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Politica

I programmi di Rizzi e Barbieri a confronto: welfare

Il confronto tra i programmi elettorali dei due candidati sindaco di centrodestra e di centrosinistra che si sfideranno al ballottaggio del 25 giugno

Cosa propongono Patrizia Barbieri (candidata sindaco del centrodestra) e Paolo Rizzi (candidato sindaco del centrosinistra) sui più importanti temi strategici che coinvolgono il presente e il futuro di Piacenza? Conosciamo meglio i due candidati sindaci, che si sfideranno al ballottaggio del 25 giugno. In questa quarta puntata scopriamo i loro programmi sul welfare.

IL PROGRAMMA DI PAOLO RIZZI

Welfare, Piacenza si‐cura. Vision e Obiettivi

Lo slogan “Piacenza sicura” tenta di spezzare questo circolo vizioso rispondendo alla  legittima esigenza di sicurezza dei cittadini con un investimento condiviso sulla ricostruzione delle reti solidali, formali e informali. Partendo dalla condivisione convinta di questo punto di vista crediamo sia il tempo di muovere alla ricerca di nuovi modelli di Welfare di comunità, a partire dall’idea di fondo di riflettere sulla questione dei beni comuni e dell’uso comune dei beni privati. Emerge infatti con tutta evidenza la necessità di proseguire con il processo di modernizzazione delle nostre politiche sociali puntando con forza sulla capacità di agire di cittadini in forma rigenerativa. Il percorso mira a sostenere i cittadini in un percorso di riconoscimento delle proprie risorse per trovare soluzioni alle proprie esigenze e a mettere tali risorse a disposizione della comunità appunto in un’ottica solidaristica. La solidarietà, nondimeno, può effettivamente tradursi in un investimento generativo a patto che si rispettino le seguenti condizioni, che diventano altrettanti obiettivi della politica di welfare. Ripensare e sperimentare sono azioni che l’Amministrazione ha introdotto in un approccio che conta sull’entusiasmo del co‐protagonismo, su un sistema dalla forte base valoriale, sulla promozione di un welfare responsabile e partecipato, fatto di consapevolezza e sussidiarietà reale. E’ fondamentale continuare a dare ampio spazio ai percorsi di acquisizione di crescenti e sempre migliori capacità di leggere i bisogni collettivi e prevederne l’evoluzione. Contrasto all’autoreferenzialità, per ottimizzare gli interventi e liberare risorse a favore di chi progetta su larga scala e con visione d’insieme, evitando dispersioni e sprechi.

Si prevedono tre obiettivi generali:

Piacenza giusta: coniugare equità sociale e solidarietà umana. Significa lavorare in un’ottica di welfare di comunità pro‐attivo e universalistico: chi beneficia di servizi pubblici rimette in circolo le proprie abilità e disponibilità (“La reciprocità consiste nel dare senza perdere e prendere senza togliere”, Stefano Zamagni). Le politiche sociali della nostra città sono impostate per rendere residuale l’assistenzialismo puro e ridurre le disuguaglianze.

Piacenza sicura: tenere il punto sul concetto di rispetto. Il rispetto (per le regole, per sé stessi, il prossimo, i beni pubblici) chiama fiducia e voglia di conoscere. È la chiave di volta per aggredire le questioni di bilancio, decoro urbano, sicurezza, ambiente, civile convivenza. È prima di tutto rigore. Che si parli di accoglienza, assegnazione case popolari, concessione di contributi, scelta dei partner del privato sociale per la gestione integrata dei servizi, riscossione rette per asili o strutture, non saranno considerate corsie preferenziali o comportamenti non tutelanti per il prossimo, sia esso il collaboratore, il vicino di casa, l’intera comunità. La città si‐cura è inflessibile con i furbi, contrasta l’evasione fiscale e l’indifferenza. Sta aumentando la percezione di una maggiore insicurezza e di un peggioramento drastico del livello di microcriminalità, che non è supportato dai dati sui delitti effettivi che in realtà sono in diminuzione grazie all’impegno delle Forze dell’Ordine. Occorre comunque ridare ai piacentini un senso di presenza dell’amministrazione che sia tradotto in azioni concrete ed efficaci, anche attraverso la valorizzazione del Corpo di Polizia Municipale la cui efficacia e competenza devono essere riconosciute e valorizzate. La città si‐cura esige dai suoi partner territoriali trasparenza nella destinazione e gestione delle risorse e si dota di sistemi di valutazione e di verifica degli esiti dei progetti e delle azioni intraprese con le risorse della comunità. La città si‐cura recupera gli spazi abbandonati con nuove destinazioni positive di carattere produttivo o culturale, de‐burocratizza, mette a disposizione aree e facilita l’aggregazione, l’associazionismo, le relazioni. È attenta a coinvolgere i cittadini nella lotta al degrado urbano, nelle azioni di solidarietà, nella conoscenza dei bisogni di welfare e nello studio delle risposte.

