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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Foti: "Centri di Piacenza e Mirandola sono moschee, la Regione faccia applicare la legge"

L'interrogazione del consigliere regionale di Fratelli d'Italia Tommaso Foti

Dal momento che “per stessa ammissione del presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia risulta incontestabile che i cosiddetti centri di cultura islamica di Piacenza e Mirandola sono a tutti gli effetti moschee, essendo state finanziati a tale scopo e realizzati - quindi - in violazione delle norme urbanistiche, aggirate ed eluse attraverso l'illegittima applicazione della legislazione di favore riservata alle associazioni di promozione sociale”, la Regione Emilia-Romagna dovrebbe “la Giunta Regionale intenda “invitare i sindaci interessati ad attivare con l'urgenza le procedure di legge”.

Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An) in una interrogazione alla Giunta che nasce dalle “dichiarazioni rese dall'imam di Firenze e in particolare al riconoscimento dell'utilizzo come moschea delle sedi dei centri di cultura islamica di Piacenza e Mirandola in provincia di Modena”.

Il consigliere chiede anche di sapere se, con riferimento specifico, al caso di Mirandola, la Giunta Regionale intenda o meno revocare “il finanziamento di 611.000 euro erogati per la realizzazione di un immobile avente di fatto una destinazione che contrasta con la normativa urbanistica vigente ed essendo impensabile che proprio la Regione finanzia degli abusi edilizi”. Foti, infine, chiede se la Regione intenda, altresì, “sollecitare alle amministrazioni comunali le opportune e dovute verifiche, a partire da quelle volte ad appurare che l'accesso sia riservato ai soli soci, la verifica del libro soci, i verbali dell'assemblea dei soci, le modifiche statutarie, per accertare o meno il rispetto delle norme di legge nei centri di cultura islamica attivi in numerosi Comuni della Regione” e infine “quale sia l'opinione della Giunta in ordine alla ventilata apertura di un centro di cultura islamica a Bologna”.

L'INTERROGAZIONE INTEGRALE

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA ex articolo 112 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.

Per sapere, premesso che:-

l'articolo 8, comma 2, della Costituzione italiana recita "le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano" e, il comma successivo, dispone "i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze". Ad oggi, non esiste alcuna norma di legge che disciplini i rapporti con la religione islamica la quale, peraltro, non è organizzata tramite statuti;

se è pacifico che non si può negare, in base alle evocate norme, la libertà religiosa a coloro che professano la religione islamica, altrettanto pacifico è che non si può , come - invece - oggi accade in Emilia-Romagna, stravolgere il significato di una normativa (nella fattispecie quella in materia di "Associazione di Promozione Sociale") per eludere quella in materia urbanistica. Sul territorio regionale si registra, nei fatti, l'esponenziale proliferazione di "Associazioni di Promozione Sociale" che gestiscono centri culturali utilizzati - in via esclusiva e/o prevalente - come luoghi di culto per le comunità islamiche ed ubicati in immobili che, in ragione dell'applicazione illegittima (da parte dei Comuni) della legislazione di favore riservata alle predette associazioni, non necessitano della idonea destinazione urbanistica;

sempre più frequentemente l'attività di promozione sociale dei centri culturali islamici si svolge, dunque, all'interno di capannoni a destinazione urbanistica "produttiva" e detta attività, in via principale o esclusiva, riguarda l’esercizio del culto religioso o altre attività con riflessi di rilevante impatto urbanistico, che richiedono la verifica delle dotazioni di attrezzature pubbliche rapportate a dette destinazioni (in tal senso, la sentenza del Consiglio di Stato n. 5778/2011);

se è vero che il Comune è titolare del potere di sanzionare l'uso di un locale difforme dalla destinazione urbanistica prevista negli strumenti urbanistici approvati, per il caso di specie altrettanto vero è che "l'uso difforme non può tuttavia essere identificato con il mero fatto che nel locale si svolga la preghiera, del venerdì o di altra ricorrenza, in quanto per ravvisare la presenza di un luogo di culto in senso rilevante per le norme edilizie e urbanistiche è necessario che i locali siano aperti a tutti coloro che vogliano accostarsi alle pratiche cultuali o alle attività in essi svolte con presenze diffuse, organizzate e stabili" (cfr, Cons. St., sez. I, parere n. 2489/2014 del 29/07/2014 reso su ricorso straordinario al Capo dello Stato; Tar Lombardia, Brescia, nn. 242/2013 e 522/2013 richiamate in Tar Veneto del 27 Gennaio 2015);

