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Politica

Fratelli d’Italia presenta il suo programma per Piacenza

Foti e Opizzi illustrano i dieci punti del programma del loro partito, a sostegno di Patrizia Barbieri. «È l’unica candidata del centrodestra, il resto sono solo trucchetti per ottenere una poltrona»

Fratelli d’Italia è convinta della scelta: Patrizia Barbieri è il candidato giusto per provare a vincere le Amministrative e guidare Piacenza per i prossimi cinque anni. Il partito di Giorgia Meloni intanto fissa il suo programma, che consegna al candidato sindaco e al resto della coalizione. «Queste sono delle idee – ha spiegato il consigliere comunale uscente Tommaso Foti - che mettiamo a disposizione dell’unica candidata del centrodestra, Patrizia Barbieri, e che speriamo sia anche oggetto di dibattito politico con l’unico suo antagonista che è Paolo Rizzi». Il programma riporta lo slogan #atestalta. «Credo che non ci sia – ha aggiunto Erika Opizzi – nessun’altra alternativa. Dietro alla candidatura di Patrizia c’è stato un percorso iniziato in consiglio comunale e continuato nell’azione congiunta per il Referendum. La sua candidatura nasce da un confronto interno ai partiti. Barbieri è risultata l’unica in grado di poter vincere contro il centrosinistra di Rizzi. È una novità, difficilmente si poteva trovare un candidato donna, professionista, madre di famiglia, una persona che sa cogliere ogni aspetto della società. Tutto il resto sono solo trucchetti per arrivare a ottenere una poltrona e non di certo per amministrare una città».

Gli appunti per il programma di governo della città di Fratelli d’Italia

«Fiumi di parole e di promesse non convincono più alcuno. Anzi, infastidiscono. Così come l'arroganza di candidati sindaco che si vantano di essere "conosciuti" rispetto agli altri: la qualità dell'amministratore non la fa la notorietà! Nei fatti, le campagne elettorali costruite sulle suggestioni, ancorché sostenute con dispendio di ingenti risorse economiche, non interessano più ad alcuno. Anzi, qui stanno alcune delle ragioni che portano i cittadini a credere sempre meno nella politica. Anche in quella buona. L'Officina di Fratelli d'Italia vuole solo fornire alcuni appunti per un programma di governo della città che pongono la persona al centro dell'azione del Comune. Un'azione non invasiva, che vuole favorire una migliore qualità della vita urbana, che vuole mettere, come detto, al centro la persona - con i diritti e i doveri che le spettano, dal concepimento fino alla sua naturale fine attraverso le diverse fasi della vita - sostenendola quando necessario, lasciandola pienamente libera di esprimersi quando non serve.

1.         Piacenza Protagonista

Oramai da anni l'amministrazione comunale subisce passivamente le pesanti politiche imposte ora da Roma (dal Governo centrale) ora da Bologna (dalla Regione). Senza una forte interazione tra Piacenza e i luoghi del potere politico-amministrativo saremo sempre destinati a subire le decisioni altrui. La sinistra al governo della città ha, in questi anni, abbassato troppe volte la testa. Piacenza, negli ultimi dieci anni, ha perso milioni di euro prima trasferiti dallo Stato. Arrendersi di fronte a questa situazione significa non volere comprendere che è anche grazie a nuovi importanti investimenti pubblici che la città può tornare a crescere. Un Comune intraprendente servirà anche a stimolare la voglia di fare, propria dei piacentini: insomma, dobbiamo riaccendere la speranza nel futuro.