Sistema Piacenza: dare forma a politiche di prevenzione a discapito degli interventi riparativi ed emergenziali. A Piacenza, fare welfare significa scendere su un terreno di confronto e condivisione, di sviluppo di reti tra istituzioni, individui, famiglie e realtà produttive, terzo settore, associazioni di categoria e fondazioni, per rafforzare il tessuto della comunità come prima forma di auto tutela e sviluppo, dove il ruolo del terzo settore nel sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto dalla legge 328/2000 deve essere potenziato. L’Amministrazione mantiene la funzione d’interlocutore forte, puntuale nella programmazione di risposte al fabbisogno e nella definizione delle aree d’intervento ma al contempo mira a stimolare la produttività dei prestatori di servizi e accompagnare il privato sociale nella piena espressione della propria progettualità e nel consolidamento del legame tra principio di economicità e dimensione sociale. Il protagonismo di pubblico e privato chiamati a incontrarsi per CO‐PROGETTARE è la via alla strutturazione di un sistema territoriale, in grado di produrre bene comune, in termini di risorse, occupazione, economia, professionalità formate, credibilità diffusa.

Progetti obiettivo I

Potenziare il Patto di reciprocità – ogni cittadino che riceve aiuto e assistenza in termini di risorse economiche o accoglienza ha il dovere di rendere quota parte di questo sostegno, rimettendo in circolo a favore dell’intera comunità le proprie esperienze, competenze, disponibilità. Alle persone adulte già inserite in questo programma, occorre aggiungere i nuclei con minori assistiti dai servizi e i richiedenti protezione internazionale. Proprio a proposito dei profughi, proponiamo un concordato di accoglienza garantito dalla Prefettura tra tutti i soggetti gestori individuati sul territorio, perché si attivino a introdurre azioni di reciprocità in coordinamento con il Comune di Piacenza per ogni ospite in carico.

Creare un’équipe multi professionale di coordinamento (assistenti sociali, psicologi, pedagogisti) formalmente riconosciuta per la tutela minori e minori non accompagnati.

Presidiare, sostenere e potenziare il progetto di Emporio solidale, che per  l’Amministrazione diventerà il simbolo del nuovo welfare di comunità. A tal proposito ci s’impegna a rendere strutturale il sostegno economico annuale e la partecipazione del Comune di Piacenza nell’associazione di secondo livello nata per la gestione dell’area e delle attività. Funzionale a questa filosofia, potrebbe essere l’istituzione di una Fondazione di comunità da introdurre con una sperimentazione avanzata in collaborazione con la RER per l’introduzione della moneta complementare affinché sia utilizzata anche per pagamenti all’interno dell’Emporio Solidale e di alcuni rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Progetti obiettivo II

Introdurre in forma sperimentale la figura dell’Amministratore sociale di quartiere, inteso come  facilitatore  di  scambi  e  di  relazioni.  Reti  di  cittadini  accompagnate  da  una figura specifica per favorire l’uso comune e intelligente dei beni, nella prospettiva di un’economia circolare di condivisione solidale. Questo consente di potenziare il Servizio di quartiere su tutta la città con il contributo del Terzo Settore (esistente o formato ad hoc).

