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«Per i moderati in cerca di autore l'impegno civico può essere una scialuppa di salvataggio»

«Il bipolarismo centrodestra-centrosinistra, che per un paio di decenni ha permesso di mettere bene a fuoco la geografia politica italiana, appare oggi un occhio afflitto da cataratta. Identità, alleanze, equilibri hanno subìto duri contraccolpi, perdendo le rispettive definizioni e mutando i relativi contorni. Cosa siano, allo stato attuale, centrodestra e centrosinistra non è facile da dire» dice il consigliere comunale del Gruppo Misto, Michele Giardino, in un comunicato

«Il bipolarismo centrodestra-centrosinistra, che per un paio di decenni ha permesso di mettere bene a fuoco la geografia politica italiana, appare oggi – con l’entrata in scena del Movimento 5 Stelle – un occhio afflitto da cataratta. Identità, alleanze, equilibri hanno subìto duri contraccolpi, perdendo le rispettive definizioni e mutando i relativi contorni. Cosa siano, allo stato attuale, centrodestra e centrosinistra non è facile da dire» dice il consigliere comunale del Gruppo Misto, Michele Giardino, in un comunicato.

«Nel centrosinistra, nonostante tutto e tutti, il PD continua a essere il mattatore sulla scena (salvo future eventuali gemmazioni popolariste di Renzi & C.), mentre LeU sembra sciolta come neve al sole. Lo scenario politico del centrodestra è più opaco. Con l’innaturale (a mio avviso) “contratto” di governo tra Lega e Cinquestelle, il centrodestra è entrato in una sorta di fibrillazione permanente. Alla lunga, chi ne pagherà il prezzo? I moderati o gli intransigenti? Al momento, i secondi godono e i primi soffrono. Ma in politica, si sa, nulla mai è definitivo. Un moderato come me, liberale, cattolico ed europeista, sarebbe a casa in Forza Italia. Ma Forza Italia sta vivendo un periodo declinante. Il suo consenso è inversamente proporzionale agli anni anagrafici di Silvio Berlusconi. Ciò sta comportando un vero e proprio scontro tribale tra i vari esponenti nazionali del partito; scontro che, come tutte le lotte fratricide, sarà foriero soltanto di conclusioni nefaste. I prossimi appuntamenti elettorali - europee, amministrative e regionali - ci daranno i primi responsi», continua.

«La dissolvenza politica di Forza Italia, a cascata, si manifesta anche sui territori, dove coordinatori e commissari - nominati al di fuori di ogni radicamento - gestiscono il partito in modo placidamente avulso dalla realtà. Piacenza non fa eccezione, anzi. “Il popolo ha fame? Se non hanno più pane, che mangino brioche!”. Per questo ho lasciato il gruppo consiliare di Forza Italia a Piacenza. C’è tutto un popolo moderato, affamato di buona politica - non strillata e muscolare, ma ragionata ed equilibrata - che però, davanti alle resistenze di questo ancien régime, si sdoppia, finendo col protestare insieme al Movimento populista o col rifugiarsi nella nuova Lega sovranista. Penso vi sia un grande spazio politico da rappresentare. E mi chiedo se qualcuno si preoccuperà di riempire tale spazio. Nelle more di una ri-mappatura delle forze del centrodestra, l’esperienza civica può costituire la scialuppa di salvataggio per affrontare le prossime sfide a livello locale e regionale, sia di breve che di medio tempo. Gli apolidi di indole moderata, allergici ai sepolcri imbiancati e smaniosi di una politica autorevole e libera, non sono pochi nella nostra città e in provincia. Alcuni di loro li ho conosciuti. Temporeggiano. Sono dei moderati in cerca di autore. E l’impegno civico potrebbe essere ciò di cui essi, senza saperlo, hanno oggi bisogno», conclude.

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