2.         La sicurezza è un diritto, sempre!

Una città sicura è una città che cresce, perché le persone che vi abitano la vivono con serenità e coloro che occasionalmente la frequentano l'apprezzano. Furti di auto, moto, biciclette vengono classificati come atti di microcriminalità: lo saranno anche ma sono di danno per il sereno vivere dei piacentini. Sarebbe facile per noi dire <Ti rubano in casa, basta con la sinistra>, ma non è con le parole che si governano le Città. Per contrastare le razzie che molti piacentini subiscono per mano di ladri professionali d'appartamento, oltre alla installazione di una più diffusa rete di telecamere, occorre riprendere quell'attività di prevenzione che ottimi risultati ha dato alcuni anni fa. Riteniamo quindi fondamentale richiedere il ripristino dell'operazione "Città sicure" e, quindi, l'impiego dei militari, unitamente alle Forze dell'Ordine, in attività' di prevenzione del crimine, anche quello micro. Non solo: la pre condizione per avere una città sicura è anche quella che ognuno, in ragione delle funzioni ricoperte, si attivi affinché le regole del vivere civile siano rispettate. Liberare i parcheggi e le aree, pubbliche e private, dai posteggiatori abusivi, significa ad esempio mostrare a quest'ultimi che l'alternativa all'ozio parassitario è il lavoro dignitoso. Così come occorre impedire che qualcuno, anche se fugge da teatri di guerra lontani, s'illuda di vivere di assistenza e carità per il resto della vita. La professione <profugo> non esiste. Occorre, infine, una diversa utilizzazione sul territorio comunale della polizia municipale che si manifesti anche attraverso una rete di presidi mobili e che, quotidianamente, faccia avvertire la presenza della stessa in tutte le zone della città, dalla stazione ferroviaria al centro storico, dalle zone residenziali alle periferie e alle frazioni. Proprio grazie a detti presidi mobili sarà possibile contrastare più efficacemente la prostituzione, lo spaccio di droga e il commercio abusivo.

3.         L'immigrazione? Più costo, che risorsa

Una delle più diffuse tesi, sostenute da interessati sponsor, è quella che qualifica l'immigrazione come una risorsa importante per l'Italia.

Non è così, e infatti:

a)         i circa 17.000 immigrati detenuti nelle carceri italiane costano 1,2 miliardi di euro all'anno;

b)         solo per i ricoveri gli immigrati costano circa 1 miliardo di euro, al quale occorre aggiungere 1 miliardo per i costi delle cure d’emergenza e la somministrazione dei farmaci;

c)         alle voci precedenti, occorre aggiungere le spese (pensioni sociali, di invalidità e indennità di disoccupazione) per sostenere gli immigrati che, per il 37%, vivono al di sotto della soglia di povertà: oltre 1 miliardo miliardo di euro all'anno;

d)        oltre 5 miliardi di euro vengono sottratti dagli immigrati al sistema economico italiano essendo da quest'ultimi impiegati nei paesi d'origine, attraverso le rimesse;

e)         il mantenimento dei cosiddetti <profughi> (in realtà solo la minima viene riconosciuta poi, secondo legge, come tale) nelle strutture di prima accoglienza costa circa 3 miliardi di euro all'anno.

            Detto ciò, sul piano generale, si deve considerare che a Piacenza:

1)         l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (quelle che una volta, con meno pomposità, si chiamavano case popolari) è fortemente condizionata dalla presenza nelle liste d'attesa di un elevato numero di immigrati;

2)         l'accesso ai servizi comunali a domanda individuale (a partire dalla scuole materne e dagli asili nido) risente fortemente della presenza di un elevato, quando non maggioritario, numero di minori stranieri;

3)         l'abbandono di minori stranieri sul suolo comunale, attuato da vere e proprie bande criminali specializzate, costa al Comune di Piacenza oltre 1,5 milioni di euro all'anno;

4)         i costi per l'assistenza sociale prestata ai nuclei famigliari d'immigrati registra da anni un aumento esponenziale.

            Pare evidente che a fronte di un'azione amministrativa distorta, quale quella sopra evidenziata, si debbano attivare correttivi volti a fare sì che in primo luogo siano i piacentini ad avvalersi dei servizi che il Comune mette a disposizione.

4.         Servizi sociali, non assistenziali

Il Comune che si occupa dei cittadini dalla culla alla bara è un modello istituzionale che non regge più, schiacciato sotto il peso dei minori trasferimenti statali e dei crescenti costi gestionali. Serve un Comune che nella gestione del Welfare, un settore in cui a Piacenza sono impegnati oltre 20 milioni di euro, sappia delegare, sostenere e incentivare servizi e progetti del privato, laddove quest'ultimo dimostri standard qualitativi adeguati e livelli di soluzione soddisfacenti delle diverse problematiche sociali. Un modo concreto per declinare al meglio il principio: “meno Stato, più società”. Il nostro è infatti sempre più un welfare prigioniero di criticità sistemiche legate alla dinamica dell'economia, che si muove lenta e non crea più sufficienti occasioni di lavoro in grado di assicurare a tutti redditi adeguati. Solo dando concreta attuazione al principio di sussidiarietà, il Comune potrà meglio utilizzare le risorse umane ed economiche di cui dispone, migliorando la qualità dei propri servizi. A partire da quelli socio-sanitari che, anche attraverso la modifica delle norme vigenti, dovranno prevedere una tariffa autonomamente decisa dai singoli gestori, così favorendo decisioni assunte in ragione dei criteri del migliore rapporto “qualità (del servizio) / prezzo (tariffa/retta)".