Estendere il Portierato sociale in ogni comparto ERP. 3.Completare copertura città con altri Centri famiglie. Attivare i Comitati consultivi circoscrizionali, come aggregatori dei gruppi di controllo di vicinato, incubatori di cittadinanza attiva e reti civiche (Social Street), con funzioni non solo di sorveglianza e sicurezza, ma anche di prossimità ai bisogni dei cittadini più fragili, oltre che di promozione di nuove forme di vicinato che diano una spinta mirata a restituire calore, volto, identità alle relazioni nei quartieri, nei territori, in luoghi reinventati e strappati all’anonimato e all’abbandono. Proporre il progetto di partecipazione e cittadinanza attiva Porta Galera 3.0 in altri  quartieri.

Coordinare la creazione di un Protocollo Sprar provinciale per la gestione dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, che coinvolga quanti più comuni possibile. Si tratterebbe dello strumento a oggi più efficace per garantire qualità del servizio e sicurezza ai cittadini, per dare regole certe, rendicontazioni efficaci, controllo severo dei soggetti gestori, oltre che per attivare la clausola di salvaguardia che circoscrive nuovi arrivi e assegnazioni e sostituisce gli enti locali alle Prefetture nel potere decisionale delle scelte operative e strategiche. Estendere la sperimentazione dei Comitati consultivi misti benessere ambientale, già introdotta per gli alloggi ERP, con la creazione di una Consulta dedicata al tema delle barriere architettoniche, per una mappatura estesa e compiuta a livello cittadino e la programmazione delle azioni conseguenti, sia in termini d’interventi pubblici che di regolamenti.

Progetti obiettivo III

Creare con il mondo delle imprese uno strumento per estendere e connettere forme di welfare aziendale con il welfare locale. Istituire un Coordinamento servizi per Terza Età sul modello del coordinamento pedagogico nei servizi all’infanzia. Proporre la costituzione di una Fondazione di Comunità, garante dell’Emporio Solidale, con la finalità della promozione della cultura della donazione, che si prefigga di stimolare attori pubblici e privati a erogazioni e contributi a favore di progetti d’utilità sociale, rimuovendo tutti gli ostacoli di natura culturale, fiscale, legale e amministrativa che normalmente impediscono ai membri di una comunità di contribuire allo sviluppo del bene comune. La fondazione di comunità punta alla creazione di network che mettano in contatto donatori, investitori, istituzioni e organizzazione del Terzo settore presenti in un dato territorio. Una rete, dunque, che mira al coinvolgimento crescente dei cittadini nelle attività della fondazione.

Mettere in rete i Centri Ricreativi Anziani.

Destinare gli spazi del nuovo pensionato albergo in fase di recupero all’interno di Asp Vittorio Emanuele per un polo di servizi dedicati di raccordo ed emancipazione delle singole risposte affinché diventino un sistema integrato di sostegno, in cui i pazienti non si sentono soli e disorientati rispetto al loro percorso di cura, con ambulatori di fisioterapia e benessere multisensoriale, piscina riabilitativa e palestra, servizi diurni per persone fragili; una Casa Residenza per Anziani in regime di accreditamento, convenzionata per anziani non autosufficienti di grado medio ed elevato, che non necessitano di specifiche prestazioni ospedaliere; servizio di presa in carico d’iniziativa, con spiccata integrazione tra  la dimensione sanitaria e sociale, proiettato alla cura di persone anziane che necessitano di una continuità  assistenziale  post  ricovero  (cure  intermedie);  valorizzare  il  caregiver  familiare nella rete di assistenza per sostenere un percorso virtuoso territorio ospedale territorio, la garanzia della continuità dell’assistenza per bambini anziani e disabili.

Sostenere la creazione di un Polo multifunzionale per persone con disabilità che prevede: Piccola Comunità con appartamenti per sperimentare progetti di vita autonoma per persone con disabilità; appartamenti “temporanei” per sperimentare un primo approccio alla residenza lontano dalla famiglia o per far fronte a situazioni di emergenza familiare; appartamenti protetti per il Dopo di Noi; Laboratori e Centri diurni occupazionali per  sostegno alle famiglie e per inserimenti personalizzati al lavoro; Centro studi specializzato per formare le persone che lavorano con la disabilità.

Sviluppare il sistema di co‐progettazione con il privato sociale.

Promuovere un Piano Nidi Piacenza per i prossimi 10 anni, avendo come obiettivo il mantenimento del numero posti per tutti i bambini i cui genitori fanno richiesta. Consolidare  il Coordinamento Pedagogico di tutti i servizi del sistema pubblico‐privato per elevarne la qualità, favorendo quindi scambi pedagogici tra strutture pubbliche e private.

