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«Il referendum divide il territorio, è un danno enorme per Piacenza»

Marco Bergonzi, capogruppo Pd in Provincia: «E' il fallimento di quella che dovrebbe essere una classe dirigente, è il fallimento di centrodestra e lega»

«Rifiutarsi di partecipare a quell’organo che deve avanzare la proposta di riordino delle Province e dire ai Piacentini “fate Voi”, sono due errori colossali, che danneggiano l’intera nostra comunità e rendono evidente il fallimento di una classe dirigente, il fallimento del centrodestra+Lega che governa la nostra Provincia». Sulla questione Provincia interviene Marco Bergonzi, capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale.

«Invece di presidiare giorno e notte gli incontri in cui si definiscono confini e competenze delle “nuove Province”, rappresentando fieramente 290.000 cittadini, cercando intese con gli altri territori, difendendo Piacenza, le proprie peculiarità, i servizi ai cittadini, la sede degli uffici, tutelando i relativi dipendenti, cercando di essere protagonisti in un ineluttabile processo di riordino deciso dal Governo, il centrodestra diserta tutto ciò, abbandona Piacenza al suo destino, ben sapendo che quando si arrivasse a celebrare un inutile, costoso e dannosissimo referendum (eventualità praticabile solo una volta che il Governo avrà concluso il riordino delle Province), i tavoli preposti a decidere gli assetti futuri del territorio avranno già deciso da un pezzo, in assenza di Piacenza». 

«E cosa ci verrà lasciato è facile presumerlo, in assenza di qualsiasi trattativa, di qualsiasi difesa, di qualsiasi rappresentanza della nostra Provincia. Il centrodestra piacentino si sta assumendo una responsabilità gravissima e lo fa a dispetto di tutte le consultazioni sin qui fatte con i sindaci, categorie economiche, sindacati: praticamente tutti gli hanno detto il contrario, ma non importa nulla, il motto sembra essere “noi tireremo diritto”. Spacca anche con il Pdl regionale che ha votato per Piacenza in Emilia-Romagna, e si appresta a dividere il nostro territorio, indebolendolo tra varie opzioni, tra cui la vincente non sarà mai forte di quei 290.000 abitanti, che si potrebbero, anzi si dovrebbero rappresentare ora ai tavoli istituzionali preposti. Non voglio neppure pensarlo, ma guai se sullo sfondo di questo abbandono del territorio a se stesso, vi fossero ambizioni personali di qualche papavero, magari per un posto a Roma, guai, perchè nessuno potrebbe perdonarlo».

«Non è motivo di particolare soddisfazione la mia solida convinzione che “l’opzione lombarda” sostenuta da centrodestra e lega, sarebbe sonoramente sconfitta dai Piacentini, poiché sarà comunque troppo tardi: entro il mese prossimo i giochi saranno già fatti ed il nostro futuro lo avranno scritto altri con la colpevole assenza di chi ci dovrebbe rappresentare; non spiegarlo chiaramente ai cittadini è solo da irresponsabili e significa ingannarli. Per questo mi auguro che non arrivi in Consiglio Provinciale alcuna proposta di Referendum, ma che la politica si assuma le responsabilità che le competono, prendendo decisioni che non si possono scaricare ai cittadini perché non si sa che pesci pigliare; non si può “lavarsene le mani”, bisogna anzi “metterci la faccia”; oppure si può sempre “passare la mano”. Per questo chiedo al Presidente Trespidi, di non scavare un solco di così profondo, portando i Piacentini a dividersi, ma interpreti e guidi insieme a tutti noi questo passaggio epocale per Piacenza, per questo gli dico: “torni a bordo ca..o”. In Consiglio Provinciale, anche tra le fila della maggioranza, ci sono tante figure apprezzabili, persone serie che sentono la responsabilità ed il “dovere” di assumere decisioni nell’esclusivo interesse del nostro territorio, anteponendolo ad interessi politici di parte che, come le bugie, hanno le gambe corte. Mi appello a ciascuno di loro: decidano come riterranno giusto secondo le proprie convinzioni, ma decidano liberamente, rifiutando qualsiasi logica da caserma in cui qualcuno li volesse intruppare, perché questa volta il momento è importante davvero e, non solo i Piacentini, ma anche la coscienza di ognuno di loro si aspetta il miglior contributo che ciascuno è in grado di dare».

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