 Proponiamo quindi di:

- implementare e rendere operativo l’Albo comunale delle Assistenti familiari:

- erogare un sostegno alle famiglie che usufruiscano del servizio sopracitato attraverso la corresponsione di <voucher> secondo criteri reddituali;

- introdurre il "quoziente Piacenza", in base agli anni di effettiva residenza, per il calcolo delle tariffe dei servizi, con il mirato obiettivo di favorire i nuclei famigliari più numerosi e/o in temporanea difficoltà;

- proporre, quanto meno a livello sperimentale e in alternativa al servizio nido-asilo attualmente erogato, il ricorso a quello fornito  dalle “Tagesmutter”

Per quanto riguarda l'Azienda Servizi alla Persona, si ritiene che la stessa debba evitare ogni possibile coinvolgimento nell'attività di ospitalità dei richiedenti asilo o come tali definitisi. Infine, ad oltre quindi anni dall'apertura, il mantenimento a Croce Grossa del campo nomadi deve essere oggetto di ripensamento. Sia per quanto riguarda, nell'immediato, la gestione dello stesso (che non deve essere posta in alcun modo a carico del bilancio comunale), sia per quanto riguarda, nel prossimo futuro, la possibilità di un suo definitivo smantellamento.

5.         Far crescere Piacenza.

Gli investimenti sono il motore dello sviluppo economico e, quindi, anche della crescita dell'occupazione. Quella del lavoro, insieme all’innovazione, è una sfida fondamentale per Piacenza. Dopo la fase di deindustrializzazione che ha visto ridimensionare, quando non scomparire, alcune grandi attività produttive, è necessario favorire la vocazione naturale di Piacenza, quella di città-snodo per il trasporto delle merci. Chi demonizza la logistica, solo perché guarda a quella oramai superata, s'illude che il mondo è destinato a fermarsi. Così non è: basti pensare all'esponenziale crescita dello e-commerce (la vendita sul web). L'insediamento di aziende attive nella logistica di ultima generazione, può permettere di attirare non solo attività manifatturiere ad essa legate, ma anche importanti centri direzionali dedicati. E' una scommessa? Noi riteniamo che sia una formidabile opportunità ma, anche se non vogliamo considerarla tale, vale la pena di giocare la partita. A meno che qualcuno preferisca continuare ad assistere passivamente alla fuga dalla città di migliaia di persone che, in particolare in Lombardia, trovano opportunità di lavoro e, soprattutto i giovani, anche  di residenza. Proprio perché il consumo del suolo oggi assume un rilievo importante per la qualità della vita di una città, è forse qui il caso di pensare che, per evitare di utilizzarne inutilmente altro, occorre dare spazio a quelle attività rivolte al futuro, piuttosto che a quelle che non ne avranno alcuno. Pensiamo ad una "Piacenza low tax”, che attiri gli investimenti sul territorio delle d'imprese innovative e hi-tech, e cioè di quelle che, ben più di altre, occupano alte percentuali di laureati. Non mancano di certo - per una loro utilizzazione - le aree e manufatti ad uso artigianale da tempo abbandonati.

6.         Una città curata, una viabilità ordinata.

E' sotto gli occhi di tutti il decadimento della città, solo che si osservi come la stessa si presenta: giardini e parchi abbandonati, piste ciclabili spesso non percorribili, strade piene di buche e marciapiedi sconnessi, ostacoli posti lungo la viabilità, dai dossi ai <biscotti>. Per di più, con la proroga del contratto in capo ad Iren, il servizio di raccolta dei rifiuti lascia a desiderare: aumenta il costo del servizio, ma non la qualità. Così non si può andare avanti: con l'introduzione del servizio di raccolta <porta a porta>, poi, si scaricano sui cittadini oneri e compiti che, in passato, competevano al gestore del servizio. Nè meglio si può dire dell'edilizia scolastica che, nonostante la fondamentale funzione svolta, lamenta uno stato precario di manutenzione, anche nelle relative pertinenze (palestre e locali ad uso mensa, ad esempio).Anche la manutenzione di strade e marciapiedi è del tutto insoddisfacente. Si sono fatti enormi passi indietro: è inutile parlare di sicurezza stradale, quando proprio strade e marciapiedi ci ricordano più i percorsi di una città in guerra piuttosto che quelli di una città del XXI secolo. Non parliamo poi delle continue e contraddittorie modifiche alla viabilità cittadina. E'evidente, infatti, che alcune iniziative - ad esempio, quella riguardante Corso Vittorio Emanuele e, di riflesso, Via Venturini - più che con la viabilità hanno a che fare con la psichiatria! Ben altri - e diversi - sono gli interventi che favoriscano un migliore scorrimento del traffico cittadino:

- risulta indispensabile, in primo luogo, una rimodulazione della rotatoria tra la tangenziale e la strada statale 45;

- risulta prioritaria la previsione di un nuovo asse viabilistico, corrente parallelo alla A21, nel tratto compreso tra Via XXI Aprile e l'ingresso della stessa.