Proseguire la sperimentazioni 0‐6 anni come il Nido internazionale. Progetto Famiglie: monitorare tutte le politiche del comune (fiscali, tariffarie, forniture di servizi, ecc..), prevedendone l’impatto sulle famiglie, in particolare le famiglie numerose. Ampliare e mettere a sistema gli strumenti di agevolazione per le famiglie, sul modello di quanto fatto in città come Trento e Nuoro.

Introdurre nelle norme in discussione per l’accreditamento dei servizi alla prima infanzia il sistema già applicato dalla stessa regione per la non autosufficienza che porta al superamento delle gare di appalto e una maggiore responsabilità/discrezionalità in capo ai Sindaci.

Proseguire e potenziare il progetto di accreditamento leggero per il mercato informale della cura. Dopo le assistenti familiari (badanti), concentrarsi sui produttori privati e sul sostegno domiciliare temporaneo e di maggiore intensità assistenziale.

Connettere maggiormente territorio e carcere, confermando la figura del Garante delle persone private di libertà personale e promuovendo rinnovato protagonismo del terzo settore, corpi intermedi, mondo del lavoro e scuola all’interno del CLEPA (comitato locale esecuzione penale adulti).

IL PROGRAMMA DI PATRIZIA BARBIERI

WELFARE
Premesso che “l’azione del Comune si informa ai principi di solidarietà e pari opportunità tra cittadini e cittadine, senza distinzione di sesso, nazionalità, lingua, provenienza e religione, opinione politica, condizioni personali e sociali e si informa inoltre al principio di sussidiarietà”, come così recita l’art. 3 del nostro Statuto, assumiamo come criterio generale delle nostre proposte quanto segue.
Il Comune, nella gestione del welfare, dovrebbe sempre più delegare, sostenere e incentivare servizi e progetti del privato laddove questo dimostri standard qualitativi adeguati e livelli di soluzione soddisfacenti delle diverse problematiche sociali. Questa sarebbe una prima forma di razionalizzazione delle risorse: “fare un passo indietro, perché tutti possano fare un passo avanti”, o ancora meglio secondo un vecchio ma sempre attuale slogan “meno Stato, più società”. Il risultato a cui si vuole tendere con tale politica è quello del minor spreco di risorse ed energie da parte dell’Ente, il più delle volte oberato e sovraccarico di compiti, ed un più efficace lavoro di organizzazione e programmazione per la realizzazione di azioni e soluzioni in condivisione con tutti i soggetti e gli enti del territorio; un mix pubblico-privato in cui sottostando a standard normativi precisi ognuno, sia esso pubblico o privato, possa svolgere il proprio lavoro in autonomia ma in un’ottica strategica condivisa. In tal modo, secondo un reale adempimento del principio di sussidiarietà, il Comune potrebbe allocare meglio le proprie risorse umane ed economiche, migliorando la qualità dei propri servizi di welfare.
In quest’ottica si ritiene opportuno che l’azione dei servizi welfare rivolta alle nuove problematiche sociali (povertà, solitudine, perdita del lavoro, ecc…) sia sempre più incentrata ad educare i soggetti al recupero della propria autonomia, ridimensionando così il solo aspetto meramente assistenziale.


ASP e non autosufficienza
Si ritiene necessario, vista la criticità del mantenimento della sostenibilità economica delle gestioni dei soggetti accreditati, una sostanziale modifica delle tariffe/rette stabilite dalla normativa dell‘accreditamento socio sanitario, “ormai obsolete e insufficienti”.


