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«Gerardi se ne è andato solo per ragioni personali»

I capigruppo del centrodestra sulle dimissioni del segretario e direttore generale del Comune: «Rabuffi si è inventato tensioni e incomprensioni tra Gerardi e il sindaco»

I capigruppo del centrodestra Carlo Segalini (Lega), Giancarlo Migli (Fratelli d'Italia), Sergio Pecorara (Forza Italia), Antonio Levoni (Liberali Piacentini) non accettano l’analisi che il consigliere di “Piacenza in Comune” Luigi Rabuffi ha fatto dell’addio del direttore generale e segretario comunale Roberto Gerardi. «Il retroscenista mancato Luigi Rabuffi – sostengono i quattro capogruppo - comunista più dissociato che pentito, per non perdere l'occasione di apparire dà sfogo alle sue libidini congetturali anche in occasione delle dimissioni del direttore e segretario generale del Comune di Piacenza. Una decisione alla cui base sono poste unicamente ragioni personali, come puntualmente e correttamente confermato dall'interessato, che meriterebbero rispetto da parte di tutti, opposizione compresa. Così non è per Rabuffi, atteso che la sua inconferente giaculatoria innanzitutto mortifica le ragioni della scelta del dottor Gerardi. Lui e lui solo, il Rabuffi, vigile senza paletta nei corridoi comunali, alimenta e s'inventa tensioni e incomprensioni tra il Sindaco e il dottor Gerardi, nel tentativo vano di far dimenticare gli attacchi a quest'ultimo (anche quando era in ferie) da parte di alcuni settori dell'opposizione e le ineleganti critiche con le quali gran parte della stessa accolse la sua nomina due anni fa. L'ennesima caduta di stile da parte di un consigliere, che stima se stesso di essere una delle punte di diamante dell'opposizione al centrodestra, non ci impedisce di pubblicamente ringraziare Gerardi per l'attività profusa in questi anni a favore del Comune di Piacenza, per l'imparzialità che ne ha contraddistinto l'azione, per lo stile mostrato anche quando sguaiati interventi di qualche esponente dell'opposizione ne hanno preso di mira la professionalità, solida e invidiabile con buona pace loro».

«La dietrologìa nel linguaggio politico e giornalistico indica – osserva anche Michele Giardino del Gruppo Misto - con intonazione polemica, la tendenza, propria dei cosiddetti dietrologi, ad assegnare ai fatti della vita pubblica cause diverse da quelle dichiarate o apparenti, ipotizzando spesso motivazioni segrete, con la pretesa di conoscere ciò che effettivamente «sta dietro» a ogni singolo evento. La dietrologia non sarà una scienza esatta, ma attrae scientificamente chiunque frema dalla voglia di presentarsi come depositario di verità nascoste ai più. Anche la decisione del segretario comunale e direttore generale Roberto Gerardi, di lasciare Piacenza per accettare un incarico a Lucca, a due passi da casa, ha scatenato l’inesorabile meccanismo. E senza ritardo, alcuni esponenti dell’opposizione, sui media o sui social, hanno assecondato il forte richiamo di fornire la loro versione ovvero la versione dissimulata, occultata, artatamente celata del fatto. La “vera ragione”, a loro dire. E cioè che il dottor Gerardi abbandoni Piacenza per incompatibilità e frizioni con il sindaco Barbieri. Pochezza! Se una nobile azione di contrasto politico debba ridursi a questo, vuol dire che la qualità della elaborazione è meno che modesta. Io prendo buone le parole consegnate ai media dall'interessato, e cioè che egli lascia con dispiacere la nostra città per andare a svolgere la sua funzione nella sua città di origine, occasione professionale ghiottissima. Tra gentiluomini funziona così. Nel frattempo, in questi due anni, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere un dirigente capace e discreto, la cui serietà e professionalità credo mancheranno al buon funzionamento della nostra macchina comunale. Ma la vita di ciascuno ha disegni imperscrutabili che non possiamo che assecondare. Buone cose, dottor Gerardi, e grazie di tutto».

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