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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica Rivergaro

«Ho spiegato a Salvini come sono andate le cose a Piacenza e in Emilia»

Covid-19, Il consigliere comunale di minoranza a Rivergaro Ivano Zangrandi consegna un suo dossier a Salvini e ai vertici locali del Carroccio

Durante la visita a Piacenza di domenica scorsa, il leader della Lega Matteo Salvini ha ricevuto una lettera dal consigliere di Rivergaro Ivano Zangrandi. Il militante del Carroccio ha consegnato una sua lunga riflessione non sono a Salvini, ma anche ai rappresentanti locali della Lega. Si tratta di una ricostruzione di quanto avvenuto dalla fine di febbraio a maggio nel territorio Piacentino, relativamente al Covid-19.

«Piacenza ha – si legge nella missiva di Zangrandi - in percentuale, il triste primato italiano di decessi causa Covid. I numeri ufficiali contano poco meno di 1000 decessi ma c’è uno scarto del 30% da aggiungere, almeno secondo un calcolo della stessa Ausl.  Ad aprile un report di tutti i comuni aveva infatti evidenziato numeri molto più alti. I decessi nelle RSA non sono tutti stati conteggiati. Alla casa protetta Villaverde di Rivergaro, (dove abito), i dati ufficiali attribuiscono 16 decessi ma in realtà sono 24, compreso il medico dottor Airoud. Anche il parroco del paese, che faceva visita ai pazienti, è deceduto di Covid. Ora sappiamo che l’Emilia ha il record di anziani morti nelle Rsa col 57,7%, davanti alla Lombardia col 53,4%». «Da mesi raccolgo documenti e testimonianze. Voglio dimostrare che Bonaccini e la sua giunta sapevano già ad inizio anno di una diffusione di polmoniti chiamate” atipiche” a Piacenza e che, nonostante ci fosse uno stato di allerta e i tempi lo permettessero, la Regione non fece nulla in quanto sarebbero emerse criticità in ambito sanitario che avrebbero danneggiato l’immagine di Bonaccini stesso durante la campagna elettorale per il rinnovo della Giunta regionale. Il 30 dicembre, il quotidiano Libertà pubblica un articolo che riferisce quanto segue “Dal 22 dicembre a ieri (29 dicembre) ben 35 pazienti sono stati ricoverati all’ospedale di Piacenza per polmonite. Altri 9 pazienti sono potuti tornare a casa perché non avevano bisogno di fare l’ossigenoterapia. Solo nel giorno di Natale c’è stato un picco di 7 ricoveri. A tracciare il bilancio è il dottor Andrea Vercelli, responsabile del Pronto soccorso di via Taverna. Il bilancio complessivo vede 44 casi in questi ultimi giorni dell’anno, soprattutto tra le persone anziane. Sotto accusa ci sono specialmente gli sbalzi termici che mettono a dura prova la salute dei piacentini. La guardia resta alta perché presto dovrebbe arrivare anche il picco d’influenza. La Pneumologia ha chiesto altri posti letto per affrontare un inizio dell’anno che potrebbe rivelarsi critico. Il primario Franco Cosimo insiste nel sottolineare l’importanza di vaccinarsi: “Non soffrono solo gli anziani, anche tra i bimbi sono frequenti tosse, tracheiti e crisi asmatiche”. Il 5 gennaio il Ministero della Salute trasmetteva questa circolare alle regioni . https://www.salute.gov.it/Malinf_Gestione/4-20.pdf  il documento originale è il seguente https://www.who.int/csr/don/05-january-2020-pneumonia-of-unkown-cause-china/en/?fbclid=IwAR0wxrMwDIrXVooIZaHD83Yv07GxrSNV8t9D4fvke2B_R1SzqXFlsTiXvhI

A Piacenza, nell'ultima settimana di dicembre, ci sono state 44 polmoniti anomale, come sappiamo da un articolo. Non era difficile collegare le cose ma non si è fatto. Perchè? Perchè eravamo in piena campagna elettorale per l'Emilia Romagna e qualsiasi problema sulla sanità, cavallo di battaglia dell'amministrazione uscente, avrebbe danneggiato il candidato Bonaccini. Quindi il problema è stato congelato, nascosto. Malafede, incompetenza, problema sottovalutato? Non lo so, sto solo ragionando su fatti conosciuti, so però un'altra cosa. C'era da processare Salvini, era quella l'urgenza. Quindi è stato premuto il tasto “mute” sul resto e su un possibile problema sanitario. Ora i morti sono tanti perchè la percentuale delle persone infette è altissima, non certo quella dichiarata. Gli ospiti delle nostre case di risposo sono stati decimati e non rientrano nei conteggi, neppure loro. Sulle cliniche non spendo una parola, si è già detto tanto sulla Clinica Piacenza e Sant’Antonino.  Sul medico colpito da virus mentre era in vacanza, sul paziente deceduto e fatto sparire in fretta e furia chiuso in un sacco, sulla OSS deceduta presso la sua abitazione. 150 dipendenti in mutua su 250 sono significativi. C’è stata un’inchiesta di Report, di Selvaggia Lucarelli, ne hanno parlato a Quarto Grado, Dritto e Rovescio, Fuori dal Coro, ne ha parlato Porro, ci sono servizi dettagliati e decine di testimonianze di dipendenti. Si poteva fermare il contagio, intervenire con almeno un mese e mezzo-due di anticipo. Invece no. Nemmeno quando il caso è esploso a Codogno siamo intervenuti con la zona rossa. Come se un confine regionale potesse essere una barriera protettiva. Una persona normale, nemmeno tanto avveduta, avrebbe puntato il compasso su Codogno e fermato tutto nel raggio di 50 km. Niente. Siamo diventati zona rossa solo dopo, sempre in ritardo. La Regione ha dormito, anche adesso trascura la provincia: hanno fatto tamponi inizialmente direttamente in auto ovunque ma non a Piacenza, nonostante la metà dei morti sia stata da noi. Hanno forse paura di riscontrare dati incontrovertibili? I tamponi sono stati a due velocità, per i privilegiati e per tutti gli altri. Per chi lavora poi erano inesistenti, nei supermercati, principale luogo di contagio e altre aziende che non si sono mai fermate, non era il caso di farli subito? "La sanità migliore del mondo" è una favola. Le infermiere senza protezioni, obbligate a lavorare. Medici al fronte nelle strutture, come anche i medici di base. Il bilancio dei morti, tra di loro, è impressionante. Siamo la capitale della logistica e non è stato definito un solo controllo negli immensi capannoni a Le Mose, abbiamo Ikea, Amazon, gli unici che non si sono mai fermati. Non so se, quando finirà l'emergenza, verranno cercate responsabilità. Per ora osserviamo gli effetti della tragedia, cerchiamo di salvare la pelle, ma non parliamo di destino o altre stupidaggini. E se fosse che questa tragedia