Si ipotizza:
– che la soluzione migliore potrebbe essere una strutturazione più liberale dell’offerta dei servizi socio-sanitari in cui rientrerebbe il concetto di una vera libera scelta e di una tariffa autonomamente decisa dai singoli gestori del servizio, e di conseguenza permettendo alle famiglie di decidere in base a criteri del miglior rapporto “qualità (del servizio) / prezzo (tariffa/retta)” [Siamo però consapevoli che ciò comporterebbe un totale ripensamento di tutto il sistema normativo vigente];
– la possibilità per i gestori delle strutture di introdurre rette flessibili, funzionali ad investimenti straordinari o strutturali, nonché di formazione degli operatori;
– di introdurre criteri di monitoraggio della qualità dei servizi erogati, che non dipendano solo da criteri quantitativi, attraverso questionari specifici sul personale addetto, sulla struttura e sui servizi erogati (si può altresì valutare la possibilità di permettere l’istituzione di commissioni di qualità interne alle strutture);
– di consentire la realizzazione del progetto della nuova Casa Residenza Anziani, così come previsto dalle linee di mandato dell’amministrazione Dosi;
– di favorire lo sviluppo e la nascita di nuovi progetti legati al “Dopo di noi”.


Assistenza domiciliare
Si propone di:
– implementare e rendere operativo l’Albo comunale delle Assistenti familiari, in particolare promuovendo corsi di formazione pagati dal Comune (o comunque co-finanziati) e realizzati in collaborazione con soggetti del privato sociale, per formare assistenti che favoriscano la permanenza della persona nel proprio domicilio e per ritardare il più possibile la richiesta di accesso alle strutture;
– valutare la possibilità di un sostegno alle famiglie che usufruiscano del servizio sopracitato attraverso la corresponsione di voucher secondo criteri reddituali;
– abbandonare il progetto della “Casa salute”, in quanto l’obbiettivo del Comune dovrebbe tendere a mantenere la persona nel proprio ambiente familiare il più a lungo possibile. Tale progetto risulterebbe pertanto oneroso e incongruente con tale principio di assistenza.


ASP / Profughi

Si ritiene che l’emergenza profughi debba essere interamente gestita dalla Prefettura. In tal senso si propone che enti comunali quali l’Asp eroghino i propri servizi solo a favore di soggetti contribuenti, ritenendo che il criterio generale di base all’erogazione dei servizi comunali debba essere la corrispondenza tra contribuente e fruitore dei servizi medesimi.


Asili nido e scuole materne
Sono note le difficoltà in cui si trovano le famiglie che non riescono ad iscrivere i loro figli agli asili nido o alle scuole materne a causa delle lunghe liste di attesa che non riescono a soddisfare le numerose richieste. Il problema è reale e non di facile soluzione, se non investendo somme ingenti per realizzare le strutture e poi per gestirle, risultato che il Comune da solo difficilmente può raggiungere. Occorrerà quindi verificare se sussistono le condizioni per realizzare dei progetti da condividere con parrocchie, associazioni del settore e altri soggetti interessati, prevedendo ad esempio incentivi per quelle aziende che realizzano asili nido o scuole materne per i figli dei propri dipendenti.
Con particolare riferimento alle scuole materne, si rileva poi la necessità di soddisfare un’esigenza molto sentita, e cioè quella di veder protratto l’orario di chiusura dalle canoniche ore 16,30 alle ore 18,00 (al fine di consentire a chi lavora di poter riprendere il proprio figlio senza alcun disagio). Infine, si propone come servizio alternativo a quelli attualmente forniti di riprendere e potenziare il progetto denominato “Tagesmutter”, al fine di aggiungere un ulteriore servizio all’infanzia e alle famiglie nonché per incentivare l’occupazione femminile.


Altre tematiche welfare
Si ritiene importante:
– la costituzione di una “Rete del welfare” a cui partecipino tutti i soggetti ed enti del privato sociale e del mondo del volontariato, che periodicamente si aggiorni sulle problematiche sociali più rilevanti e che possa decidere, sempre secondo il principio di autonomia di ogni soggetto, le strategie più adeguate per convogliare risorse ed energie per la soluzione delle varie problematiche;
– favorire il più possibile esperienze di lavoro all’interno del carcere cittadino, poiché anch’esso inserito nel nostro sistema del welfare e nel più ampio ambito del benessere sociale, allo scopo di promuovere il futuro reinserimento nella società civile dei detenuti e per evitare il fenomeno della recidività.
Contributo università
Riteniamo quanto mai interessante ed utile il contributo gratuito che a suo tempo è stato offerto alla commissione consiliare welfare dall’Università di Parma – facoltà di Economia, che potrebbe offrirci un’analisi più tecnica dei costi-benefici e delle funzionalità dell’azione del Comune nei servizi di welfare erogati.
A maggior ragione il Comune potrebbe prendere esempio dall’Asp Città di Piacenza la quale, per decidere quale fosse il modello di gestione più adatto alle sue esigenze, si è affidata allo studio di fattibilità di un’altra prestigiosa università. Il piano di razionalizzazione ora in atto in Asp sta infatti procedendo passo passo secondo le proposte del medesimo studio, ed inizia ad avere risultati soddisfacenti e positivi in termini di efficienza e produttività dei servizi.


