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Incontro per gli amministratori locali al Pd: «Politica e ricerca devono rapportarsi»

Si è tenuto nelle sede del Pd di Piacenza un incontro per amministratori locali. Al centro del dibattito il rapporto tra politica e ricerca, il rischio derivante dal wifi e da altre frequenze. «L'unica cosa che possiamo fare è tenere basso il livello d'inquinamento del nostro territorio»

Si è tenuto sabato 12 luglio nella sede di via Martiri della Resistenza un incontro di formazione promosso dal Partito Democratico di Piacenza. L’incontro, presentato dal responsabile ambiente e consigliere comunale Andrea Tagliaferri, hanno partecipato Fiorella Belpoggi, amministratore locale di un comune del bolognese, e Michela Padovani.  «Pensiamo al rapporto tra Pil e costo della salute pubblica – fa notare l’assessore all’ambiente di Bentivoglio (Bo) Fiorella Belpoggi -. Il legame tra amministrazione e ricerca è molto interessante. I ricercatori non sono persone diverse, devono mettere assieme passione e missione, per far star meglio la società e le future generazione. C’è un forte legame d’intenti tra amministratori e chi è al microscopio, ma questo legame è spesso disatteso. Bisogna relazionarsi di più con il mondo della ricerca, non si possono disattendere le competenze per progettare il futuro. Dobbiamo capire la differenza tra un’idea di sviluppo e uno sviluppo consumistico legato solamente ai soldi».

«Nel 2050 – continua Belpoggi - saremo 12 miliardi di persone, tutte che vorranno vivere come i paesi più evoluti: ciò avrà un impatto negativo sul pianeta. La mortalità del cancro è in aumento dagli anni del boom economico, poi si è contenuta con lo sviluppo della diagnostica per immagini (prevenzione) ma l’incidenza è sempre andata aumentando. Ora la mortalità è tornata in aumento. Dal ‘90 ad oggi il cancro al polmone è aumentato di sei volte nelle donne. Si potrebbe parlare però delle patologie (diabete, parkinson, alzheimer, autismo) dove la tossicità è di base. Il tumore è la prima causa di morte a Bologna, anche perché da noi le malattie cardiovascolari sono ben curate. Sono 150mila morti all’anno per tumore, contro i 130mila civili uccisi durante la Seconda guerra mondiale». Il cancro sta iniziando sempre di più a interessare i bambini. «C’è un’attenzione enorme, le esposizioni di oggi verranno però misurate tra 20-30 anni. Non ci sono mai stati così tanti bambini con autismo, disturbi alimentari, asma. Le patologie croniche saranno sempre più all’ordine del giorno. I bambini hanno dalle 2 alle 7 volte il bioritmo più veloce (bere, mangiare, respirare): tutti questi sono moltiplicatori dei fattori di rischio. La scienza ci dice che se vivessimo 130 anni moriremmo tutti per tumore perché con il tempo le cellule degenerano. C’è un fattore predisposizione e il fattore esposizione. I tumori giovanili sono quasi sempre dovuti agli inquinanti. Il benzene assorbito dalla madre che arriva all’embrione, comporta un danno genetico che viene trasmesso a miliardi di cellule. L’unica cosa che possiamo fare è tenere il più basso possibile il livello di inquinamento nel nostro territorio. Purtroppo è anche una questione di Dna: se è debole basterà poco per far ammalare. La scienza deve essere legata alla società, deve dare un supporto, ci deve essere una ricaduta positiva: altrimenti non serve».

Per Michela Padovani esiste una predisposizione genetica del cancro. «Cosa fare per limitare i danni? Occorre controllare l’esposizione alle sostanze. Di tutte queste, conosciamo solo una piccola parte con i relativi effetti sulla salute. Per identificare il prima possibile bisogna effettuare studi epidemiologici su gruppi di uomini nel corso delle loro vite (studi spesso lunghi e costosi), case report, osservazioni cliniche. A Bentivoglio si studia la cancerogenicità su alcuni animali (ratti e topi) paragonandoli ai modelli umani equivalenti. Inoltre - rileva Padovani – la diffusione di campi elettromagnetici è aumentata. Più la frequenza aumenta e più aumenta l’energia trasmessa. Il centro Ramazzini studia i campi degli elettrodotti a bassa frequenza e radiofrequenze (telefoni e trasmissioni). Il primo studio sulle basse frequenze è stato effettuato nel ’79 a Denver: si è capito che alcuni bambini vicino ai trasformatori sviluppavano leucemie infantili. Mancano informazioni per poter stabilire le condizioni causa effetto, servono perciò studi in vivo a supporto dei dati epidemiologici, che sono ancora parziali». Siamo esposti a radiofrequenze quando nella vita di tutti i giorni abbiamo a che fare con onde e microonde, cordless nelle case o telefoni cellulari in mano a bambini sotto i dieci anni».

«L’effetto più evidente – continua Padovani - è il surriscaldamento: dopo 10 minuti di cellulare sentiamo calore, si suda, a causa dell’esposizione alle radiofrequenze (oggi ne emettono di più che negli anni ’90). C’è il rischio di uno sviluppo del tumore al nervo acustico, meninge e cervello. Il problema è che si regalano telefoni cellulare a 8-10 anni». Altra questione dibattuta è stata la pericolosità del wifi. «Dal 2000 si usa il wifi senza fili e dal 2007 ci sono state le prime segnalazioni di sintomi legati a questa tipologia di teconologia. In Germania e Svezia ad esempio è vietato istallare wifi nelle scuole e biblioteche, là è considerato pericoloso. La scuola media di Minerbio (BO) – dopo un incontro con la dott.ssa Mantovani e l’istallazione di un’antenna WiFi - è stato organizzato un piano di lavoro. Assieme ad Ausl, amministratori e Arpa sono state fatte misurazioni durante l’intervallo a scuola e si è comunicato il livello di rischio. Bisognerebbe studiare il campo magnetico in modo distinto e il campo magnetico più i cancerogeni deboli per studiare gli effetti di associazione». Secondo il consigliere comunale Andrea Tagliaferri, che ha organizzato l’incontro, occorre approfondire maggiormente riflessioni su temi così delicati come il wi-fi, i tempi di assestamento che intercorrono da una scoperta scientifica a una legislazione attenta, la ricaduta sui costi sanità e la metodologia futura in materia.

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