Il Sessantotto, più ombre che luci secondo il dipartimento cultura di Forza Italia
Forza Italia a Piacenza, nella consapevolezza che la forza autentica di un’azione politica seria e costruttiva si basa fortemente sulle idee, sui valori, sui princìpi, su certezze provenienti dalla lezione della Storia, passata e recente (perché “chi sbaglia storia sbaglia politica…”), sulla conoscenza piena delle realtà socio-culturali, sta portando avanti una serie di eventi di carattere culturale. In questo contesto ha avuto luogo (presso la sede Acer di Piacenza) un incontro sul Sessantotto (a cinquant’anni dal Sessantotto: l’eredità del 1968 nella cultura e nella società italiana), un evento che è stato già scandagliato in modi disparati e il cui anniversario ci siamo già lasciati alle spalle, ma che necessita certamente che se ne traggano conclusioni di concretezza culturale forte: è quanto ha dichiarato, in esordio della serata, il coordinatore del Dipartimento Cultura e Scuola di Forza Italia Piacenza Maurizio Dossena, sottolineando che «la lettura di questo evento ha inteso andare al di là di una rievocazione meramente folkloristica del Sessantotto – come ve ne sono state – per cogliere la portata autenticamente rivoluzionaria di esso, una “lezione della Storia” di cui anche la politica deve assolutamente tener conto». Dopo il saluto del Commissario provinciale di Forza Italia Jonathan Papamarenghi, il quale ha ben rimarcato come tale ritrovata azione culturale debba andare nella direzione di una rinnovata identità culturale del partito, hanno preso la parola i due relatori.
Il prof. Marco Invernizzi, reggente nazionale dell’Alleanza Cattolica, ha esaminato gli aspetti di intima rivoluzione del fenomeno in oggetto, inquadrandoli in un’analisi più ampia della storia italiana moderna a partire da quella data chiave della nostra storia nazionale che è il 18 aprile 1948, quando l’Italia, «con una votazione democratica e con un impegno di scelta lucido e coerente, si pose nello scacchiere della libertà, rifiutando di entrare nel contesto del mondo marxista: ne nacque l’Italia moderna, col suo carattere di società cattolica conservatrice, che si specchiava particolarmente nel pensiero del filosofo cattolico Augusto Del Noce: dopo vent’anni, tuttavia, quelle forze uscite sconfitte si organizzarono verso una rivoluzione “in interiore homine” e anche nell’assalto ai valori tradizionali e alla Chiesa, sovvertendoli in modo marcato in quegli “anni del desiderio e del piombo”». Il dottor Carlo Giarelli, medico e giornalista piacentino, ha poi descritto l’effetto Sessantotto attraverso la forza dei libri e dei media, vedendo soprattutto, del fenomeno, «l’aspetto di contestazione a diversi livelli, compreso quello semantico, e cogliendo gli effetti di esso soprattutto nella smodata ricerca di svincolo da ogni paletto in campo sessuale e arrivando, sull’onda di Freud, Marcuse e tutti gli altri maitres à pensée, anche alle più fatali scelte quali, ad esempio, l’aborto, e condannandosi alle inesorabili leggi del pensiero unico e del pensiero debole».