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I 5 Stelle commentano gli utili Iren: «Profitto sulla pelle dei cittadini»

Il Movimento 5 Stelle ricorda la volontà espressa dal Referendum 2011: «Alla luce degli utili Iren, potevamo recuperare in pochi anni l’investimento per la gestione pubblica dei servizi idrici»

«I risultati economici del 2015 di Iren – scrivono in una nota i consiglieri comunali 5 Stelle Mirta Quagliaroli, Andrea Gabbiani e Barbara Tarquini - annunciati nei giorni scorsi che evidenziano numeri di crescita a doppia cifra, non ci sorprendono. Crediamo però che una approfondita analisi sarebbe opportuna per spiegare ai più da dove provengono quei profitti e come mai in un periodo di crisi ormai stabilizzata questa azienda possa annunciare tali risultati positivi.
 

Non considerando i settori gas ed elettricità a libero mercato, i guadagni più consistenti emergono nel settore Ambiente, raccolta e trattamento dei rifiuti, e nel settore Idrico, dove in molti Comuni (e nel piacentino nella quasi totalità) questi servizi sono praticamente gestiti da IREN in monopolio. Ci permettiamo solo un calcolo semplicistico, nel settore idrico Iren ha un Margine Operativo di 156 milioni di euro, visto che serve un'utenza di oltre 2,5 milioni di persone (Genova, Reggio Emilia, Parma, Savona, La Spezia e Piacenza) di cui 300 mila sono piacentini si può facilmente calcolare che il Margine “piacentino” è pari a circa 19 milioni di euro. Ora vorremmo chiedere ai sindaci piacentini, che In Atersir hanno deciso per l'affidamento del servizio ai privati perchè la somma necessaria a riprendersi le infrastrutture idriche da Iren era di circa 80 milioni di euro, se l'investimento non potesse essere ripagato nel giro di un quinquiennio. Quale banca non darebbe soldi a un ente pubblico avendo la garanzia di entrate certe come le bollette dell'acqua?  La volontà referendaria è stata accantonata per comodità, per scelta, per economia o per cos'altro? Noi continuiamo a sostenere e a dare battaglia perchè non si possa permettere di fare profitto sulla pelle dei cittadini con la vendita o la gestione di risorse indispensabili al vivere quotidiano come l'acqua, che per "definizione" appartiene a tutti, era questo il significato ultimo emerso dalla volontà popolare manifestata in quel famoso referendum così subdolamente disatteso».

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