Il sistema autostradale - che lambisce la città quando, in alcuni tratti, non vi corre sopra - concorre ad elevare l'inquinamento atmosferico. Le concessionarie autostradali dovranno, pertanto, lungo tutti i tratti che interessano il territorio del comune di Piacenza, posare asfalto trattato con biossido di titanio, che permette di assorbire le sostanze inquinanti contenute nei gas di scarico. Occorre, infine, intervenire con decisione per valutare l'impatto sull'ambiente della centrale Edipower di Via Bixio, non essendo tollerabile che l'ultima rilevazione consultabile risale al mese di giugno del 2016!!!

7.         La città <smurata>

E' innegabile che, nell'ambito del progetto di recupero e utilizzo di spazi oggi preclusi, un ruolo fondamentale assumono le aree militari, che oltre a testimoniare il ruolo di Piacenza nei secoli, fanno - per certi aspetti - di quest'ultima una città <murata>. Il recente protocollo sottoscritto dal Comune con il Ministero della Difesa ed altri enti, l'ennesimo al riguardo, non aggiunge molti di più rispetto agli impegni in precedenza assunti. Certo l'autorità Militare si dichiara disposta a cedere spazi ed immobili attualmente nella sua disponibilità, ma solo un'azione determinata del Comune può impedire che tutto rimanga come è.

In primo luogo, intendiamo ottenere:

a)         il rilascio del bastione, del Castello Farnesiano e dell'area verde parallela a Via XXIV Maggio, così da proseguire il completamento del Parco delle Mura;

b)         il rilascio della parte antica della caserma Niccolai (Piazza Casali) e dell'attigua Piazza d'armi, anche per una compiuta valorizzazione del compendio storico-artistico di San Sisto.

            Quanto all'area dell'ex Pertite essa va esclusa dal novero di quelle sulle quali realizzare il nuovo ospedale di Piacenza. Al fine di una sua utilizzazione a parco pubblico, il Comune si riserverà di mettere disposizione dell'autorità militare un'area da utilizzare come pista prova carri, analoga a quella che oggi è utilizzata nell'ex Pertite. Ogni altra azione, in ragione dei protocolli in essere, sarà sviluppata tenendo conto dell'effettivo interesse pubblico.

8.         La sfida: Piacenza capitale della cultura italiana.

Sono anni che si parla di far fare a Piacenza un salto di qualità, così da valorizzare i suoi gioielli in ambito culturale. Molto spesso si è pensato che fosse sufficiente alimentare la vivacità cittadina (è il caso della per altro gradita e riuscita adunata degli Alpini) per fare di Piacenza un luogo attrattivo sotto il profilo culturale. Ma così non è. Anche la riuscita mostra sul Guercino, realizzata soprattutto grazie all'impegno economico della Fondazione di Piacenza, non ha portato tanti visitatori a scoprire le altre eccellenze culturali del territorio (dalla Galleria d'Arte Ricci Oddi all'Antonello da Messina dell'Alberoni, dal fegato etrusco di Palazzo Farnese al Codice Landiano 190 della biblioteca Passerini Landi). Abbiamo citato solo alcuni esempi, ma significativi, utili a comprendere l'enorme spazio che Piacenza ha per crescere il proprio peso all'interno del movimento turistico legato alle città d'arte. Per detta ragione, il Consiglio Comunale di Piacenza ha approvato una mozione presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d'Italia affinché Piacenza partecipi - nel 2020 - alla selezione indetta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per il conferimento del titolo di “Capitale italiana della cultura”. E' una sfida, certo. Siamo ben consapevoli che la concorrenza sarà tanta e agguerrita (ogni angolo dell'Italia rappresenta di per sé un <giacimento culturale>) ma che si può vincere. Non mancano, come detto, i punti di forza della nostra offerta culturale, ai quali possiamo aggiungere  una rete di Chiese che, per i vari periodi storici rappresentati, sono anch'esse potenziali e formidabili luoghi di attrazione per i turisti. Con benefici per tutti, a partire dagli operatori commerciali.

