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Venerdì, 19 Aprile 2024
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«È il momento di una donna alla guida del Pd nazionale»

Tarasconi, dopo le lamentale all’interno del partito per aver portato al Governo solo uomini nei ministeri dem, lancia un appello per la prossima sfida alla segreteria

Le donne del Partito Democratico nazionale insorgono. Al Governo sono stati confermati tre ministri, tutti uomini: Dario Franceschini, Lorenzo Guerini, Andrea Orlando. Out anche la piacentina Paola De Micheli, nessuna donna dem fa parte dell’avventura di Draghi. Diverse esponenti nazionali del partito hanno protestato per la mancanza di rappresentatività. Sull’argomento è voluta intervenire anche la consigliera regionale Katia Tarasconi.

«Il Pd o diventa riformista e moderno o muore di populismo. Questa trasformazione è complessa e richiede una riconnessione con la base e un ricambio della dirigenza. Le donne - in quanto tradizionalmente escluse - sono le migliori rappresentanti di questa base non ascoltata. Per questo aprire alle donne significa non tanto piazzare le dirigenti attuali nei posti di sottosegretariato ma aprire ad un ricambio di classe dirigente in senso riformista che veda il nuovo avanzare: le donne in primis, i giovani ma soprattutto le competenze. Che all’interno del Pd ci sia un problema di figure femminili è evidente. Ma che il Pd sia un partito legato a correnti lo è altrettanto. Oltre due anni fa, dissi all’assemblea nazionale che questo era IL problema, le correnti. Le correnti non sono sbagliate, sono sbagliate se finalizzate esclusivamente alla spartizione di ruoli, le correnti sono utili quanto portano confronto e dialogo su temi e programmi».

«Al Pd manca il progetto di fondo, mancano gli obiettivi. Nei vertici nazionali le donne vengono escluse dai posti chiave, oppure inserite se appartengo alla giusta corrente. La destra nella composizione di questo governo ci ha bagnato il naso. Il Pd parla molto di parità, la inserisce nel suo statuto, ma quando si decide davvero, al tavolo, ci sono uomini. Siamo bravissimi a fare complimenti a Kamala Harris, salvo poi fare tutt’altro al nostro interno».

«Quando ho parlato all’assemblea nazionale, dicendo che le correnti erano il problema, il risultato è stato che non faccio più parte di alcun organo nazionale. Sostanzialmente, o ti adegui o sei fuori. Su questo ne so qualcosa, diciamo che mi sono battuta da dentro e sono ancora qui. È arrivato il momento di cambiare qualcosa dentro al partito. Un esempio: perché non considerare un segretario donna? Poi ce la si gioca sulle capacità e le competenze. Ma nulla vieta di provarci. Penso che al prossimo congresso debba esserci almeno una candidata donna. Non una corrente basata sulle “donne” che vorrebbe dire commettere lo stesso errore, ma una corrente riformista che porti il Partito Democratico ad essere un partito rinnovato, con idee chiare e proposte concrete».

«Mi piacerebbe fosse questo il momento per avere una donna alla guida del partito. Auspico per il prossimo congresso che concorra alla segreteria una donna con le giuste competenze e le qualità per cambiare passo. Perché sono convinta che si debba puntare proprio su competenze, capacità e valori, non sul solito sterile finto femminismo, o femminismo di facciata».

Katia Tarasconi, consigliera regionale del Partito Democratico

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