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Il progetto piacentino sulla merenda sana ai ministri Bussetti e Centinaio

Lo porterà la deputata Murelli (Lega): «Il lavoro di “Piace cibo sano” fa conoscere ai bambini non solo come è fatto ciò che si mangia, ma il territorio, l’ambiente, la biodiversità. Tuteliamo la filiera agroalimentare italiana, fatta di sicurezza e qualità che questa Europa non vuole riconoscere»

«Porterò il progetto piacentino al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, e lo farò conoscere anche al ministero delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. Rendere consapevoli i ragazzi di ciò che mangiano a scuola è fondamentale. Ben vengano le merende con i prodotti del territorio, che fanno conoscere ai ragazzi il rispetto dell’ambiente, la tutela della biodiversità, l’importanza di consumare buon cibo». Lo ha detto la deputata della Lega, Elena Murelli, partecipando il 3 dicembre al progetto “Una merenda sana e sostenibile” alla scuola media Carducci. L’evento è il primo organizzato a Piacenza da Piace cibo sano e si avvale del lavoro dell’Università Cattolica. Miriam Bisagni, responsabile di Piace cibo sano, propone il progetto alle scuole che decidono se aderire. La Carducci, con il preside Alberto Mariani, aveva già un percorso dedicato all’alimentazione corretta. Tutti partecipano: studenti, genitori, docenti, per far comprendere l’importanza del cibo, dello star bene a scuola, della prevenzione. La prima merenda è stata realizzata con i prodotti dell’azienda agricola piacentina Morini, premiata dalla Regione per la Responsabilità sociale di impresa. «Questo progetto è importante - continua Murelli - anche per l’intera filiera agroalimentare. I ministri Bussetti e Centinaio saranno interessati di sicuro alla promozione del cibo del territorio prodotto in sicurezza e valorizzato. Le piccole produzioni locali, oltre a proteggere un patrimonio animale vegetale millenario, difendono l’identità e la istintività di ciò che si mangia. Rendono riconoscibile la qualità e la storia del cibo, in una Europa che, invece, ancora nega di scrivere in etichetta l’origine della materia prima e far sapere ai cittadini che cibo stiano mangiando, da dove provenga e come sia stato fatto».

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