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«È il Comune ad essere responsabile dei rivi urbani»

In Commissione la delibera voluta da Fratelli d’Italia incassa l’ok della maggioranza, nonostante il parere negativo di tutti i dirigenti del Comune che si sono espressi sulla pratica. Per gli uffici la responsabilità dei rivi urbani sotterranei della città è dei privati

I rivi urbani sotterranei che passano sotto la città sono di proprietà del Comune o dei privati proprietari degli immobili in superficie? Sta tutto intorno a questa questione il dibattito – che si protrae da anni – sulla responsabilità di una ventina (forse di più) di rivi.  Per gli uffici tecnici del Comune di Piacenza sono i privati a essere responsabili. Per la maggioranza (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Liberali), lo è il Comune. Questa è una storica battaglia della Confedilizia di Piacenza di cui Foti si è fatto portavoce. Tanto che, prima di dimettersi dal Consiglio comunale per lasciare il posto alla prima dei non eletti Sara Soresi, vuole vedere approvata questa delibera.

Delibera che intanto ha già incassato, senza particolari problemi, l’ok in commissione 2. La proposta di Fratelli d’Italia era già stata depositata nel 2016, quando Fd’I era in minoranza. Questi rivi urbani che passano sotto Piacenza – che un tempo servivano come fognatura cittadina - non sono neanche di facile localizzazione, non ci sono mappe aggiornate e dettagliate dei tracciati. «Come si fanno a Gian Carlo Migli e Tommaso Foti-2gestire i rivi – ha osservato Foti - senza sapere quanti e quali sono?». Però, nonostante l’ok di Lega, Forza Italia, Liberali Piacentini e Fd’I (non hanno partecipate tutte le minoranze più Zanardi e Giardino del Misto), dirigenti e uffici rimangono della loro idea: la responsabilità è dei privati, che devono mettere mano al portafoglio per la loro manutenzione.

Un nuovo parere negativo di regolarità tecnica è arrivato da parte del dirigente ai lavori pubblici Dario Pietro Naddeo, in servizio a Piacenza da pochi mesi, che si rifà ai pareri espressi già dal predecessore Taziano Giannessi e dall’avvocatura comunale (Elena Vezzulli) e del dirigente delle risorse economiche Vittorio Boccaletti. «Mancano rilievi aggiornati dei rivi – osservano i dirigenti -, dati, costi di manutenzione e addirittura il tracciato del reale percorso». L’allora proposta del 2016 di Foti e Opizzi (che oggi è assessore all’urbanistica) venne dichiarata inammissibile dagli uffici: «Il Consiglio comunale non ha titolo per pronunciarsi sull’accertamento della proprietà immobiliare, lo potrà fare l’autorità giudiziaria», si legge nella risposta redatta dai tecnici.

«Sono pareri che il Consiglio – ha però osservato Foti che è tornato alla carica forte delle sue idee - aveva già ritenuto di dover superare per decidere in proprio. È pacifico che sono di proprietà del Comune, lo ha detto l’ente nei suoi atti quando ha sciolto il Consorzio dei rivi». Gli uffici tecnici sostengono che ricadono nelle proprietà degli immobili che li sovrastano sulla base dell’articolo 840 del codice civile: “la proprietà del suolo si estende al sottosuolo con tutto ciò che vi si contiene”. Per Foti questa tesi «non tiene conti degli atti e della tradizione secolare in essere a Piacenza. I rivi sono infatti serviti alla città per diverse funzioni pubbliche fino all’introduzione delle fognature». Nel 1995 poi l’allora Giunta Vaciago sciolse il Consorzio dei Rivi Urbani che dal 1928 si occupava per conto del Comune della manutenzione dei rivi.

 

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