9.         Una città più semplice, più veloce, più trasparente

Elementari ragioni di trasparenza, oltre che di risparmio per i cittadini, devono suggerire al Comune:

a)         di proseguire nelle azioni fino ad oggi intraprese volte ad ottenere la gestione diretta del collettore Rifiuto e del collettore Settentrionale, con beneficio economico di centinaia di migliaia di euro per i condomini e i proprietari di immobili siti nel Comune di Piacenza, oggi costretti a pagare il contributo di bonifica;

b) di dichiarare, sulla base degli atti e della tradizione secolare in essere, che la proprietà dei rivi urbani sottostanti la città di Piacenza e già costituenti la rete fognaria cittadina, è, nel loro sedime, del Comune di Piacenza.

Alla città <trasparente> si affianca la città <veloce>: la tecnologia può cambiare Piacenza, non solo l’amministrazione comunale ma anche i servizi per le imprese. Veicolare rapidamente l'informazione, semplificare le procedure significa rendere più agevole la vita di tutti. Appare in primo luogo indispensabile una approfondita ricognizione sull'efficienza informatica della <macchina comunale>, per ottenere significativi risparmi e un migliore utilizzo delle professionalità presenti.  Bisogna altresì garantire una copertura Wi-Fi pubblica e gratuita in tutte le zone della città, indispensabile per fare correre più velocemente le informazioni. Quanto ai regolamenti comunali, devono essere modificati per ridurre il più possibile il peso degli adempimenti burocratici. Va data attuazione, infine, alla previsione legislativa che disciplina il <baratto amministrativo>. Il Comune di Piacenza dovrà perciò definire i criteri e le condizioni per la realizzazione di contratti di partenariato sociale, sulla base di progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione ad un preciso ambito territoriale. Detti contratti potranno riguardare la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze o strade, ovvero la loro valorizzazione mediante iniziative culturali di vario genere, interventi di decoro urbano, di recupero e riuso con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. In relazione alla tipologia degli interventi, il Comune individuerà riduzioni o esenzioni di tributi corrispondenti al tipo di attività svolta dal privato o dalla associazione ovvero comunque utili alla comunità di riferimento in un’ottica di recupero del valore sociale della partecipazione dei cittadini alla stessa.

10.       Piacenza domani

Vi è una rete diffusa di associazioni che, a vari livelli e con differenti mission, opera meritoriamente nella città. Sono dette associazioni che, molte volte prima del Comune e della politica, concorrono a mantenere unito il tessuto sociale cittadino. E' una rete che non fa rumore, perché non ama mettersi in mostra, ma che assolve un ruolo essenziale, capace com'è di ascoltare e coinvolgere i giovani come gli anziani, i manager come i disoccupati. E' con queste associazioni di volontariato che vogliamo mantenere un rapporto costante di confronto, nella piena convinzione che il Comune non ad esse deve sostituirsi ma con esse deve cooperare per il bene comune. Sono ancora in tanti, a Piacenza, che sottovalutano l'importanza della presenza di 2 poli universitari, fattori di sviluppo e opportunità di crescita per il territorio. E' qui, nelle Università, che si formano coloro che costituiranno parte della futura classe dirigente, coloro ai quali spetterà di trarre profitto dal nostro agire o di rimediare ai nostri errori. La città non è un corpo a se stante dalle Università, essendo per noi quest'ultime parte fondamentale della città stessa. E così è pure per le altre istituzioni scolastiche che, ai vari livelli, contribuiscono non solo all'istruzione ma anche all'educazione dei giovani. Giovani che, proprio perché viviamo in una città che registra una crescita esponenziale del numero degli anziani, devono trovare nel Comune un interlocutore ancora più attento e disponibile, anche rispetto a preoccupanti fenomeni quali il bullismo. Giovani ai quali deve essere data la possibilità di esprimersi anche in ordine ad un modello di città che va ridefinito, magari attraverso Forum non istituzionalizzati o già sepolti prima di nascere dalle formalità burocratiche.

Creare una piattaforma di confronto e che interagisca con le realtà giovanili, significa - in primo luogo - non avere la presunzione di dovere loro insegnare qualcosa, ma di volerne condividere le speranze, le lamentele, i dubbi, le certezze. Un Comune amico dei giovani non solo perché offre loro una card per acquisti scontati, qualche concerto, occasioni d'aggregazione, ma perché li ritiene fondamentali per una Piacenza che guarda al futuro».

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