giova a questo punto ricordare che "proprio in considerazione della meritevolezza delle finalità perseguite dalle associazioni di promozione sociale, le relative sedi, ai sensi dell'articolo 32, Legge 7 dicembre 2000, n. 383, sono localizzabili in tutte le parti del territorio urbano, essendo compatibile con ogni destinazione d'uso urbanistico, e a prescindere dalla destinazione d'uso edilizio impressa specificamente e funzionalmente al singolo fabbricato, sulla base del permesso di costruire. Pertanto, ove, ..., non venga specificamene dimostrato un vincolo strumentale dell’attività di culto rispetto alle attività di promozione sociale che l’associazione intende realizzare, si rischierebbe di consentire un utilizzo del tutto strumentale ed opportunistico della normativa di estremo favore sopra richiamata per porre un edificio destinato al culto in qualsiasi parte del territorio comunale" (Consiglio di Stato 181/2013);

il quotidiano Repubblica di giovedì 4 agosto 2016 (pagina 6) pubblica un'inchiesta, avente ad oggetto " Da Milano al Sud ecco chi finanzia le moschee" (allegata al presente atto di sindacati ispettivo), nella quale Izzedin Elzir (imam di Firenze e presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia) sostiene che "In tre anni abbiamo raccolto 25 milioni di euro di fondi grazie alla Qatar Charity. Sono serviti per costruire 43 moschee, tra cui quelle di Ravenna, Catania, Piacenza, Colle Val d'Elsa, Vicenza, Saronno, Mirandola";

nella predetta inchiesta del quotidiano Repubblica, Valentina Colombo, docente di cultura e geopolitica dell'islam all'università Europea di Roma, a proposito dei finanziamenti summenzionati per la costruzione delle moschee, o sedicenti "centri culturali" che dir si voglia, dichiara: "La Qatar Charity sembra avere il monopolio dei finanziamenti all'islam europeo ed è stata sospettata in passato di vicinanza con ambienti estremisti. La verità è che finanzia quasi esclusivamente la galassia della Fratellanza musulmana, portatrice di una visione conservatrice della religione";

per stessa ammissione del predetto Izzedin Elzir risulta, quindi, incontestabile che i cosiddetti centri di cultura islamica di Piacenza e Mirandola, per restare in Emilia-Romagna, sono a tutti gli effetti moschee, essendo state finanziati a tale scopo e realizzati - quindi - in violazione delle norme urbanistiche, aggirate ed eluse attraverso l'illegittima applicazione della legislazione di favore riservata alle Associazioni di Promozione Sociale;

se a seguito delle dichiarazioni rese dall'iman Izzedin Elzir e - in particolare - al riconoscimento dell'utilizzo come moschea delle sedi dei centri di cultura islamica di Piacenza (Via Caorsana 47) e Mirandola (Mo), la Giunta Regionale intenda invitare i sindaci interessati ad attivare, con l'urgenza che il caso conclama, le procedure di legge, atteso che anche il predetto imani riconosce l'abuso urbanistico che si è compiuto;

se, con riferimento specifico, al caso di Mirandola, la Giunta Regionale intenda o meno revocare il finanziamento di 611.000 euro dalla stessa erogati per la realizzazione di un immobile avente di fatto una destinazione che contrasta con la normativa urbanistica vigente ed essendo impensabile che proprio la Regione finanzia degli abusi edilizi;

se la Giunta Regionale intenda, altresì, sollecitare alle amministrazioni comunali le opportune e dovute verifiche (a partire da quelle volte ad appurare che l'accesso sia riservato ai soli soci, la verifica del libro soci, i verbali dell'assemblea dei soci, le modifiche statutarie) per accertare o meno il rispetto delle norme di legge nei centri di cultura islamica attivi in numerosi Comuni della Regione. Si ricordano qui ad esempio - e per ciascuno di essi si chiede di conoscere le iniziative assunte dalle amministrazioni comunali competenti e i risultati che ne sono derivati - i centri di cultura islamica di Borgo Marina (Rimini), Collecchio e Busseto (Pr), Via Fabbretti (Forlì), Via Monari, Via Gioia e Via Picard (Reggio Emilia);

quale sia, infine, l'opinione della Giunta Regionale in ordine alla ventilata apertura di un centro di cultura islamica in Via Emilia Levante 11/F (Bologna).

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