Risorse
La maggior parte delle risorse aggiuntive potrebbe essere reperita come segue:
– maggiore partecipazione dell’amministrazione comunale a bandi e progetti finanziati dall’Unione Europea;
– miglior utilizzo dei contributi erogati dal Comune, nei suoi diversi settori, ad enti ed associazioni (si concedano tali erogazioni solo attraverso un sistema di co-finanziamento dei progetti e delle iniziative strettamente legate alle problematiche del welfare, secondo il modello “Fondazione di Piacenza” recentemente presentato nella sua audizione, al fine di convogliare le già scarse risorse economiche dell’Ente verso fini di primaria necessità quali quelli del welfare locale).
Altre considerazioni
Nodo primario della nostra politica in Comune sarà quello di tutelare le famiglie in quanto l’istituzione famigliare rappresenta il pilastro della nostra società. Tutelare le famiglie significa per esempio modificare i regolamenti attuativi dell’assegnazione dei servizi, anche per quanto concerne le tariffe e le eventuali esenzioni.
In particolare sarà importante sostenere i giovani nuclei famigliari. Reputiamo fondamentale aiutare le giovani coppie (residenti in città da un certo numero di anni) con neonati. In generale, le iniziative da intraprendere per tutelare famiglie, bambini, ragazzi in fase adolescenziale ed anziani possono essere numerose. Ne elenchiamo alcune: 1) Istituzione di facilitazioni (ovviamente vincolate al reddito) per l’accesso ai servizi pubblici per particolari categorie di persone: giovani nuclei famigliari, famiglie monoparentali, persone con disabilità, anziani in difficoltà;
2) Potenziamento dell’attività di sostegno e consulenza alle famiglie in difficoltà, in collaborazione con i distretti sociosanitari;
3) Istituzione del numero verde SOS INFANZIA, per la tutela dei minori (in collaborazione con le Forze dell’Ordine);
4) Promozione dell’associazionismo famigliare, anche per capire ed essere in stretto contatto con i bisogni reali della famiglie;
5) Nell’ottica di facilitare la vita alle donne in gravidanza ed alle neomamme, rilascio di un tagliando della validità di 15 mesi (9 mesi per la gravidanza e 6 da neomamma) che permette di parcheggiare gratuitamente in posti a loro riservati;
6) Sviluppo di programmi di sensibilizzazione, informazione e prevenzione per contrastare fenomeni di bullismo, violenza, pedofilia e abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti (in collaborazione con le Forze dell’Ordine e con gli istituti scolastici cittadini; in particolare il contrasto alle droghe dovrà essere uno dei punti cardine nell’azione dell’amministrazione); 7) Valorizzazione della figura della persona anziana nella società e nella famiglia. Sappiamo tutti quanto siano importanti le figure dei nonni all’interno delle famiglie (possono essere organizzate iniziative di vario tipo, culturali e sociali, nelle ex sedi circoscrizionali o in spazi dedicati nei vari quartieri, anche per favorire il contatto tra diverse generazioni);
8) Creazione di nuovi centri diurni per anziani, anche parzialmente autosufficienti (in collaborazione con le varie associazioni/comitati di quartiere).
Disabilità
Purtroppo le persone disabili sono spesso dimenticate nella vita di tutti i giorni. E’ per questo che riteniamo opportuno e fondamentale l’istituzione di una delega ad hoc. L’obiettivo principale è quello di migliorare la qualità della vita delle persone diversamente abili, intervenendo dove possibile (pensiamo, ad esempio, alle ancora troppo presenti barriere architettoniche). Il Comune, inoltre, dovrà rendersi protagonista organizzando all’interno della “Consulta per la disabilità” corsi specifici e laboratori dove portare avanti proposte e progetti con coinvolgimento diretto delle persone diversamente abili.
Si procederà inoltre all’installazione di cartelli che invitano i cittadini che non ne hanno diritto a non parcheggiare nei posti riservati alle persone diversamente abili (sull’esempio del Comune di Pesaro, dove sono stati apposti cartelli con la dicitura “La stupidità non è un handicap, parcheggia da un’altra parte”).

