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Tributi comunali e multe, mancano all'appello 39 milioni di euro dal 2000

Sono 39 milioni di euro i crediti non riscossi dal Comune di Piacenza dal 2000 al 2015: la maggior parte sono sanzioni al Codice della Strada. Pace Fiscale? L’ente non sarebbe dell’idea di condonare e intende proseguire con avvisi bonari, accertamenti e riscossioni coattive

Quanti tributi, tasse locali, rette di asili e mense e, soprattutto, multe ha ancora in dietro il Comune di Piacenza? Tanti, a giudicare dalla cifra fornita dall’assessore al bilancio Paolo Passoni. Ben 39 milioni di euro dall’anno 2000 al 2015, molti di questi ormai da considerare di difficile recupero. Lo spunto è arrivato da un’interrogazione della consigliera del Pd Giulia Piroli. La dem si è chiesta quali possano essere gli effetti del Decreto Legge sulla “Pace Fiscale”, prevede la rottamazione delle cartelle - ovvero lo stralcio totale - fino a mille euro, dal periodo compreso dall’anno 2000 al 2017, sul Comune di Piacenza. «È un momento di confusione – ha detto Piroli in aula - vogliamo capire se nella pace fiscale potevano rientrare anche i tributi comunali come Imu, Tasi, Tari o le multe, con un evidente danno per i comuni. La precedente Giunta Dosi scelse di non avvalersi della “Definizione agevolata” dei debiti oggetto di riscossione diretta per lanciare un messaggio d’equità ai cittadini».

«Dal 2016 “Ica” – ha risposto Passoni - si occupa della riscossione coattiva delle entrate, tramite le ingiunzioni di pagamento. Negli anni precedenti se ne occupava Equitalia, ora Agenzia delle Entrate-Riscossione. Prima del passaggio a Ica c’erano 39 milioni e 659mila euro di crediti tributari ancora da riscuotere, ora di competenza di Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Questi crediti si riferiscono per lo più a infrazioni al Codice della Strada». Ora si parla di Pace Fiscale a livello nazionale: la proposta Paolo Passoni-3arriva dalla metà leghista del Governo Conte. «Il decreto legge in fase di conversione – ha proseguito Passoni - parla di diverse tipologie di pace fiscale. A tutt’oggi non è chiaro se riguarda solo gli atti erariali o anche i tributi comunali. L’Anci chiede di inserire anche Imu, Tari e Tasi nella Pace Fiscale, con la possibilità di scelta da parte degli enti locali se introdurre o meno questa forma di definizione».

DEBITI A FINE MILLE EURO, ROTTAMAZIONE TER E CONTROVERSIE

I debiti fino a mille euro (che potrebbero essere stralciati in toto) su multe, tasse, rette asili e mense nel totale dei crediti al momento sono una difficile stima da effettuare per il Comune. «Anche qua Anci chiede di far decidere autonomamente ai comuni se stralciare o meno i debiti dei cittadini». Passoni ha voluto sottolineare anche il tema delle controversie tributarie tra Comune e cittadini: «L’ente ha ragione nelle controversie tributarie nel 95% dei casi di ricorso. Attualmente sono in corso 53 controversie».

Se il Comune scegliesse di condonare, quale potrebbe essere la perdita per l’ente, in attesa – ovviamente – di chiarimenti e risposte più certe dal Governo nazionale? «Se il condono annunciato dal Governo riguardasse anche i tributi locali, avremmo un minor gettito di 374mila euro per Imu e Tasi e 180mila euro per la Tari. Per la rottamazione “Ter” (ovvero l’azzeramento di interessi e sanzioni per i crediti iscritti a ruolo dal 2000 al 2017) perderemmo 670mila euro per Imu, Tasi e la vecchia Ici, 900mila euro per Tares e Tari e ben 2 milioni e 400mila euro per le multe stradali. Per le 53 controversie tributarie ancora in corso, la perdita ammonterebbe invece a un milione e 75mila euro».

I PROBLEMI DELLA RISCOSSIONE COATTIVA

«Noi, come Comune, chiediamo il pagamento del dovuto e degli interessi attraverso gli avvisi di accertamento – ha puntualizzato l’assessore -. I controlli sono effettuati nei 5 anni successivi al versamento dovuto». Quindi scatta una sorta di prescrizione dopo 5 anni. «Il contribuente ha 60 giorni per pagare, chiedere la rateizzazione, o impugnare l’avviso. Quando non paga o non interviene per chiedere la rateazione, gli stessi crediti vengono riscossi coattivamente. Si può procedere con un fermo amministrativo dei veicoli, con l’iscrizione di ipoteche (se il debito supera i 20mila euro) o con pignoramenti (con dei limiti precisi su stipendi e beni immobili)». Passoni ravvisa però un problema. «Il fermo dei veicoli non può avvenire “di sorpresa”, siamo costretti a comunicare previamente ai cittadini il nostro intervento. Sarebbe molto più importante, a mio parere, l’effetto sorpresa. Questo è un limite che rende meno efficaci le misure».

COSA HA FATTO IL COMUNE PER RECUPERARE I CREDITI

«In un’ottica di dialogo il Comune di Piacenza – ha aggiunto ancora Passoni - ha inviato 380 inviti bonari ai contribuenti che avevano pagato Imu e Tasi 2015 e 2016 ma avevano dimenticato il saldo relativo al 2017. Abbiamo intensificato inoltre il controllo degli omessi, riducendo i tempi di accertamento, mandato avvisi per 3 milioni e 640mila euro per quanto concerne il 2017, e spedito avvisi per 4 milioni e 734mila euro per il 2018». Quasi il 50% del 2017 è stato recuperato: un milione e 550mila euro dei 3 milioni e 640mila euro. «Per il 2018 – rende noto l’assessore – abbiamo già ricevuto richieste di rateizzazione per 401mila euro, che verranno incassati questo e il prossimo anno». Ica ha recuperato coattivamente dal 2016 a oggi 4 milioni e 463mila euro. Passoni ha fatto capire che il Comune di Piacenza – se chiamato a una scelta - non intenderà fare condoni. «Proseguiremo con le azioni intraprese, andiamo avanti su questa strada, su questo piano». «Da quello che ho capito – ha poi concluso Piroli - non c’è l’intenzione per il Comune di Piacenza condonare, ritengo positivo che l’Amministrazione voglia proseguire sulla strada intrapresa».

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