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«Il nuovo ospedale voluto per ragioni economiche»

Il coordinamento comitati per la sanità territoriale: «Rimangono ancora senza risposte i nostri quesiti sui ritardi relativi alle visite e agli esami nelle strutture pubbliche mentre il privato si espande»

«Nel prossimo Consiglio Comunale di Piacenza del 12 luglio verrà con tutta probabilità approvata definitivamente la Variante al Psc, in virtù dell’intesa con la Provincia. Come Coordinamento dei Comitati per la sanità territoriale non vogliamo ritornare sulla questione, che abbiamo già ampiamente illustrato più volte. Corre però l’obbligo di sottolineare che nella premessa dell’Allegato C dell’Intesa si sottolinea che il Protocollo di intenti tra Comune, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna e Azienda USL sarebbe stato sottoscritto il 13 novembre 2018 a fronte delle esigenze socio-assistenziali evidenziate nel “Piano di organizzazione e sviluppo della Sanità piacentina” (2017) dell'Azienda USL di Piacenza e delle criticità ivi segnalate relativamente all'attuale sede dell'ospedale cittadino. In sostanza si usa paradossalmente quel Piano, di cui da tempo evidenziamo i limiti e le carenze, soprattutto dopo l’emergenza pandemica, per giustificare la necessità e l’“urgenza” del nuovo ospedale. In realtà riteniamo che l’input per la costruzione di un nuovo nosocomio provinciale abbia ragioni ben più prosaiche e di carattere economico. Anzi, a rigor di logica, la prima misura compensativa alle carenze del Piano dovrebbe essere – a maggior ragione – l’urgente revisione dello stesso, in termini di distribuzione e qualificazione territoriale dei servizi, in città e in provincia, secondo un modello opposto a quella centralizzazione e a quei tagli della spesa che oggi si sono a tutti rivelati, in quasi tutte le Regioni, inaccettabili e fonte di iniquità nel rispetto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Non possiamo inoltre ignorare la stranezza del passaggio amministrativo dell’annunciata presentazione di un progetto preliminare del nuovo ospedale in concomitanza con l’approvazione definitiva della variante urbanistica. Come dire che, indipendentemente dalla procedura formale, le decisioni sono già prese, anzi erano già state prese, a prescindere dalla Valsat e altri tipi di valutazioni di costi e benefici. Ne prendiamo tristemente atto. Così come non ci convince l’impegno su una progettazione tecnica e ingegneristica prima di una seria progettazione di carattere sanitario. Prima sarebbe stata necessaria la revisione del Piano Socio Sanitario del 2017 e solo dopo la progettazione conseguente dei servizi e delle strutture necessarie per soddisfarne l’erogazione. Infine rimangono ancora senza risposte i nostri quesiti sui ritardi relativi alle visite e agli esami nelle strutture pubbliche mentre quotidianamente scopriamo l’espandersi dei servizi forniti da nuove strutture private. Non vogliamo credere che questo fenomeno ubbidisca ad un disegno voluto, ma continuiamo a non spiegarci come, anche a fronte di recenti ristrutturazione di sale operatorie negli ospedali pubblici, e a distanza del periodo più intenso del diffondersi dei contagi Covid, molte prestazioni continuino ad essere fornite nelle cliniche private, con doppio dispendio di risorse economiche pubbliche. Senza considerare il paradosso secondo cui l’ospedale civile di Piacenza trovava uno dei maggiori motivi del suo trasferimento fuori città, nelle criticità dovute alla viabilità e ai mancati parcheggi mentre magicamente nelle cliniche private i servizi si moltiplicano in condizioni logistiche insostenibili. Un vero e proprio mistero che qualcuno dovrebbe primo o poi svelare».

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