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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Elezioni Politiche 2013

«Da Pd, Pdl e Monti solo tasse. Ridurre il fisco su lavoro e imprese»

Oscar Giannino presenta la lista: sì alle macroregioni e al federalismo. Paese in ginocchio e famiglie che intaccano i risparmi. Il "voto futile" di Bersani e Berlusconi

E’ un’Italia in ginocchio quella analizzata da Oscar Giannino. Pd e Pdl, poi, non hanno fatto nulla, tranne aumentare le tasse, e oggi ripropongono il vecchio balletto di diciotto anni fa. Il popolare giornalista economico, dati alla mano, era a Piacenza per lanciare i candidati piacentini alle prossime elezioni nella sua lista “Fare per fermare il declino”. Alla Volta del vescovo, in una sala stracolma di persone, il guru anticonformista dell’economia comincia sgranando una raffica. Investimenti, redditi, produzione industriale, domanda interna: tutto è in calo.

Oscar Giannino alla Volta del Vescovo ©Bisa/ilPiacenza

FAMIGLIE. «Ma il dato più indicativo – ha continuato Giannino a voce sempre più alta – sono le famiglia che intaccano i risparmi. Secondo l’Istat, al novembre 2012, il 32,8% dei nuclei famigliari aveva usato i risparmi. Nel 2011, la percentuale era del 22%, nel 2008 del 16% e nel 2006 del 12%. Il tasso è triplicato in sei anni, il Paese è in ginocchio. A questo aggiungiamo poi il peggior calo della produzione in tutta Europa».

FISCO. Sempre più infervorato Giannino muove all’assalto dell’odiato fisco: «Questa perdita dipende dalla pretesa fiscale dello Stato. E la colpa è di centrosinistra, centrodestra e Monti. Il peggio è stato Monti che ha messo l’Imu sui beni strumentali d’impresa, cioè sui luoghi dove si produce». Destra e sinistra ripetono la sceneggiata e Monti ha dato l’opportunità a Berlusconi di risalire. «La pressione fiscale fa strage di imprese e le famiglie si vedono deprezzare la casa del 3,4%. Le responsabilità sono chiare. Parlano di tutto tranne che di due aspetti fondamentali: abbattere le tasse sul lavoro e sulle imprese. Questi signori sappiano che non camperanno abbastanza per impedirci di cambiare». Fragoroso l’applauso che scuote la sala.

VOTO “FUTILE”. A margine del comizio, Giannino aveva incontrato i giornalisti e rispondendo alle domande aveva già cominciato a diffondere il “verbo”. Con calma e ironia ha inferto fendenti a un sistema che ormai rantola e fa rantolare milioni di cittadini. «Ora invocano tutti il voto utile. Io lo chiamo “voto futile” perché Pd e Pdl hanno dimostrato con le tasse che cosa sanno fare...».

LOMBARDIA. «Il sistema dopo 18 anni è finito. Non credo che il centrodestra sia avanti nei sondaggi. Dopodomani inizia expo2015 e non c’è uno che dica che cosa vuole fare».

FEDERALISMO E CRIMINALITA’ AL SUD. «Il federalismo, a chiacchiere, non ha prodotto una delle cose che la Lega diceva di fare. Ha prodotto più centralismo e meno sussidiarietà. Il mio sistema rafforza comuni, ma senza tagliare l’erba sotto i piedi finanziariamente. Occorre accorpare: su 8.100 comuni, almeno 5mila non hanno una soglia ottimale di livello di servizi. No alle province e sì alle macroregioni, e qui sono d’accordo con Maroni. Non è possibile che il presidente del Molise guadagni come 10 governatori di stato americani: è una roba ridicola prima che scandalosa». Chi ha criticato il federalismo, come Monti o Galli della Loggia sul Corriere, secondo Giannino ha fatto l’errore di ritenere che denigrando il federalismo si irride la Lega. «L’impianto istituzionale dello Stato è inefficiente, la parte più inefficiente è lo Stato centrale».

Alcune regioni del Sud, tra cui la Campania, hanno detto di non voler trattenere il 75% di tasse come invece viene chiesto in Lombardia. «Loro vogliono lo stato. È ovvio che parti di Italia abituate per decenni ad avere solo trasferimenti difendano questo modello che ha provocato l’indebolimento del tessuto di impresa e l’appesantimento nella logica dei trasferimenti. L’unico effetto è che in quelle parti di Italia l’ordinamento più efficace è quello della criminalità».

FALSI LIBERISTI. «In italia non ci sono liberisti e chi lo diceva ha solo aumentato le tasse, a cominciare da Berlusconi e dalla sua banda di accoliti».

GIORNALISTI E MAGISTRATI CANDIDATI. «Il giornalista non ha i poteri del pm in fase di indagini preliminari, senza contraddittorio, su vita, patrimonio e libertà dei cittadini. Ci andrei piano a fare paragoni. Se il pm si candida non deve tornare a fare il magistrato né avere l’aspettativa. E’ giusto che si dubiti del giornalista candidato, ma alla fine il pm ha il posto che lo aspetta, io sono a reddito zero e ho intaccato il mio patrimonio. Mi reinventerò e accetterò sfida. Il signor magistrato non ha alcuna sfida, ha il contribuente che gli dà l’aumento automatico di stipendio a prescindere dalle funzioni. In nessun Paese avanzato esiste. Dicono che questo è a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza. La Corte costituzionale ha stabilito che il contributo di solidarietà per i magistrati, un freno all’aumento automatico delle retribuzioni, lede la serenità. Perché, invece, quando perde i soldi un disoccupato è sereno? Sono caste che si autoperpetuano. Si danno l’aumento e dicono che è costituzionale. Noi mettiamo in gioco la nostra vita, i magistrati si lamentano e nessuno li tocca». Infine l’incontro con i sei candidati di “Fare”: per il Senato correranno Pietro Busconi e Massimo Pancini; per la Camera, Katia Santussi, Daniele Fontana, Davide Bellocchi e Camillo Aranci.

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