economici, ora no, è difficile andare a rovistare nelle carte. Se non se ne occupano le istituzioni politiche, ho paura che il prossimo passo sarà che se ne occupino le istituzioni giuridiche».  

«Entro la settimana prossima – esorta Massimo Polledri della Lega Nord - dobbiamo mettere per iscritto alcune domande chiare da mandare al Cda. La città non è appassionata a questa cosa, ma si deve appassionare perché è la questione più importante degli ultimi anni. Sono stati sicuramente sbriciolati già 50 milioni di euro  e chissà quanti altri. Speriamo che non si tiri fuori un presidente dal cappello all’improvviso. Cerchiamo di individuare un profilo adeguato, suggeriamolo noi da quest’aula. Dosi e Trespidi si devono fare garanti di questa trasparenza e pensare a un nome per il bene comune della città, che sta vivendo uno dei momenti più brutti della sua storia».

«Mi sono sentito già il giorno dopo le dimissioni di Scaravaggi – ha confidato Dosi alla commissione - con Trespidi e Parenti per individuare un profilo nuovo alla guida. Lo scorso anno ci fu già una contesa fra due cordate diverse al momento di eleggere il presidente, e ciò creò problemi: stavolta vogliamo un nome più condiviso. Io e Trespidi non abbiamo nessun problema a dire che questo Cda se ne deve andare, anche perchè è stato sfiduciato dal presidente stesso che lo ha nominato. Lo dico solo adesso perché ora mi trovo in un contesto istituzionale. Scaravaggi vorrebbe convocare il consiglio il più presto possibile, noi per quell’incontro vorremmo già avere un nome e stiamo pensando di trovare una persona adeguata: lavoriamo per costruire un percorso condiviso da tutti». Un ordine del giorno proposto dalla minoranza – e votato all’unanimità -  ha voluto mettere per iscritto un accordo: prima della data del 15 luglio non devono essere fatte nomine di alcun tipo all’interno della Fondazione, e in seconda istanza il Cda viene espressamente invitato a rassegnare le sue dimissioni.

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