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Fusione Camere di Commercio, «Piacenza deve avere gli stessi consiglieri di Parma e Reggio»

Il presidente Cella in commissione 4: «Dieci consiglieri per ogni territorio, poi redistribuzione dei 7 posti in Giunta. Si guardi al patrimonio che portiamo». La richiesta alla politica: «Non bisogna distrarsi, le decisioni si prendono a Bologna». Il nuovo ente sarà la sesta camera più grande d’Italia

Camera di Commercio di Piacenza, chi non ha perfezionato il percorso di accorpamento entro il 30 novembre, ha 30 giorni di proroga per farlo. Quindi, il 30 dicembre decade tutto. Filippo Cella, presidente dell’ente camerale da cento giorni, ha chiarito la situazione ai consiglieri comunali che compongono la commissione 4 “sviluppo economico”. Nella situazione di Piacenza si trovano tanti territori. Com’è noto – il percorso viene da lontano – la Camera piacentina verrà accorpata con quelle di Parma e di Reggio Emilia. Dopo uno stop del Tar del Lazio, il discorso è ripreso e sta arrivando al suo culmine.

«PARMA SEDE CENTRALE, MA QUELLA DI PIACENZA DEVE ESSERE OPERATIVA» Filippo Cella-2

«Verranno nominati tre commissari per i tre territori entro la fine di dicembre – ha spiegato Cella ai consiglieri comunali -, che guideranno la transizione. Parma sarà la sede centrale, Piacenza e Reggio le due sedi decentrate. Non vogliamo che le sedi distaccate siano un contentino, devono rimanere luoghi operativi, con gli sportelli fisici attivi. Va bene accorpare la ragioneria e altri servizi interni, ma non quelli rivolti verso l’esterno. Questo è un aspetto da difendere nel processo di accorpamento».

«CHIEDIAMO PARI RAPPRESENTANZA IN CONSIGLIO»

Il futuro ente avrà un Consiglio camerale di 30 posti. «Serve pari rappresentanza – ha dichiarato Cella -. Negli accordi del 2017 si era ottenuta una ripartizione di dieci membri per ognuna delle tre province. L’accordo precedente va preservato. Poi c’è il discorso della Giunta camerale, che sono altri 7 posti». Se si guardassero altri parametri, Piacenza perderebbe rappresentanza, avendo 29mila attività iscritte, contro le 47mila di Parma e le 60mila di Reggio Emilia.

Il nuovo ente avrà un bilancio unico. Ogni territorio, in questo matrimonio a tre, porterà la sua dote. «Si riconosca correttamente cosa portiamo noi – è la riflessione di Cella - e cosa portano gli altri. Piacenza ha un patrimonio di 16-17 milioni di euro, quello di Reggio è ancora più consistente, quello di Parma è diverso e variegato, perché ha molti investimenti in partecipazioni di società controllate (ha il 60% di Fiere Parma)».

Bisogna concentrarsi su questi temi: ormai la battaglia per preservare l’ente camerale piacentino dall’accorpamento è sfumata. «Non perdiamoci in proteste, altrimenti rischiamo di non distribuire risorse, bandi e sostegni nei tre territori. Bisogna accettare la realtà e rappresentare Piacenza al meglio in questo nuovo ente».

I TIMORI DEI CONSIGLIERI COMUNALI

Vivace il dibattito sull’accorpamento. «Ci tocca sposarci con Parma e Reggio – ha dichiarato Mauro Saccardi (Misto) - e il cuore e la mente staranno in mezzo alle tre province. Pretendiamo gli stessi servizi degli altri territori». «A Roma – è la riflessione di Massimo Camera di Commercio-8Trespidi (Liberi) - non conoscono i territori. Hanno azzerato i due enti di governo del territorio, le province e le Camere di Commercio. Il secondo è la cabina di regia economica delle attività, la Provincia dal punto di vista politico-amministrativo. Invece che abolire le prefetture…Sono pessimista sugli sviluppi e sugli esiti di questo processo di fusione. Il Piacentino continua a subire una spoliazione dei centri di potere, fase iniziata purtroppo qualche decennio fa». Trespidi ha interrogato Cella anche su un altro aspetto. «L’ente camerale è socio storico di Piacenza Expo, detiene un pacchetto importante. Cosa ne pensa Cella della richiesta di aumento di capitale?».