Perché non si parlava di Covid? Perché il protocollo stabilito non permetteva di identificarlo. Non dimentichiamo che anche a Codogno, il paziente uno è stato scoperto grazie all’iniziativa diversa dal protocollo indicato dal ministero. Tra le altre cose, il paziente uno era stato in cura presso un medico di Piacenza.  Il 18 giugno ISS diffonde un documento che riporta uno studio sulle acque di scarico a Milano e Torino. Il Sars-Cov-2 era già presente a dicembre. Perché in Emilia non si sono fatti questi controlli? Hanno forse la certezza del risultato che creerebbe problemi andando a rafforzare la tesi della presenza del virus a dicembre?».

«È così difficile dimostrare che il Covid era a Piacenza a dicembre? 215 polmoniti atipiche in 30 giorni , dal 15 dicembre al 15 gennaio, sono certificate dal direttore Asl Baldino. Dove sono finiti quei pazienti, sono guariti, deceduti? Avevano avuto il Covid ed ora sono immuni? Se questa era la situazione, con una circolare che allertava la Regione il 5 gennaio, perché non sono stati fatti accertamenti immediati e non si sono adeguate subito le strutture e i dispositivi per il personale sanitario? C'era la campagna elettorale in Emilia. Era poco opportuno sollevare un'allerta ed evidenziare carenze nella sanità di Bonaccini? Quale persona, davanti a quella circolare e a quei dati (ufficiali) non avrebbe approfondito se non gli fosse stato imposto di non farlo? Incapacità o malafede? Bonaccini temeva di perdere, Zingaretti aveva annunciato lo scioglimento del partito perché sapeva che la caduta dell’Emilia rossa avrebbe significato la caduta del governo. Erano disposti a tutto e lo sappiamo, hanno nascosto i problemi, pensavano davvero alla banale influenza (Sala, Zingaretti, Gori) oppure era un atteggiamento preventivo per crearsi l’alibi perfetto?».

«Cerchiamo di capire le parole del direttore Ausl Baldino durante l'audizione in Consiglio Comunale di lunedì 8 giugno. Smentisce perentoriamente, confortato dal responsabile della Radiologia che ci possano essere stati casi di Covid tra i 215 (!) malati di polmonite nel periodo che va dal 15 dicembre al 15 gennaio. Chiediamo avete fatto tamponi di controllo a tutti questi malati sospetti in tempi recenti? Lo sa che a Piacenza non è stato diagnosticato un contagio fino al paziente uno, il 20 di febbraio e saprà quanto me che erano in essere tra sintomatici e non, centinaia di contagi. Tant'è che pochi giorni dopo il 26 i contagiati dichiarati ufficialmente a Piacenza sono già 53. Abbiamo capito in ritardo che era esplosa una bomba, una epidemia. Quindi si può dire che nessuno aveva il sospetto che le molte polmoniti in giro, in realtà erano Covid19. E dovrebbe essere più prudente ad affermare che prima del 15 gennaio il virus non era tra noi, anche perché se ci fosse stato e c'era, non ve ne sareste accorti. Non lo cercavano il virus, anzi, lo evitavano accuratamente temendo potesse portare ad una perdita di consenso che era, a questo punto, più che scontata.  215 polmoniti in un mese sono 7 al giorno. Stiamo parlando di Piacenza e non sono numeri normali. Vogliamo dire che a gennaio, sapendo dell'allerta corona proveniente dalla Cina, qualsiasi assessore avrebbe dovuto approfondire la questione e richiedere accertamenti? Non è stato fatto perchè c'erano le elezioni regionali?  C’è poi un articolo che conferma che i vecchi pazienti di dicembre presentano anticorpi contro il COVID. La prova provata. La Regione sapeva, le cremazioni sono state disposte anche per nascondere la verità, probabilmente, ma ci sono i sopravvissuti.  E ci sono anche le riesumazioni delle salme che qualcuno ha disposto per fare chiarezza».

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