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«Le primarie non servono ma si faccia sintesi comune sullo sviluppo di Piacenza»

Il consigliere del Pd Fiazza: «Cugini ha lavorato bene in minoranza, ma non per questo poteva essere automaticamente il candidato. Da tempo agisce in contrasto col partito, la segreteria dovrebbe riflettere»

Se non lo ha fatto prima, lo fa adesso. Non sarà lui il candidato sindaco del centrosinistra alle prossime Elezioni. Però è disposto a riconoscersi nella candidatura «unitaria» di Massimo Castelli, non considera necessarie le Primarie e chiede alla futura nuova segreteria del Pd di rivedere il ruolo di capogruppo in Consiglio. Christian Fiazza, consigliere dem, da quindici anni a Palazzo Mercanti, chiarisce il suo punto di vista sul caos che da novembre e dicembre coinvolge il centrosinistra.

  • Consigliere Fiazza, c’è un po’ di smarrimento tra gli elettori del centrosinistra. Si sta andando verso le primarie tra Stefano Cugini e Massimo Castelli?

No. È stata chiesta a Castelli la sua disponibilità alla luce della situazione, perché lo si ritiene una possibile figura unitaria. Lui dà l’ok e “toglie le castagne del fuoco” della coalizione. A quel punto arrivano gli ex “fuoriusciti” e dicono: “Ah, bene, c’è Castelli, possiamo fare le Primarie ora”. E rimettono le castagne sul fuoco. Per me lui è il candidato unitario, in quanto trasversale, e le Primarie non servono.

  • Cugini, Rabuffi e Dagnino sbagliano a rientrare?

A rientrare non sbagliano. Ma non possono tornare e ripresentare ancora Cugini quale candidato sindaco. Sarebbe incoerente con il percorso fatto fino ad oggi.

  • Il suo nome è spuntato fuori tra quelli possibili per la candidatura. Lei non è più della partita?

Il mio nome è sempre stato sullo sfondo e lì rimane. A me interessa che ci sia una persona unitaria. Non m’interessa fare il candidato sindaco, ma vincere. Se si ritiene Castelli un possibile vincitore, per me va bene.

  • Ha lavorato braccio a braccio con Cugini in questi 5 anni all’opposizione. Perché il Pd non crede nel suo capogruppo?

La domanda andrebbe fatta al segretario provinciale Silvio Bisotti. Io l’ho sempre detto a Cugini: l’impegno che ci ha messo in questo mandato all’opposizione è raro ed encomiabile. Ma non è automatico che il capogruppo, sebbene abbia lavorato bene, ottenga una “green card” per fare il candidato. Non funziona così. Servono altre qualità ed elementi. Non lo dico io, che conto poco. Ma la direzione del Partito Democratico, che ha suggerito di misurare i candidati con le Primarie.

  • Però è complesso spiegare che il Pd appoggia un candidato civico di “Emilia-Romagna coraggiosa” e non il suo capogruppo…

Credo che ci sia una situazione politica da affrontare nel Pd che riguarda Cugini. Le posizioni che ha assunto sono in contrasto con il partito. È tempo di fare chiarezza, auspico che con l’avvento della nuova segreteria provinciale (sono in corsa Paola Gazzolo e Carlo Berra, nda) si possa affrontare. I nostri elettori e rappresentanti sono spiazzati da queste dinamiche.

  • Il centrosinistra è diviso non solo sulle persone, ma anche sul programma. Quali temi sono più divisivi, oltre al nuovo ospedale?

Ci sono idee diverse su cosa s’intende per concetto di “sviluppo della città”, soprattutto sul fronte urbanistico. Parlo della declinazione di sviluppo sostenibile e di rigenerazione urbana. Cosa vogliamo fare? Poi ci sono diverse partite: piazza Cittadella, nuovo ospedale, gli orti di via Campesio. Confido che una sintesi si possa trovare, però bisogna sapersi ascoltare per disegnare la Piacenza di domani. E la sintesi è anche frutto di compromessi. Il gioco di squadra funziona così.

Stefano Cugini Christian Fiazza-2

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