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Venerdì, 26 Aprile 2024
All’Ausl di Piacenza sono il 77%

Interruzioni di gravidanza volontarie, «Situazione allarmante per altissimo numero di obiettori»

Europa Verde ha depositato un’interrogazione in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per chiedere alla Giunta chiarimenti sul diritto all’Igv nelle strutture sanitarie della regione

Il Gruppo Europa Verde ha depositato un’interrogazione in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per chiedere alla Giunta regionale chiarimenti sul diritto all’interruzione di gravidanza nelle strutture sanitarie della regione, considerando che in numerosi ospedali la percentuale di ginecologi e anestesisti obiettori di coscienza oscilla tra il 60% e il 100%. A Piacenza - secondo l'ultimo report report messo a punto dall’assessorato regionale alle Politiche per la salute - sono il 77%.

«In Italia, secondo quanto previsto dalla Legge n. 194 del 1978 - riporta la nota stampa di Europa Verde - si può richiedere nelle strutture sanitarie autorizzate l'intervento di interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. La relazione 2021 redatta dal Ministero della Salute sull’attuazione della legge 194, con dati consolidati per il 2019 e dati preliminari per il 2020, evidenzia gli alti numeri di obiettori di coscienza in Italia tra i ginecologi (67%), anestesisti (43,5%) e personale non medico (37,6%). Tali dati, come ha denunciato la campagna #datibenecomune che raccoglie 262 organizzazioni della società civile italiana, sono espressi in valore aggregato assoluto e percentuale, e non in formato aperto e disaggregato come invece la pubblica amministrazione dovrebbe garantire seguendo le indicazioni del Codice dell’Amministrazione Digitale.

«Lo scorso novembre ho inviato una richiesta agli uffici regionali per conoscere i dati disaggregati aggiornati al 2021 relativi al numero delle dichiarazioni di obiezione/non obiezione di coscienza rilasciate (ai sensi dell’art.9 della legge 194/78) dai dipendenti in servizio nei reparti di Ginecologia e Ostetricia dei Presidi Ospedalieri, delle Aziende Sanitarie, dei distretti e nelle strutture consultoriali su tutto il territorio regionale» afferma Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde e vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. «In risposta a questo atto ispettivo, la Direzione generale Cura della persona, salute e welfare mi ha trasmesso solo alcuni dei dati e, ad eccezione dell’Asl di Reggio Emilia, in forma aggregata assoluta e percentuale, anziché in forma disaggregata come avevo richiesto. Seppur parziali e incompleti, questi dati evidenziano una situazione allarmante a causa dell’altissimo numero di obiettori di coscienza tra ginecologi e anestesisti in tutta la regione che rischia di pregiudicare l’accesso ad una assistenza prevista per legge. Alla Ausl di Piacenza il 77% dei ginecologi è obiettore, nella Ausl di Ferrara il 69%, nella Aou di Parma il 62,5%, nelle Aou di Modena e Ferrara il 52,9 %, nella Aou di Bologna il 47,5%, nelle Ausl Romagna e Parma in media il 43%. Per quanto riguarda gli anestesisti, nella Ausl di Piacenza il 61,5% è obiettore e nella Ausl di Parma lo è il 64,5%».

«A conferma di questo quadro preoccupante - aggiunge la nota stampa - è stata pubblicata di recente una mappatura a cura di un gruppo di Coordinamento di associazioni di donne da cui risulta che nelle province di Bologna e Ferrara gli ospedali con le più alte percentuali di ginecologici obiettori sono il Sant’Orsola di Bologna, dove lo è il 71,05 %, e l’ospedale di Cento con il 66,7%. Nella provincia di Modena e nell’ospedale di Mirandola i ginecologici obiettori sono il 60%, nell’ospedale di Pavullo e di Sassuolo sono il 50%. In Romagna, nell’ospedale degli Infermi di Faenza sono il 66,7%, mentre gli anestesisti obiettori raggiungono il 76,92%. Nella provincia di Reggio Emilia la struttura ospedaliera di Guastalla ha il 100% di ginecologi obiettori mentre quella di Castelnuovo né Monti ha il 100% di anestesisti obiettori».

«Le diverse amministrazioni regionali che si sono succedute in Emilia-Romagna hanno sempre ribadito il proprio impegno nella difesa e piena applicazione della Legge 194/78, riconoscendone il valore sociale e sanitario, civile e politico. La decisione di interrompere una gravidanza non è mai presa a cuor leggero ed è pertanto necessario che la sanità pubblica eviti di renderne ancora più pesante l’impatto psicologico opponendo ostacoli all’accesso all’assistenza prevista per legge, in aggiunta all’iter burocratico da affrontare. In tal senso - conclude la consigliera Zamboni - alla luce dei dati succitati, chiediamo alla Giunta di chiarire se e come intenda garantire il rispetto del diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza gratuita, medicalmente assistita e sicura in tutte le strutture sanitarie della regione. Al contempo chiediamo che venga garantito l’accesso completo ai dati sulla presenza di obiettori (ginecologi, anestesisti e personale non medico) disaggregati per ogni singola azienda sanitaria, struttura ospedaliera e consultorio familiare autorizzati a svolgere l’Interruzione volontaria di gravidanza, prendendo come modello l’Ausl di Reggio Emilia che rende disponibili tali dati in forma disaggregata».

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