«Quando si parla di fusioni – è il timore di Lorella Cappucciati (Lega) - spesso vengono tagliati i posti di lavoro. È il caso anche della nostra Camera?». «È un ambiente che si staccava molto dall’attività di comuni e province – è il pensiero di Luigi Rabuffi (Pc in Comune) - è una struttura al servizio del mondo produttivo, aiuta nella burocrazia e nell’operatività. Ci lavorano persone in gamba. L’accorpamento sembra sempre la panacea di tutti i mali, questa Area Vasta non convince. Speriamo di essere parificati agli altri come rappresentanza». «La fusione può essere una opportunità, per investire di più sul territorio», è l’auspicio di Roberto Colla (Pc Oltre). «La nostra Camera – è l’opinione di Andrea Pugni (5 Stelle) - è ben amministrata e gestita, è vicina alle esigenze del territorio». «Le commissioni di categoria dove si terranno? Bisognerà sempre andare a Parma per incontrarsi?», è il dubbio di Carlo Cerretti (Fratelli d’Italia).

CELLA: «UNIONCAMERE HA SEMPRE APPOGGIATO QUESTO PERCORSO»

Piacenza non è un unicum nel Paese. «Nel 2017 da 19 enti – ha raccontato Cella – si è passati a 9. Altre nove camere sono state formate da altri 21 enti in un secondo momento». Ora rimangono le ultime, quelle che hanno tirato un po’ più il freno in questo percorso. «Chi ha tentato di rimanere autonoma è stata aggregata d’ufficio. Sono state unite anche quelle di Cremona, Lodi e Pavia, quelle della Romagna».

Com’è stata la fusione dalle nostre parti? «Reggio ci ha riconosciuto la parità più facilmente, Parma era restia, ma accettò perché la sede era nella sua città. Ci si era confrontati sul fatto che il patrimonio e la liquidità che i territori portavano in dote nella nuova realtà doveva essere poi investito in quei territori. Rimango comunque scettico, quando c’è una nuova governance…credo che poi decida in autonomia».  

Perché si è deciso di accorpare? «Unioncamere voleva sistemare una ventina di Camere del Centrosud che erano in default, dal 2016 crede che questa sia la strada migliore. Così si trova anche meno interlocutori. Prima avrebbero avuto a che fare con la piccola Piacenza. Ora si confronteranno con la sesta Camera d’Italia per importanza».

«FOSSI IL COMMISSARIO, OK ALL’AUMENTO DI CAPITALE PER PC EXPO»

Sull’aumento di capitale per Piacenza Expo, «la decisione spetterà al commissario». «L’assemblea non ha fatto in tempo ad esprimersi – ha aggiunto Cella -. Comunque l’idea era quella di continuare il sostegno, la volontà politica c’era. Fossi io il commissario, sarei d’accordo. Anche perché la Regione ha cambiato idea su Pc Expo, ritenendo strategica la sua partecipazione».

I DIPENDENTI NEL FRATTEMPO SONO SCESI DA 62 A 33 UNITA’

Per quanto riguarda il personale dell’ente, Cella ha ricordato che da tempo vige il blocco per le assunzioni. I dipendenti sono calati dal 2016 a oggi, per pensionamenti, trasferimenti, dimissioni. Da 62 si è passati a 33, per una realtà che ne dovrebbe avere una quarantina. Nessuno dei 33 verrà licenziato.

«LA POLITICA NON SI DISTRAGGA, LE DECISIONI SI PRENDONO A BOLOGNA»

Cella esorta la politica locale a tenere gli occhi aperti. «Le nomine del Consiglio le fa la Regione. Alla politica piacentina segnaliamo questo fatto: ora è importante non distrarsi a Bologna, è lì che si decidono i vertici, bisogna rimanere concentrati».

E i sette posti nella Giunta camerale, come verranno redistribuiti? «Nei primi accordi si parlava di due posti a testa per i tre territori, poi il settimo lasciato al numero maggiore di addetti (Reggio Emilia). Ora porterei a casa i dieci posti nel Consiglio, poi penseremo a questo».

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