Sanità
La valutazione del bisogno di salute nella città e nella provincia di Piacenza deve necessariamente tenere in adeguato conto i seguenti punti di interesse locale quali:
1. L’età media della popolazione di Piacenza;
2. Il costo sanitario pro-capite dei piacentini rispetto ad altre città/province della Regione Emilia Romagna;
3. La posizione geografica di Piacenza (terra di confine con grandi Ospedali della Lombardia quali i Centri di Milano e di Pavia);
4. Gli ultimi orientamenti regionali in merito a un’eventuale nuovo Ospedale e le case della salute.
Il nostro impegno sulla sanità terrà conto dei seguenti dati:


1. L’età media dei piacentini, secondo i dati ISTAT, è fra le più elevate della Regione Emilia Romagna (RER): 45,9 anni, al terzo posto dopo Ferrara (48) e Ravenna (46,2). E’ ben noto che l’aumento dell’età comporta un aumento del bisogno di salute aumentando l’incidenza di molte malattie ad andamento cronico degenerativo.


2. La spesa sanitaria procapite in Piacenza e nella provincia è fra le più basse della RER ed inferiore alla media regionale: 1.781,35 euro e Piacenza contro una media regionale di 1.864,06 Euro.
Questo dato, rapportato all’età media della popolazione, evidenzia come a Piacenza e provincia si spenda ancora meno per la sanità avendo Piacenza l’età media fra le più elevate e quindi con aumento del bisogno di salute. Su questo dato ci sarà un impegno perché la Regione Emilia Romagna investa almeno in parte su Piacenza ciò che Piacenza ha fatto risparmiare nel corso degli anni.


3. La Sanità piacentina deve essere rafforzata in termini di risorse umane con bravi professionisti medici e infermieri per poter favorevolmente competere con i Centri Lombardi che andranno visti non come antagonisti ma come centri con i quali collaborare alla pari nel pieno ed unico interesse dei malati.


4. Il nuovo Ospedale. Il nostro atteggiamento sul punto è di estrema prudenza e cautela. La Regione ha fatto una dichiarazione senza dare certezza di fondi, senza chiarire dove vedrebbe la nuova realizzazione e soprattutto senza dire cosa intenderebbe fare dell’attuale ospedale. Noi ci opponiamo a che vengano adottate decisioni senza il coinvolgimento di tutto il territorio e soprattutto senza chiarezza e certezze sulle sorti dell’ attuale compendio Non consentiremo che si abbandoni a se stessa la zona ove si trova ora l’ospedale né tantomeno che vengano male impiegati i soldi dei piacentini. Non pensi la Regione che subiremo decisioni su scelte non condivise, né tantomeno che saremo disposti a perdere professionisti e tecnologie. Anzi, intanto che si discute sull’argomento, chiederemo di vincolare i promessi 250 milioni per l’ospedale di Piacenza. Se di progetto di nuovo ospedale si dovrà poi parlare, risulterà imprescindibile ed essenziale che si proceda alla realizzazione di un asilo-nido aziendale; infatti migliaia di dipendenti della Ausl sono donne e mamme.


5. Case della salute. Si ritiene che la possibilità di ampliare le offerte di cura sul territorio deve essere perseguita. Tuttavia andranno stabilite delle modalità di verifica che gli interventi attuati diano risultati (meno malati negli ospedali, più malati curati sul territorio).
Per quanto riguarda infine gli argomenti di ordine generale – ossia riduzione del numero dei medici, di infermieri, del numero di posti letto per acuti, bassa spesa sanitaria in Italia – non si potrà fare a meno di affrontarli pena il rischio di uno scadimento progressivo della sanità italiana che nonostante i tagli e le mille difficoltà è fra le migliori del mondo, e noi vigileremo.


 

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